venerdì 16 maggio 2008

INFERNO CANTO XI

Sulla sommità di un’alta ripa
formata da grandi pietre spezzate disposte circolarmente
giungemmo sopra una più crudele stipa (di anime);
e là, per l’orribile esagerazione
del puzzo che il profondo abisso emana,
ci riaccostammo, indietro, ad una copertura
di una grande tomba, dove io vidi una scritta
che diceva: ‘Custodisco papa Anastasio,
il quale da Fotino fu sviato (trasse Fotin) dalla retta via’.
“Bisogna che ritardiamo il nostro scendere,
in modo che si abitui prima un poco l'odorato
alla cattiva esalazione; e poi non avremo riguardo”.
Così il maestro; e io: “Alcuna compensazione”,
dissi a lui, “trova (alla nostra perdita di tempo) così che il tempo non trascorra
inutilmente”. Ed egli: “Sto pensando proprio a questo”.
“Figliolo mio, all’interno di questi sassi”,
cominciò poi a dire, “ci sono tre piccoli cerchi
che digradano, come quelli che abbiamo lasciato.
Tutti sono pieni di spiriti maledetti;
ma perché poi ti basti solo il vedere,
ascolta come e perché sono qui costretti.
Di ogni malizia, che acquista odio in Cielo,
l'obiettivo finale è l’ingiustizia, ed ogni così fatto obiettivo
vale a contristare il prossimo o con violenza o con frode.
Ma poiché la frode è un male propriamente umano,
dispiace di più a Dio; e perciò stanno sotto
i fraudolenti, e più dolore li assale.
Il primo cerchio è tutto occupato da violenti;
ma poiché si usa violenza a tre categorie di persone,
esso è strutturato e distinto in tre gironi.
A Dio, a sé stessi e al prossimo si può
fare violenza, dico violenza a loro e alle loro cose,
come ascolterai con chiaro ragionamento.
Morte violenta e ferite dolorose
si possono dare al prossimo, e nei suoi averi
devastazioni, incendi e rapine;
per cui assassini e ciascuno che ferisce con mala intenzione,
guastatori e predoni, sono tutti tormentati
nel primo girone, nelle diverse schiere.
Può l’uomo fare violenza a se stesso
e ai suoi propri beni; e perciò nel secondo
girone bisogna che si penta senza vantaggio
chiunque da sé si toglie la vita,
perde al giuoco e disperde i suoi averi,
e piange là dove deve essere giocondo.
Si può fare violenza a Dio (ne la deitade),
negandolo in cuore e bestemmiandolo,
e disprezzando la natura e la Sua bontà;
e perciò il girone minore suggella
con il suo segno i sodomiti e i caorsini
e chi, disprezzando Dio in cuore, bestemmia.
La frode, della quale ogni coscienza sente rimorso,
può l'uomo usare verso chi di lui si fida
e verso quello che di lui non si fida.
Questo secondo modo sembra che intacchi
solo il vincolo naturale d’amore (che c’é tra ogni uomo);
per cui nel secondo cerchio si annida
ipocrisia, lusinghe, e chi fa le fatture (maghi e indovini),
falsità, ladroneria e simonia,
ruffiani, barattieri e simile lordura.
Nell'altro modo ci si dimentica di quell’amore
naturale (tra esseri umani), e di quello che è poi aggiunto,
per il quale si crea una fiducia speciale;
per cui nel cerchio minore, dov'è il punto
dell’universo dove siede Dite (Lucifero),
chiunque tradisce, in eterno è consumato”.
E io: “Maestro, molto chiaramente procede
il tuo ragionamento, e molto bene suddivide
questo baratro e il popolo che vi contiene.
Ma dimmi: quelli della palude fangosa,
quelli portati dal vento, e quelli fiaccati dalla pioggia,
e quelli che si scontrano insultandosi aspramente,
perché non all’interno della città rovente
essi sono puniti, se Dio li ha in ira?
e se non li ha, perché sono in tali condizioni?”.
Ed egli a me: “Perché tanto devia”,
disse, “il tuo ingegno diversamente dal solito?
o verso dove guarda, altrove, la tua mente?
Non ti ricordi di quelle parole
con le quali la tua Etica (l’Etica di Aristotele) a fondo tratta
delle tre disposizioni d’animo che il Cielo non vuole,
incontinenza, malizia e la matta
bestialità? e di come l’incontinenza
meno offende Dio e acquista meno biasimo?
Se tu riguardi bene questo pensiero,
e ti rechi alla mente chi sono quelli
che su, di fuori (dalle mura), sono puniti,
tu vedrai bene perché da questi peccatori
sono separati, e perché meno crucciata
la vendetta divina li martelli”.
“O sole che rischiari ogni vista offuscata,
tu mi soddisfi così tanto quando sciogli i miei dubbi,
che, non meno che il sapere, il dubitare mi aggrada.
Ritorna ancora un poco indietro”,
dissi io, “là dove dicesti che l’usura offende
la bontà divina, e sciogli il nodo”.
“La filosofia (di Aristotele)”, mi disse, “a chi la comprende,
fa notare, non in un punto soltanto,
come la natura prende il suo corso
dalla intelligenza divina e dal suo operare;
e se tu la tua Fisica (la Fisica di Aristotele) studi bene,
tu vi troverai, dopo non molte pagine,
che la vostra arte quella (la natura), per quanto può,
segue, come il discepolo segue il maestro;
sì che la vostra arte è quasi nipote a Dio.
Da queste due (natura e arte), se tu ti rechi a mente
il libro della Genesi dal principio, bisogna
che la gente si procuri da vivere e progredisca;
e poiché l’usuraio segue un’altra via,
la natura in se stessa e la sua seguitrice (l’arte)
disprezza, perché in altro ripone la speranza.
Ma seguimi oramai che l’andare mi piace;
perché la costellazione dei Pesci guizza su per l’orizzonte,
e il Grande Carro tutto sopra il Coro giace,
e il balzo da cui scenderemo è un pezzo più avanti”.

Nessun commento:

Post più popolari