venerdì 23 gennaio 2009

UNA DONNA CHE NON AMA PIU' E' UNA DONNA FANTASMA.

Una donna che non ama più è una donna fantasma. Non c'è per lei più nessuna attrattiva. Per quanto le sue forme esteriori possano essere perfette non ti dà più nessuna emozione. Baciare lei o baciare una statua è la stessa cosa. Se non c'è amore non c'è coinvolgimento emotivo. Invano vi fate belle e andate dall'estetista e vi fate il manicure e il lifting. Siete come cadaveri ambulanti. Amate, dovete amare! Amare significa essere disposti al sacrificio! Potete essere possedute da una grande emozione, da un grande sentimento, ma questo non è ancora amore. L'amore va tradotto in atto. L'amore chiede che il vostro spirito a sua volta ami, si doni e donarsi significa essere disposti ad affrontare QUALUNQUE tipo di rinuncia per amore! L'amore vuole amore. Se il vostro grande sentimento non lo traducete in amore fattivo, non vi realizzerete, perirete! Lo spirito di Dio mi rende testimone di un grave fatto: una donna posseduta da un grande sentimento d'amore, ma che non amava, nel senso detto sopra, non si donava totalmente, pensando unicamente che l'amore fosse godere egoisticamente delle belle emozioni. Ora questa donna non riesce a provare più alcuna emozione. Alla fine i conti tornano: chi non ama non sarà amato!

IO E LE DONNE

Sono attorniato da belle donne. Le incontro dappertutto, quando esco, quando accendo la TV, quando sfoglio un giornale. Sono lì a provocarmi con la loro bellezza. Da dove viene tanta bellezza che esce dal loro viso come un faro e noi che finiamo per abbrustolirci come le falene attirate dalla luce? Lo stimolo sessuale è la prima cosa che ci si presenta, come per acchiappare tanta bellezza. Con il tempo e la disciplina ho imparato a disgiungere, in un certo qual modo, lo stimolo sessuale dalla bellezza, come se riuscissi, in un certo qual modo, ad acchiappare e a godere di tanta bellezza senza ricorrere al desiderio sessuale. In un certo qual modo, perché siamo sempre uomini. Così come il desiderio sessuale ti chiama, così, allo stesso modo, ti delude, con la stessa forza e irruenza. Una volta che hai soddisfatto l'atto (e parlo di autoerotismo, perché il Signore, con la Sua grazia, mi ha allontanato dalla bruttura di una vita dedicata a bruttarsi e infangarsi con avventure sessuali continue) non ti rimane niente se non la delusione. Solo se ami veramente una persona, allora puoi amarla e quell'amore scambiato è come qualcosa di solido che rimane, che ti comunica forza, luce, calore, sicurezza. Quando ero più giovane e non avevo ancora o non avevo più una fidanzata, ogni bella donna era una possibile conquista. Come si va dietro alla bellezza, con che speranza, anche quando si è consapevoli che difficilmente ci potrà essere qualcosa con “quella lì”. Basta un sorriso, anche della più cretina delle belle fanciulle, per mettere in moto il desiderio e la speranza di fare una nuova conquista. E' stato difficile per me trovare qualche ragazza su cui affidare le mie speranze, perché io vivo in un certo modo e la mia compagna deve condividere il mio modo di vedere e di vivere la vita, se si vuole un minimo di serietà. E poi deve piacere. E tu devi piacere a lei. Queste due ultime cose sono capitate, ma mai insieme! Così qualche volta mi sono innamorato e ci ho provato, ma senza giungere al risultato. Oggi penso che è stato meglio così. Il Signore sa ciò di cui abbiamo bisogno ed è sicuramente meglio risparmiare di intraprendere una vita in due nella quale alla lunga non si va d'accordo e non ci si ama più. Non cerco mai l'avventura con una donna solo per il piacere, se eccettuiamo una triste parentesi della mia vita, ma le mie intenzioni sono serie, come si addice a un Cristiano. Questo non mi porta frustrazione, come potrebbe pensare un Freudiano. Il sacrificio è una cosa, la sofferenza è una cosa, la frustrazione è un'altra cosa! Guardo il mio Dio e guardo la mia meta che è l'Amore e cioè sempre Dio e lì trovo la forza per sopportare tutto e Dio mi dà tutti gli aiuti di cui ho bisogno!

