giovedì 1 maggio 2008

COMMENTO INFERNO CANTO IV

31-42. Vedi nota ai vv. 124-126 del I Canto.
46-63. Dante chiede conferma a Virgilio della discesa di Cristo agli inferi, dopo la Sua Risurrezione. “Per volere esser certo di quella fede che vince ogne errore”: la dottrina della fede cristiana. E Virgilio lo conferma in questa fede, rispondendogli che lui era da poco nel limbo, infatti è morto nel 19 a.C., quando vide venire Cristo vittorioso: “ci vidi venire un possente, con segno di vittoria coronato”, che porto via con sé, per farli beati, molti spiriti, tra i quali, come leggiamo, Adamo, Abele, Noè, Mosè, Abramo, il re Davide, Giacobbe coi suoi dodici figli, dai quali nacquero le dodici tribù d'Israele, e con sua moglie Rachele.
67-69. Il primo cerchio dell'inferno, ossia il limbo, dove si trovano ora Dante e Virgilio, non è inferno vero e proprio. E infatti si dice che Cristo dopo la Sua Risurrezione è disceso agli inferi, non all'inferno. Qui possiamo ancora trovare la luce. Non così nell'inferno vero e proprio, che comincia con il secondo cerchio e con il V Canto: “Io venni in loco d'ogne luce muto”(V Inf., 28). E l'ultimo verso di questo canto dice “E vegno in parte ove non è che luca” (IV Inf., 151): “e vengo in quella parte dove non c'è niente che faccia luce”.
73-78. vedi nota ai vv. 106-111
79-81. Il ritorno di Virgilio nel suo luogo, il limbo, è accompagnato da questa voce che lo accoglie onorandolo.
100-102. Dante umilmente dice che è il sesto in quella compagnia di poeti formata da lui stesso, Virgilio, Omero, Orazio, Ovidio e Lucano. E dice che è molto onorato di essere il sesto “tra cotanto senno”.
106-147. Il nobile castello rappresenta la sapienza umana o la nobiltà d'animo. Le sette mura con le sette porte possono intendersi come le sette arti liberali del trivio (grammatica, dialettica e retorica) e del quadrivio (aritmetica, geometria, musica e astronomia) oppure possono intendersi come le sette virtù, le quattro cardinali (giustizia, prudenza, fortezza e temperanza) e le tre teologali (fede, speranza e carità). In questo castello sono entrati anche i quattro grandi poeti di cui Virgilio dice (vv. 73-78) che si distinguono dalla condizione degli altri per “l'onrata nominanza” che suona di loro nella vita terrena. E' da intendersi che questa distinzione si estende a tutti coloro che si trovano dentro il castello, che Dante chiama: “li spiriti magni” (v.119). Ciò che appartiene alla terra appartiene anche al mondo dell'aldilà, difatti la fama di questi grandi personaggi, la loro “onorata nominanza”, crea per loro una condizione speciale costituita dal potere entrare liberamente in questo nobile castello. Un discorso analogo si può fare per la frase che Gesù Cristo disse a San Pietro: “A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,19). Anche in questo caso la vita sulla terra e la vita nei Cieli appaiono inestricabilmente legate tra di loro.
151. Vedi nota ai vv. 67-69

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