martedì 13 gennaio 2009

DARE DIGNITA' AI POVERI

Prima dei soldi, prima di un lavoro, prima di assistenza di qualunque tipo: dare dignità ai poveri. Che il povero non senta più di essere un peso, un rifiuto, una piaga, un essere da evitare. Ognuno ha la sua dignità, deve avere la sua dignità, qualunque sia la sua condizione, la sua storia, le sue difficoltà, il suo essere nella società. Il povero deve essere riconosciuto da tutti. Da tutte le istituzioni. Questo è importante prima di creare qualsiasi forma di sussidio e di assistenza per i poveri. Perché succede che si creano le vie formali perché il povero abbia aiuto, ma poi il povero non le segue proprio perché non si sente rispettato nella sua dignità. Si sente un peso, non si sente capito nella sua reale condizione di povero. Si sente posto di fronte a un sottile ricatto psicologico che suona più o meno così: se tu sei povero, le condizioni per la tua povertà le hai create te, quindi adesso cerchi di integrarti nella società e fai le cose che vogliamo noi, come vogliamo noi, se vuoi essere aiutato!
Può essere vero, in tutto o in parte, che un povero debba seguire precisamente o meno precisamente delle indicazioni per il suo proprio bene o per quello della collettività, ma in primo luogo il povero deve sentirsi rispettato totalmente nella sua dignità, altrimenti non si potrà insegnargli niente e, cosa altrettanto deleteria, egli non potrà insegnare niente alla collettività.
L'ago indicatore del benessere e della civiltà deve passare dal problema economico e occupazionale al problema della dignità e del rispetto reciproco. Siamo giunti al punto che l'inseguire, da parte della società, un indicatore di direzione esclusivamente economico ci ha portato completamente fuori rotta. Ci si precipita a rotta di collo verso questo indicatore e ci si distrugge in mille modi. Dal bollettino di guerra dei morti sul lavoro, sintomo di accelerata produttività, ai disagi psichici più nascosti, ma certo non per questo meno deleteri, di chi deve assolutamente adeguarsi a ritmi produttivi che non riesce a sostenere. E questi ritmi sono destinati ad aumentare per tutti e chi oggi ce la fa domani potrebbe essere stritolato nell'ingranaggio.
Fino al problema ambientale, per cui lasciamo che note fabbriche buttino fuori i loro veleni inquinando tutto l'ambiente e nessuno riesce più a fermarle, in nome di una stupida crescita economica che sta distruggendo ogni cosa.
La crisi economica mondiale attualmente in corso ha dimostrato che il capitalismo non può essere un buon regolatore del vivere in società e come minimo bisogna approfittare di questa nuova presa di coscienza per spostare appunto il nostro indicatore di direzione dal problema economico e occupazionale al problema della dignità e del rispetto reciproco tra tutti gli esseri.

Nessun commento:

Post più popolari