AMORE MIO

Era il tempo felice nel quale avevo trovato una compagnia nella quale mi sembrava di potere vivere una vita di fede in armonia e condivisione. Tu ti sei avvicinata, ti sei mostrata, interessata. Affascinata, intrigata. Innamorata. Semplicemente innamorata.
E io a mia volta mi sono interessato. Da buttare via non eri, no, no, per nulla. Per questo io il mio cuore a mia volta ti ho donato. Innamorato. Semplicemente innamorato. Un ingranaggio che subito ha funzionato. La nostra ingenuità e inesperienza assorbita interamente dall'amore e dall'attrazione reciproca. Io ero l' “uomo” tra noi due. “Uomo” nel senso di colui che prende l'iniziativa, le redini, che trasmette sicurezza. E tu lo dicesti, che tu ti sei mostrata interessata e poi io avevo fatto il resto. Più che altro ci ho provato, dall'amore trasportato. E ha funzionato. Io conoscevo la tua ingenuità, la tua piccolezza. Così come allo stesso modo conoscevo la tua dolcezza e delicatezza. E queste ultime due erano il motore trainante che mi facevano chiudere gli occhi sulla tua ingenuità infantile. Quando c'è l'amore c'è tutto. E l'amore c'era. Tra di noi c'era un alchimia, un'attrazione fisica che ci gettavano uno nelle braccia dell'altro senza nessun problema. Nessuno di noi due sembrava mai mostrarsi stanco di pomiciare. E quando c'era da rinunciare al pomicio per stare in gruppo o per altri importanti motivi sapevamo entrambi rinunciare con serietà ed eroismo. Io mi attendevo e desideravo anche che arrivasse il sesso, ma tu, come era giusto che fosse, no, e quando me lo dicesti per me fu uno schiaffo. Io non ero ancora arrivato a capire l'importanza della castità prematrimoniale. Ero arrivato tra di voi da pochi mesi infatti. Avevamo un unico desiderio di vederci e di stare insieme e insieme con gli altri. Una volta io sono stato via per tre giorni, sempre eroicamente per la causa di Cristo, nel fortino dei ritiri spirituali e al ritorno tu mi dicesti che ti eri sentita come una singola metà, così come mi ero sentito io, esattamente allo stesso modo. Avevamo entrambi entusiasmo e inesperienza di ciò che è la vita spirituale, quella vita dura che comprende anche la notte dello spirito. Io ero come tu mi vedevi, serio, spiritoso, dolce, generoso, così delicato e disponibile con tutti, così tanto da meravigliartene. Ma la mia maturità consisteva anche in un progressivo distacco dalla vita così come la concepisce il mondo, dagli schemi di pensiero e dai costumi mondani e a poco a poco e più e più avrei dovuto rendermene conto pienamente anche io. La mia diventava una presa di coscienza graduale di quel che ero e che sarei dovuto diventare. Guardavo anche io meravigliato la vita di Cristo in me ma ancora non mi rendevo pienamente conto del distacco dal mondo che questa vita di Cristo in me avrebbe dovuto comportare. E' così che io ero attaccato a te e desideravo condividere in tutto e per tutto una vita con te, così come avrebbe dovuto essere una vita tra due che si amano. Sapevo perfettamente che non avrei dovuto mostrarmi troppo sdolcinato e attaccato in modo infantile a te, per rispetto della tua delicatezza, di te che non potevi sentirti caricata del peso di condurre avanti tu questo nostro amore. Lo sapevo sì, forse non sapevo bene la misura. Per il tuo compleanno ti ho fatto un regalo semplice, una maglietta, non una cosa seriosa, proprio per questo motivo e tu hai apprezzato molto il mio regalo. Ero geloso, sì lo ero davvero molto, quando mostravi attenzione, che era solo simpatia, per altri ragazzi. Ecco che il conquistatore, che ero io, vedeva quasi quasi svolazzare via la sua preda. Ero ancora immaturo e inesperto, anche se un po' di gelosia non deve mai mancare. Più si è giovani e più si pensa che le persone amate ci debbano assomigliare e quando ci accorgiamo che non ci assomigliano punto allora ci allarmiamo. Poi mi sapevi mostrare che i miei allarmi (mai esplicitati) erano infondati con il tuo affetto e amore. Semplicemente. Tra di noi c'era amore anche se non ci siamo mai detti: “ti amo” o “amore”. Ma le nostre dichiarazioni reciproche erano “Ti voglio bene”. “Anche io”. Con l'optional: “Tanto”. “Anche io”. La mia serietà, la mia maturità e infine la mia incipiente misteriosa improvvisa sopraggiunta sofferenza ti hanno fatto guardare a me come a un estraneo. Una prima volta sei diventata tutta seria di colpo avendo intravisto l'impossibilità (presunta) per noi di potere vivere sul