mercoledì 20 febbraio 2008

STING

Sting è uno dei miei musicisti preferiti. Ho apprezzato il suo sound fino da quando ero ragazzino. Poi mi ha interessato anche come persona. Ho compreso la profondità del suo misticismo quando ho visto per la prima volta il video della canzone: “If I ever lose my faith in you” del 1993. Allora mi sono messo a ricercare le traduzioni dei suoi testi. E' un'anima profonda, intelligente, amante, mistica. Ho acquistato il suo libro autobiografia uscito nel 2004 intitolato “Broken music”: “brandelli di musica”. Anche se non è proprio un'autobiografia, perché racconta la sua vita solo fino a quando non è diventato un musicista di successo. In questo libro c'è raccontata la lotta che lui ha fatto per emergere nel mondo della musica, non vedendo altra via per lui e non volendo fare altro che musica e vivere di musica. Lui dice che per lui era come una via di fuga da un ambiente familiare scoraggiante ed opprimente. Ha amato la musica fin da ragazzino e a me fa piacere che esista qualcuno che abbia un dono, un'inclinazione naturale, che persegua questa inclinazione, che lavori su questo talento ricevuto in dono e che in ultimo riesca a vivere di questo dono per se e per gli altri. Lui dice di essere cattolico e dice anche che la sua religiosità la concepisce come tormento intellettuale. A questo proposito racconta i suoi travagli religiosi di quando era ragazzino. Studiava in una scuola religiosa che impartiva una severa disciplina ai suoi allievi con tanto di frustate agli indisciplinati. C'era un obbligo di confessare i propri peccati al sacerdote confessore con una alta frequenza. Il giovanissimo Sting non credeva di avere fatto dei peccati, così come non crede che un bambino di sette anni sia capace di peccare. Allora, per imbarazzo, si inventava di avere peccato e diceva di avere mentito, ma lui era consapevole che le uniche menzogne che aveva detto erano state quelle dette proprio al confessore la volta prima che si era confessato. Tutto ciò nella prospettiva di finire nelle fiamme dell'inferno per sempre, e solo per il suo candore che si vergognava di confessarsi puro davanti al sacerdote. Egli dice che tutto ciò era troppo per la sua povera mente di bambino di sette anni, per cui dice che il suo percorso religioso terminò lì. Può darsi che le cose non siano poi tanto cambiate tra lui e i detentori attuali della religione, datosi che lui dice che essere religioso per lui significa vivere in un tormento intellettuale e chissà in quali conflitti si agita e vive l'attuale religiosità cattolica di Sting.

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