sabato 10 maggio 2008

NEI GIARDINI CHE NESSUNO SA - RENATO ZERO

Nei giardini che nessuno, sa. (Renato Zero, 1994)

Senti quella pelle ruvida,
un gran freddo dentro l'anima,
fa fatica anche una lacrima a scendere giù.
Troppe attese dietro l'angolo,
gioie che non ti appartengono.
Questo tempo inconciliabile gioca contro di te.
Ecco come si finisce poi,
inchiodati a una finestra noi,
spettatori malinconici,
di felicità impossibili...
tanti viaggi rimandati e già,
valigie vuote da un'eternità...
Quel dolore che non sai cos'è,
solo lui non ti abbandonerà mai , oh mai!
E' un rifugio quel malessere,
troppa fretta in quel tuo crescere.
Non si fanno più miracoli
adesso non più.
Non dar retta a quelle bambole.
Non toccare quelle pillole.
Quella suora ha un bel carattere,
ci sa fare con le anime.
Ti darei gli occhi miei,
per vedere ciò che non vedi.
L'energia, l'allegria,
per strapparti ancora sorrisi.
Dirti sì, sempre sì,
e riuscire a farti volare,
dove vuoi, dove sai,
senza più quel peso sul cuore.
Nasconderti le nuvole,
quell'inverno che ti fa male.
Curarti le ferite e poi,
qualche dente in più per mangiare.
E poi vederti ridere,
e poi vederti correre ancora.
Dimentica, c'è chi dimentica
distrattamente un fiore una domenica
e poi...silenzi. E poi silenzi.
Nei giardini che nessuno sa
si respira l'inutilità,
c'è rispetto grande pulizia,
è quasi follia.
Non sai come è bello stringerti,
ritrovarsi qui a difenderti,
e vestirti e pettinarti sì,
e sussurrarti non arrenderti.
Nei giardini che nessuno sa,
quanta vita si trascina qua,
solo acciacchi, piccole anemie.
Siamo niente senza fantasie.
Sorreggili, aiutali,
ti prego non lasciarli cadere.
Esili, fragili,
non negargli un po' del tuo amore.
Stelle che ora tacciono,
ma daranno un senso a quel cielo.
Gli uomini non brillano,
se non sono stelle anche loro.
Mani che ora tremano,
perché il vento soffia più forte...
non lasciarli adesso no,
che non li sorprenda la morte.
Siamo noi gli inabili,
che pure avendo a volte non diamo.
Dimentica, c'è chi dimentica,
distrattamente un fiore una domenica
e poi silenzi. E poi silenzi!

Vediamo con quanto amore e con quanta delicatezza Renato Zero si rivolge agli inabili, a chi è stato dimenticato una domenica in un ospizio e ai sofferenti in genere!
Dovremmo avere, tutti quanti, questi sentimenti che ha Renato Zero nei confronti di queste persone! Qui c'è l'amore e l'amore è capace davvero di regalare la felicità all'uomo: quando uno si sente guardato con uno sguardo d'amore e comprensione, anche se, come dice la canzone, le sue valigie sono vuote da un'eternità o se si aspetta qualcuno che alla fine non verrà. Amore dato e amore ricevuto: chi si sente guardato con un tale sguardo d'amore alla fine è portato ad amare anche lui, perché accetta la sua condizione e perciò si distacca un po' da se stesso, fidando, affidandosi e perciò amando. L'amore che fa uscire da se stessi e fa dire: “Ti darei gli occhi miei, per vedere ciò che non vedi. L'energia, l'allegria, per strapparti ancora sorrisi. Dirti sì, sempre sì, e riuscire a farti volare, dove vuoi, dove sai, senza più quel peso sul cuore. Nasconderti le nuvole, quell'inverno che ti fa male. Curarti le ferite e poi, qualche dente in più per mangiare. E poi vederti ridere, e poi vederti correre ancora. Dimentica, c'è chi dimentica distrattamente un fiore una domenica e poi...silenzi. E poi silenzi”.

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