serio insieme. Ma poi ti sei gettata tra le mie braccia dicendo: “Che stupida”. Scampato pericolo per entrambi. Una seconda volta, più in là nel tempo, mi hai detto: basta, facciamola finita. Così, di colpo, senza che tra di noi ci fossero screzi di qualunque tipo. E io, immaginando che tu avessi bisogno di essere spiazzata, per potere rigenerare la tua fiducia in me, nella mia forza e sicurezza, ti ho risposto con altrettanta naturale freddezza: “Va bene”. Stavo bleffando grosso. E cosa faccio se adesso mi dice di sì, pensavo tra me e me. Tu sei rimasta per un attimo come sbalordita: “Sicché tu......” mi dicesti. Quasi non volevi credere alle mie parole. E di nuovo ti sei gettata tra le mie braccia con un lamento dicendo che volevi restare insieme a me. E poi nelle ore o nel giorno che seguì ti rendesti conto, secondo le tue stesse parole, di quanto eri felice di avermi detto di sì e di quanto fosse vero che “Dio ha nascosto amore dietro apparenze di morte e di dolore”, così come cantavano i Gen Rosso. Scampato pericolo? Lo si potrebbe credere o lo si dovrebbe credere. Forse io lo credevo naturalmente. E così (due mesi dopo) dovemmo entrambi affrontare la ineludibile realtà della mia crisi psicologica che aveva raggiunto un acuto vertice in quel periodo. Per telefono mi annunciasti la tua ormai presa di posizione. Non mi dirà di no, pensavo. La moglie di mio fratello, pensavo io, era stata vicina a mio fratello nel suo periodo di forte crisi e tu, pensavo io, eri molto meglio della moglie di mio fratello, come avresti potuto abbandonarmi? Ci incontrammo. Mi dicesti che dovevamo “prendere insieme” questa decisione, sebbene tu per te stessa avessi già preso insindacabilmente la tua decisione. Io non avevo più motivo di bleffare e di mostrarmi sicuro, ma se mi fossi mostrato sicuro e con una certa indipendenza da te sono sicuro che sarebbe andata molto diversamente. Ironia della vita che ci gioca come delle biglie. Non avevo più motivo di bleffare prima di tutto perché lo avevo già fatto l'altra volta e il bleff non riguarda le cose ripetibili e perciò prevedibili e poi perché appunto era un bleff e quindi non rispecchiava il mio essere e i miei sentimenti. I motivi del tuo distacco: mi dicesti che ero troppo maturo per te. Tra altre cose (che non ricordo) mi rinfacciasti quella volta che al telefono mi chiedesti: “Oggi cosa hai fatto?” e io ti risposi: “Niente!” e tu rimanesti di gelo, come eri tra l'altro solita “rimanere” ogni tanto, per motivi vari. Veramente credevo anche di riuscire spiritoso dicendoti così e poi probabilmente era da intendersi correttamente: “Niente di particolarmente interessante”. Mi dicesti poi che non provavi più quella magia. Io rimasi un po' stupito, pensando che avresti dovuto saperlo che bisogna portare avanti l'amore “amando”, cioè con la volontà (anche) e te lo dissi. Mi rispondesti che dentro di te si era spento quel qualcosa per me. Allora non sentii il bisogno di insistere. Ormai, ho pensato, non ne vuole più sapere di me. Non sentivo il bisogno di insistere più di tanto perché pensavo che l'amore è amore e tu avresti dovuto amarmi senza un motivo “logico” per farlo, se no che amore è. Era questo che mi feriva, che tu non mi amavi, non mi desideravi più con quell'amore speciale e unico che non si può mendicare salvo perderne la specialità e l'unicità. Perciò mi rassegnai con immenso dolore che si andava ad aggiungere al dolore della mia psiche già in rovina per tutt'altri motivi. Forse per giustificare la tua scelta ti sentisti in dovere poi di aggiungere che non ti interessavo nemmeno più fisicamente. La cosa non mi ferì più di quell'insopportabile che ero già ferito, perché capivo benissimo che se uno si distacca spiritualmente poi si distacca anche fisicamente.
Il giorno o uno dei giorni seguenti eravamo seduti nel teatrino della parrocchia, uno distante dall'altra, con le sedie vuote in mezzo. La nostra amica comune Elena, non conosceva il motivo di ciò, però subito individua in me il responsabile di questo (grazie di tanta stima) dicendomi: “Non va bene che siete seduti lontani”. “Dillo a lei” fu la mia risposta inascoltata, credo. Uno dei giorni a seguire, parlando con Elena, secondo lei sono ancora io il responsabile di tutto, sebbene io sia quello che è stato lasciato e rimango come inebetito di tanta stima e considerazione di me a livello generale proprio. Elena mi disse che tu non ti sentivi di prenderti cura di me