giovedì 8 maggio 2008

CHE TUTTI SIANO UNA COSA SOLA, PADRE, COME IO E TE SIAMO UNA COSA SOLA

Dal Vangelo secondo Giovanni, al capitolo 17, leggiamo, dalla preghiera di Gesù al Padre, al versetto 11: “Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi”. Ai versetti 20-23: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me”. Queste sono parole che Gesù ha pronunciato all'ultima cena, quando ha istituito l'Eucarestia, prima di soffrire la sua atrocissima Passione per tutti gli uomini. Perciò pensiamo alla solennità di cui sono investite queste parole, sapendo che sono state pronunciate all'ultima cena. Significa che si tratta di qualcosa che sta veramente profondamente nel cuore di Gesù, viste le circostanze in cui è stato fatto questo discorso. E cosa c'è profondamente nel cuore di Gesù? Lo vediamo: l'unità tra gli uomini: “come Io e Te, Padre siamo una cosa sola, fa che che anche loro siano una cosa sola, Io in loro e Tu in Me”. Questo è il desiderio che sta profondamente nel cuore di Dio: l'unità tra gli uomini. E questo deve essere il nostro unico desiderio, l'unica aspirazione di felicità di noi uomini che crediamo nel Signore Gesù. Dio è concreto e ha preparato per noi un cammino concreto. La fede scaturisce in un amore concreto verso tutti gli uomini, fratelli nostri, figli di un unico Padre Celeste. Dio sa che cosa è meglio per noi e sa che nell'amore tra di noi uomini, troveremo la vera felicità. Il cammino è concreto: l'albero di cui Dio aveva detto ad Adamo ed Eva di non mangiarne i frutti era un vero albero, anche se era lì con il fine di provare l'ubbidienza dell'uomo. Cristo giudice ci giudicherà su fatti concreti: “Mi avete dato da mangiare e da bere, non Mi avete dato da mangiare e non Mi avete dato da bere........”. Giovanni dice nella sua prima lettera (1 Gv 4,20): “Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede”. La fede è il più grande dono che può fare Dio all'uomo. La concretezza della fede è l'unità tra gli uomini. La vera felicità dell'uomo è nell'unità tra gli uomini, la quale è un dono di Dio e un dono della fede.

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