In nome di che cosa facciamo le nostre azioni? Quando facciamo la raccolta dei rifiuti differenziata. Quando andiamo a votare. Quando pensiamo al futuro dei giovani. Quando aiutiamo una donna anziana ad attraversare la strada. Lo facciamo per avere un tornaconto immediato o lo facciamo “per il regno di Dio e per la sua giustizia”? Perché si può avere un tornaconto immediato anche quando, per esempio, si pensa al futuro dei giovani. Un politico che si dà da fare per i giovani può farlo per un tornaconto immediato. Non parlo di meschino interesse personale. Purtroppo c'è anche questo. Ma parlo di interesse immediato per la politica della nazione o per l'economia. Ci si può interessare dei giovani e pensare all'economia, e pensare al prestigio della nostra nazione rispetto alle altre e pensare alle statistiche: l'importante è stare sotto il 10 per cento di disoccupazione o sotto il 5 per cento, per esempio. Il bene che si può fare allora diventa una questione di numeri, di statistiche. Non sembra un'opera di bene, sembra il gioco del monopoli. Se un politico riesce a ottenere un certo valore nelle statistiche, allora è soddisfatto, allora viene premiato, altrimenti no. Facciamo troppe cose in nome della nazione, in nome della civiltà, in nome della buona educazione, in nome del partito, in nome della famiglia o degli amici o in nome del nostro proprio orgoglio. Sarebbe sufficiente fare il bene in nome del bene! Chi è che ha il coraggio di dire: io faccio questo perché è bene! Abbiamo bisogno di nasconderci dietro il nome della civiltà, dell'educazione, della tradizione, dell'orgoglio! Il bene va seminato in nome del bene, se vogliamo che cresca e produca frutto! Il seme deve andare a perdersi nel buio della terra se vogliamo che cresca, non dobbiamo cercare un tornaconto immediato!
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