come se io fossi un bambino (come se qualcuno ti avesse chiesto questo) e ancora, per stare solo a quel che mi ricordo, che a volte mi volevi come strapazzare, a significare un certo mio torpore (attribuibile alla mia serietà o maturità o a altro anche). Quello che conosco da lei è che tu piangevi parlando di me al telefono con lei e questo in qualche modo mi rincuora, perché sembravi così fredda e decisa quando mi lasciasti. Questo più avanti lo avrei ricordato con riconoscenza: quando sentivo quella canzone di De André che dice: “Se dalla carne mia già corrosa/ dove il mio cuore ha battuto il tempo/ dovesse nascere un giorno una rosa/ la dò alla donna che mi offrì il suo pianto/ per ogni palpito del suo cuore/ le rendo un petalo rosso d'amore/ per ogni palpito del suo cuore/ le rendo un petalo rosso d'amore” (da “Il testamento”). Io potevo anche immaginare che qualche donna avesse pianto per me, donne innamorate di me ce ne erano state, ma non potevo essere sicuro al 100% del loro pianto. Ecco che con te ero sicuro al 100% che una donna, tu, aveva pianto per me e solo per questo mi consideravo uno fortunato. A pensarci adesso è buffo: venire a conoscenza del pianto di una tua amante proprio quando questa ti ha lasciato e ricordarsene sempre con gioia e riconoscenza per gli anni a venire. Nei giorni seguenti cercai di starti vicino solo come amico e lo dicesti tu che saremmo dovuti rimanere amici. Mi sembrò che tu rifuggisti in qualche modo questa mia insistenza e poi rimanemmo come due estranei e parlammo molto poco tra di noi, pur frequentandoci tanto spesso insieme con gli altri della combriccola. Io rimanevo fedele all'impronta che andava assumendo la mia vita, una vita silenziosa nella sua essenza, se vogliamo, ma non per questo a corto di argomenti, a patto che fossero stati argomenti sufficientemente seri e non frivoli e non ti avvicinavo perché non avevo argomenti validi per farlo, argomenti che ci avrebbero potuto tenere legati, conoscendo l'abisso di diversità di pensieri e di stile di vita che ci separava. Che separava me non solo da te, ma da un mondo intiero.
Questo per fare affiorare un po' di ciò che mi è rimasto dei miei ricordi di te. Chissà quanti bei ricordi che sono stati sepolti dalla polvere del tempo.
La vita mi ha insegnato a portare la mia croce e ad attendersi tutto solo e soltanto dal Signore e non dagli uomini (e dalle donne), per quanto ci siano vicini. Chi segue il Signore lo deve seguire sulla via della croce e questo è il nostro cammino quotidiano. Sulla quotidianità della croce ne parla il famoso passo del Vangelo. Detto ciò, ogni cosa ci è data gratis dal Signore e su queste facciamo affidamento con riconoscenza a Lui, che non ci prova oltre il limite consentito. Ogni cosa dataci è in più, anche una donna (amata), se venisse, per me è quel di più, è un omaggio donatoci. Ormai ho anche una certa età e quello che una volta credevo fosse un desiderio per me legittimo, una dolce compagna, oggi è da me vissuto come un di più da ricevere (eventualmente) dal Signore. Per carità, non voglio mica passare il limite. Quello che tu vuoi, Signore, per me anche va bene. Io non ho nessuna sicurezza sociale da dare ad una donna. Una volta credevo che bastasse solo l'amore. Poi ho appreso che nel nostro mondo l'amore da solo non basta, sembra che ci voglia sempre qualcosa di più, qualche raccomandazione, spintarella, qualche titolo nobiliare, forse, può darsi. Sto scrivendo ad una donna amata che il Signore mi fa sentire, per le Sue vie imperscrutabili, che anche lei oggi mi ama nuovamente. L'amore mi muove e mi invita a scrivere, anzi l'Amore con la A maiuscola che è anche Dio, volontà divina in azione. Nulla desidero se non ritrasmettere questo sentimento che mi è stato donato da Dio. Nulla desidero possedere. Solo voglio donare. Donare questo sentimento d'amore senza pretendere nulla e senza sapere il domani cosa ci porterà e senza sapere come andrà a finire. Tutto qui quello che ho da dire. Una volta che ho trasmesso questo sentimento sono contento. Per paradosso, non voglio sapere neanche nulla, se non che l'amore in qualche modo, se c'è, si farà sentire, e ovviamente sarà da me ben accetto in qualsiasi modo si farà sentire. So, per esperienza, che anche se gli uomini ci possono deludere, Dio non ci può deludere. Se questo sentimento troverà la strada giusta, allora compirà il suo lavoro, se no tornerà indietro, ma Dio non deluderà.

