martedì 8 aprile 2008

SAN GIORGIO

San Giorgio, paese incantato nei miei pensieri di quando ero un fanciullo. Paese di campagna fatto di miriadi di casette tutte accoglienti, con tanto prato per giocare, con tanti cugini e amici per giocare. Paese dove si facevano i fuochi d'estate e si cuocevano le pannocchie sottratte furtivamente nei campi. Dove di sera si suonava l'organetto e si cantava e si danzava. Dove si stava riuniti attorno al fuoco del caminetto e si ascoltavano le storie raccontate dai più grandi. Dove di giorno ci si riuniva tutti quanti, parenti stretti e meno stretti e si facevano le grandi tavolate. Cosa sei diventato adesso? Hai voluto anche tu diventare moderno. E allora ecco che i macchinoni circolano per le tue strade strette e vuote. Ecco l'architettura moderna, frammentata essa stessa che frammenta il tuo territorio in maniera assurda, illogica, senza capo né coda. Hai voluto anche tu essere modernità credendo che essere modernità significhi solo: costruire, benessere, macchine. Ma la solidarietà tra gli abitanti dove l'hai buttata? Hai sostituito quei vecchi pali e quelle vecchie reti arrugginite, che nella loro povertà erano più simpatici, con moderne recinzioni, credendo così di avere raggiunto il “top”! Ora assomigli molto di più a quel tuo vecchio cimitero al fondo della tua strada principale, cimitero fatto di loculi adornati a dovere!

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