lunedì 28 aprile 2008

COMMENTO AL CANTO III INFERNO

1-9. Queste sono le parole che Dante e Virgilio trovano scritte sulla porta dell'inferno. Ai versi 5 e 6 troviamo le tre persone della Ss. Trinità: la divina podestate o divina potenza, ossia Dio Padre, la somma sapienza, ossia il Figliolo Gesù Cristo e il primo amore, ossia l'Amore, che è lo Spirito Santo.
18. il bene dell'intelletto è Dio, essendo Dio il bene a cui aspira il nostro intelletto.
34-36. Coloro che vissero senza infamia e senza lode, sono gli ignavi, che non fecero né del male e né del bene.
37-39. Qui si parla di una schiera di angeli che, quando Luciferò si ribellò a Dio trascinandosi dietro tutti gli angeli ribelli, non presero parte né per Dio e né per Lucifero.
51. Dopo avere detto che il mondo e anche la misericordia e la giustizia di Dio sdegnano gli ignavi, Virgilio anche lui conclude con una frase che sigilla questo sdegno generale: non ragioniamo di loro, ma guarda e passa.
59-60. E' l’eremita Pier da Morrone, contemporaneo di Dante che, eletto pontefice nel 1294 col nome di Celestino V, abdicò dopo pochi mesi. La motivazione della sua condanna all'inferno degli ignavi la dobbiamo leggere nel movente che Dante dà della sua rinuncia al papato: la viltà.
64-69. Dato che quando erano in vita non sono stati punti né a fare il bene né a fare il male, ora la vendetta divina li fa pungere da mosconi e vespe.

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