mercoledì 21 gennaio 2009

EDOARDO BENNATO

Dopo vari post(s) dedicati ad Einstein, Vassula, Valtorta, Kurt Godel, Giovanni Paolo II, Sting, ecco un post dedicato ad Edoardo Bennato. Lo ascolto dall'infanzia, da quando mio fratello più grande di me di 5 anni me lo ha fatto conoscere e già da piccolo mi piaceva da morire. Con questa armonica ti entra nell'animo in maniera semplice. Lo stile è semplice e profetico, in perfetto stile evangelico, anche se della sua fede non se ne sa nulla! Lo sto ascoltando adesso che un mio amico mi ha registrato un buon numero di sue canzoni in formato mp3! Lo stile è semplice e diretto, ma come si fa a dire: non mi riguarda, non ci riguarda! Da “La torre di Babele”: “Non vi fermate, dovete costruire la vostra torre di Babele, sempre più grande, alta e bella. Siete o non siete i padroni della terra?” E poi ancora: “Strappati tutti i segreti alla natura, non ci sarà più niente che vi farà paura, sarete voi a fare girare la terra, con un filo come una trottola, dall'alto di una stella”. Da “Venderò”: “Venderò le mie scarpe nuove ad un vecchio manichino, per vedere se si muove, se sta fermo o se mi segue nel cammino”. Questo è in perfetto stile profetico, di chi parla di Dio pure non sapendo o non volendo parlare di Lui. Come Dio ci cede le sue scarpe vedendo se sappiamo seguirlo e già Dio sa che siamo come dei manichini imbalsamati. Può mai un manichino seguire una persona viva? Ma Dio ci vuole provare lo stesso! Ricorda la favola di Pinocchio. E infatti un suo album, “Burattino senza fili” (1977) è interamente dedicato alla favola di Pinocchio! Non ci sono accenni personali a quella, a quest'altra persona, a questo o a quel personaggio famoso in Bennato, ma è tutto raccontato in modo dettagliato e ci riguarda tutti, come in una favola! Non c'è ombra di alcuna ideologia e infatti lui lo dice perché un suo album si intitola :”Sono solo canzonette” (1980)! L'ideologia si ammanta di importanza e di verità, ma la verità però esiste solo nelle favole e il Cristo lo ha detto: “Se non diventerete come i bambini non entrerete nel regno dei cieli”! E quale favola è più straordinaria e vera di quella del Signore che per riscattarci prende una carne umana e vive in tutto e per tutto come noi portato dall'Amore fino alle più estreme conseguenze?
Se vogliamo ancora continuare a parlare della potenza profetica di Bennato allora ascoltiamo “In prigione in prigione”, sempre dell'album “Burattino senza fili” (1977). Ma quale Nostradamus (senza nulla togliere a Nostradamus, per carità, scriverò un post dedicato anche a lui!) ascoltiamo “In prigione in prigione”: qui c'è la Tangentopoli del 1992 in tutta la sua drammatica verità! Ci sono e ci sono stati tanti cantautori “impegnati” e degni di ogni rispetto, che io amo ascoltare, ma a mio modesto parere Edoardo Bennato li supera tutti, questi cantautori “impegnati”, perché pure parlando di verità e attualità, è rimasto come un bambino, senza ammantarsi di alcuna capacità di “condottiero”, di guida, di faro che dice solo e soltanto la verità: “Nella mia categoria, tutta gente poca seria di cui non ci si può fidare” dice lui e “Io di risposte non ne ho, io faccio solo rock 'n roll” (in “Sono solo canzonette”, 1980).
Secondo me, la canzone più rappresentativa di Edoardo Bennato è “L'isola che non c'è”, ispirata alla favola di Peter Pan, dell'album “Sono solo canzonette”. Sebbene sia molto conosciuta, la trascrivo qui a beneficio di tutti:

Seconda stella a destra
questo è il cammino
e poi dritto fino al mattino
poi la strada la trovi da te
porta all'isola che non c'è.
Forse questo ti sembrerà strano
ma la ragione ti ha un po' preso la mano
ed ora sei quasi convinto che
non può esistere un'isola che non c'è.
E a pensarci, che pazzia
è una favola, è solo fantasia
e chi è saggio, chi è maturo lo sa
non può esistere nella realtà!...
Son d'accordo con voi
non esiste una terra
dove non ci son santi né eroi
e se non ci son ladri
se non c'è mai la guerra
forse è proprio l'isola che non c'è....
che non c'è.
E non è un'invenzione
e neanche un gioco di parole
se ci credi ti basta perché
poi la strada la trovi da te.....
Son d'accordo con voi
niente ladri e gendarmi
ma che razza di isola è?
Niente odio e violenza
né soldati né armi
forse è proprio l'isola che non c'è.....
che non c'è.....
Seconda stella a destra
questo è il cammino
e poi dritto fino al mattino
non ti puoi sbagliare perché
quella è l'isola che non c'è!.....
.....E ti prendono in giro
se continui a cercarla
ma non darti per vinto
perché
chi ci ha già rinunciato
e ti ride alle spalle
forse è ancora più pazzo
di te!

venerdì 16 gennaio 2009

LA GUERRA E' UNA COSA SERIA!

La guerra è una cosa seria” come cantava Edoardo Bennato: “buffoni e burattini non la faranno mai!”. E infatti se sei un buffone nessuno ti chiamerà per combattere una guerra. E se hai timore di sbagliare nel lanciare un razzo o una bomba sei un buffone, perché la guerra è guerra: è appunto una cosa seria! Piuttosto muoiano i civili, i bambini, i funzionari dell'Onu, i pacifisti che non c'entrano nulla e che hanno sempre desiderato la pace, ma tu non puoi permetterti di essere un buffone perché la guerra va combattuta fino in fondo, costi quel che costi e se ti fai degli scrupoli sei solo un buffone e non sei degno di combattere una guerra. Perché la guerra è una cosa seria e guerra significa morte, distruzione, lutto, pianto, fame, malattia, carestia, esodo in massa, disperazione. Questa è la guerra e se non lo hai capito sei solo un buffone. Poco importa se tutte queste cose toccheranno anche al tuo popolo! Siamo seri! O siamo dei burattini? Perché facendo la guerra significa che si decide noi, invece chi non fa la guerra non decide niente, lascia che altri decidano per lui se fare la guerra o no e quindi è un burattino! Questa è la mentalità malata di chi promuove la guerra! E tutte le guerre hanno lo stesso vizio di forma: non si curano degli innocenti! Perché non mi si venga a dire che chi è disposto ad uccidere a cuor leggero dei militari è una persona che si fa degli scrupoli nell'uccidere anche i civili! Invece è un burattino chi lascia che a decidere sia la logica della guerra, dell'orgoglio nazionale, della rivalsa, dell'odio, dell'interesse personale o nazionale. E' un burattino mosso dall'interesse, dall'orgoglio e dall'odio! E dalla cecità, perché non vede che L'UNICA cosa di cui veramente c'è bisogno è la pace E LA GUERRA ATTIRA SOLO LA GUERRA E L'ODIO ATTIRA ALTRO ODIO! E' un buffone perché non lascia che viva in lui ciò che è autentico: i buoni sentimenti, il buon senso, il senso critico e il senso del rispetto per tutto ciò che è vivo e che nessuno, credente o non credente, potrebbe replicare nella sua grandezza immensa, la grandezza immensa di tutto ciò che è vivo, che respira e di tutto ciò che è stato costruito dall'uomo! E' un buffone perché ha bisogno di vivere indossando continuamente una maschera, perché ha bisogno di compiacere sempre i suoi simili, ha bisogno sempre della loro approvazione e del loro compiacimento anche quando si tratta di cose stolide come l'orgoglio nazionale e della assurda logica della guerra!

martedì 13 gennaio 2009

UN'UNICA TERRA

Tutto il mondo è unito. La luce viaggia in una frazione di secondo da un capo all'altro del mondo. Tutta l'acqua viene evaporata dopo essere passata nelle viscere della terra e nelle cloache. Evaporando ridiventa pura e limpida, così come quando viene filtrata dalla terra si arricchisce dei sali minerali in essa contenuti e sgorga dalle fresche e limpide sorgenti. Quale molecola d'acqua stai bevendo adesso non lo sai: se è passata scorrendo per un fiume della Cina, dai polmoni di un canguro dell'Australia in forma di vapore acqueo, se è passata nel piscio di un eschimese o di un thailandese o di un marocchino non lo sai. Zichichi dice che il battito d'ali di una farfalla in pieno oceano può creare una serie di sommovimenti delle molecole d'aria circostanti che si propagano sempre più lontano e che gli effetti su tutte le molecole dell'atmosfera e quindi su tutto il clima sono assolutamente imprevedibili. Ogni nostro gesto così si ripercuote su tutto il pianeta e noi non sappiamo prevederne gli effetti. Magari oggi abbiamo strizzato l'occhio a un amico e chissà quante volte questo nostro gesto è stato ripetuto da altri, come una catena che è partita da noi ed è arrivata chissà dove. O abbiamo stretto la mano in segno di amicizia a qualcuno e oggi in Giappone un uomo e una donna si sono riappacificati in seguito all'onda provocata dal nostro gesto, partita da noi e arrivata nel paese del sol levante. Infatti è legge fisica matematica che nulla si crea e nulla si distrugge: un atomo di amore partito da noi sicuramente si è messo a viaggiare e ancora adesso sta viaggiando (io credo che la matematica rigorosa valga anche per le leggi spirituali). E' la legge fisica dell'inerzia: una particella non soggetta a forza alcuna persiste nel suo stato di moto rettilineo uniforme. E' per questo che la luna gira da millenni intorno alla terra e che i pianeti girano intorno al sole e che la terra gira intorno a se stessa senza bisogno di alcun motore: per la legge di inerzia. Un piccolo rivenditore ha alzato il prezzo della sua piccola merce e tutto il mercato mondiale è impazzito in uno tsunami di onde gigantesche seguite da depressioni gigantesche. Quel piccolo rivenditore ha innescato un processo, è stato seguito da milioni di altri piccoli rivenditori. Due fratelli oggi sono venuti alle mani e alla partita di calcio le opposte tifoserie li hanno imitati. Non hanno saputo fare di meglio neppure in palestina o nel Congo. I cristiani si sono divisi: cattolici, ortodossi, protestanti e tante altre chiese e sette religiose. Non hanno creduto nell'Unità del Corpo Mistico Universale di Cristo e così è come se il corpo di Cristo fosse stato diviso e smembrato in tante parti, tante quante sono le diverse chiese. Ci sono diversi tipi di poveri: i disoccupati, gli alcolisti e i barboni in Europa, i malnutriti e sfruttati in Africa, gli sfruttati (le sfruttate) nei paesi del turismo del sesso, i prigionieri politici senza voce e senza libertà, solo per citarne alcuni e tanti tanti altri. Sono diversi, però sono tutti uguali e ci sono in tutto il mondo. Non c'é parte del mondo che non abbia poveri. Si può dire che Cristo in questo è stato ispirato da un principio democratico: ha voluto regalare i poveri in tutto il mondo e nessuno può lamentarsi e dire: qui Gesù non sei stato generoso, non ci hai dato la nostra parte di poveri. E infatti Lui stesso nel Vangelo ha detto: -I poveri li avrete sempre con voi-! E' stato quando la Maddalena ha versato su di Lui una boccetta di olio profumatissimo e costosissimo e Giuda l'Iscariota si è lamentato dicendo: -Che spreco, si poteva vendere questo olio e dare il ricavato ai poveri-! E' allora che Cristo ha detto : -I poveri li avrete sempre con voi-! E aggiunto: -Ma non sempre avrete Me-! E' perché anche Lui era povero e aveva sete di quell'amore datole da Maria Maddalena, ma non lo voleva dire esplicitamente! Comunque, grazie, Gesù, per i poveri, che ce li hai dati! Dicevamo, i poveri sono tutti uguali. A tutti puoi stringere la mano, abbracciarli, ascoltarli, regalare loro un sorriso. E poi puoi dare loro quello che hanno bisogno nell'immediato a seconda dei casi: un pane, un tetto, una vita degna di essere chiamata tale, ecc.... Ma prima devi amarli coi gesti di amore che dicevamo prima e perciò sono tutti uguali. Perciò se tu fai del bene a un povero qui in Italia hai fatto anche del bene a un povero in Africa o in Venezuela o nel Perù. Sempre in virtù del fatto che il mondo vive in una sostanziale unità, anche se non lo sa, che siamo tutti le membra di uno stesso corpo, il corpo di Cristo e che le cellule guarite di un corpo si mettono in moto e contribuiscono a guarire tutto il resto del corpo, così come le cellule morte di un corpo contribuiscono a fare ammalare tutto il corpo.

UN’UNICA TERRA (2005).

Una luce investe il globo
          dalle Antille all’Oceania
Congo Malawi e Tanzania
Dai rilievi alle pianure
deserti metropoli e colture
si spande in ogni luogo
Una sola acqua scorre nella terra
per i popoli in pace
per i popoli in guerra
Placche territoriali immense
uniche estensioni
(nessuna linea rossa
a divider le nazioni)
Il Pianeta è riflesso
dell’intero Cosmo
del Corpo Mistico
dell’Uomo Universale
Ogni conflitto una ferita
Ogni stretta di mano
          promuove la Vita.

DARE DIGNITA' AI POVERI

Prima dei soldi, prima di un lavoro, prima di assistenza di qualunque tipo: dare dignità ai poveri. Che il povero non senta più di essere un peso, un rifiuto, una piaga, un essere da evitare. Ognuno ha la sua dignità, deve avere la sua dignità, qualunque sia la sua condizione, la sua storia, le sue difficoltà, il suo essere nella società. Il povero deve essere riconosciuto da tutti. Da tutte le istituzioni. Questo è importante prima di creare qualsiasi forma di sussidio e di assistenza per i poveri. Perché succede che si creano le vie formali perché il povero abbia aiuto, ma poi il povero non le segue proprio perché non si sente rispettato nella sua dignità. Si sente un peso, non si sente capito nella sua reale condizione di povero. Si sente posto di fronte a un sottile ricatto psicologico che suona più o meno così: se tu sei povero, le condizioni per la tua povertà le hai create te, quindi adesso cerchi di integrarti nella società e fai le cose che vogliamo noi, come vogliamo noi, se vuoi essere aiutato!
Può essere vero, in tutto o in parte, che un povero debba seguire precisamente o meno precisamente delle indicazioni per il suo proprio bene o per quello della collettività, ma in primo luogo il povero deve sentirsi rispettato totalmente nella sua dignità, altrimenti non si potrà insegnargli niente e, cosa altrettanto deleteria, egli non potrà insegnare niente alla collettività.
L'ago indicatore del benessere e della civiltà deve passare dal problema economico e occupazionale al problema della dignità e del rispetto reciproco. Siamo giunti al punto che l'inseguire, da parte della società, un indicatore di direzione esclusivamente economico ci ha portato completamente fuori rotta. Ci si precipita a rotta di collo verso questo indicatore e ci si distrugge in mille modi. Dal bollettino di guerra dei morti sul lavoro, sintomo di accelerata produttività, ai disagi psichici più nascosti, ma certo non per questo meno deleteri, di chi deve assolutamente adeguarsi a ritmi produttivi che non riesce a sostenere. E questi ritmi sono destinati ad aumentare per tutti e chi oggi ce la fa domani potrebbe essere stritolato nell'ingranaggio.
Fino al problema ambientale, per cui lasciamo che note fabbriche buttino fuori i loro veleni inquinando tutto l'ambiente e nessuno riesce più a fermarle, in nome di una stupida crescita economica che sta distruggendo ogni cosa.
La crisi economica mondiale attualmente in corso ha dimostrato che il capitalismo non può essere un buon regolatore del vivere in società e come minimo bisogna approfittare di questa nuova presa di coscienza per spostare appunto il nostro indicatore di direzione dal problema economico e occupazionale al problema della dignità e del rispetto reciproco tra tutti gli esseri.

domenica 11 gennaio 2009

MESSAGGIO PER UN'ANIMA ALL'INFERNO

Tu sei il centro del tuo mondo. Non c'è amore. L'amore di sé non è amore. Ma se non ami Dio non avrai nulla da Lui. Perché Dio solo è creatore e tu sei nulla. Se non ti affidi a Lui non avrai niente per te. Niente. Amare per vivere. Amare per essere amati.
Così ti sei staccata da Dio, come Satana. Satana crede di essere sufficiente a se stesso. Satana pretende di essere pari a Dio. Di essere autosufficiente: di “essere”, ma solo Dio può dire: Io Sono. Bisogna umiliarsi e riconoscere il proprio nulla. Tu ti inorgoglisci e non accetti la resa e la sconfitta. Tu non sei capace di chinare la testa. Tu pretendi di essere “vincente” di per te stessa e invece sei perdente e non sei capace di riconoscerlo con verità, con sincerità, con umiltà, con amore. Non ti affidi con amore al tuo Padre Celeste che è Dio e non avrai mai amore. Mai.

sabato 10 gennaio 2009

GUERRA E PACE

Se è vero, come è stato calcolato, che nella storia mondiale ci sono stati più anni di guerra che anni di pace, è altrettanto vero che in ogni periodo i conflitti si estendono solo su una piccola parte del globo, considerata rispetto alla superficie totale. Dobbiamo essere grati a Dio di avere tenuta lontana la guerra per tanti anni dal nostro paese e dalla nostra Europa e di vivere in pace, anche se evidentemente la pace non è assolutamente solo assenza della guerra. La Creazione infatti è nata dalla Pace, nella Pace e vive in Pace. O come anche si dice: “Fa più rumore un albero che cade, che una foresta che cresce”. I popoli aspirano alla pace, le nazioni aspirano, desiderano, anelano alla pace. Tutti i popoli in pace devono fare vedere, devono dimostrare la pace ai popoli in guerra. Devono mostrare e promuovere la pace solo con la loro condotta. Una condotta che richiama la pace finanche nelle intenzioni più profonde: assenza di avidità nei cittadini, onestà sincera e profonda, desiderio più radicale possibile di non fare ricorso alle armi. una politica di rispetto totale e di tolleranza da parte dei governanti dei popoli in pace nei confronti degli altri popoli. Solo così cadrà, nella mente dei cittadini degli altri popoli, la pazzia della guerra e del terrorismo. I popoli non si conquistano infatti con la forza delle armi, con gli eserciti. I popoli si conquistano con l'amore e il rispetto totale verso di loro. Si conquistano con una superiorità morale e spirituale e culturale. Invece, come è vero che siamo tutti le membra di uno stesso corpo mistico universale, così è vero che la nostra pace solo esteriore, fatta solo di assenza di conflitto armato, altro non è che uno specchio di tutto il disagio dei cittadini del mondo e delle rivalità che ci sono tra di loro. Una rivalità che qui è solo verbale, o che è solo latente nell'intimo dell'animo, in altre zone del mondo invece esplode con la violenza delle armi.

Post più popolari