domenica 29 giugno 2008

IGNORANTE.

Ignorante.
Il tuo posto di comando per te è una compensazione della tua ignoranza.
Pur di non perdere il tuo posto di comando sei disposto a venderti al diavolo e a commettere tutte le atrocità che si possano immaginare.
Ora non sei più al tuo posto di comando!
E non è questo per te già un giudizio di Dio?
Ravvediti!
Per amor di Dio, ravvediti!!!!!!!!!!!!
Ravvediti prima del giorno del giudizio di Dio, che per la tua anima macchiata di ogni impurità sarà ben più grave giudizio di questo che stai sopportando ora, e che si chiama giustizia umana!

ONESTA' E GIUSTIZIA: QUESTA E' LA NOSTRA VERA PATRIA DI APPARTENENZA!

Nella guerra tra lo Stato e la Mafia forse qualche mafioso ha qualche pretesa di legittimità in ciò che sta facendo sostenendo che non intende sottostare alle leggi di uno Stato che pure talvolta si dimostra capace di sbagliare. Se è vero che lo Stato talvolta si dimostra capace di sbagliare, ovviamente, perché lo Stato è fatto di uomini, nessun mafioso potrebbe per questo motivo legittimare la sua attività. Ciò che è male è male e ciò che è ingiustizia è ingiustizia, al di là di qualsiasi appartenenza allo Stato o alla Mafia. Il traffico di droga, la quale distrugge le vite dei giovani, i quali invece avrebbero bisogno di essere aiutati a uscirne fuori e l'uccisione degli innocenti sono due esempi di male assolutamente gratuito e immeritato. L'ingiustizia è sempre ingiustizia e la disonestà è sempre deprecabile, a priori. Ognuno ha il dovere morale di essere giusto ed onesto in questa lotta che si combatte tra Stato e Mafia, come fosse una guerra, a qualunque classe appartenga. Voi direte che sono pazzo ad appellarmi al senso di onestà e giustizia dei mafiosi. Almeno cerco di risvegliare il senso di onestà e giustizia dei migliori di loro. In guerra tutto è lecito? No! Il senso di onestà e giustizia deve permanere anche in guerra, se uno è giusto ed onesto! Il Santo Padre Giovanni Paolo II ha coraggiosamente ricordato ai mafiosi che nessuno può arrogarsi il diritto di decidere della vita degli altri, che questo diritto della vita appartiene a Dio. Ha invitato alla conversione (importante!) e ha aggiunto: “Una volta verrà il giudizio di Dio!”. Come a dire: “Sarà solo una volta, ma sarà ben sufficiente, perché il diritto di Dio non si elude impunemente!”. In conclusione: se lottaste solo contro lo Stato forse avreste qualche possibilità di vincere, ma poiché voi lottate contro l'onestà e la giustizia, come potrete vincere? E che cosa potrete vincere?
Ecco le parole del divino Salvatore: “A che giova conquistare il mondo intero se poi uno perde la propria anima?”.

lunedì 23 giugno 2008

LE DUE VIE

Ci tengo a chiarire che, in riferimento al post precedente, per il regno dei Cieli non esiste la possibilità del pareggio, cioè non esiste una terza via: o si è dentro o si è fuori. Il purgatorio esiste, ma è assimilato con il possesso del regno dei Cieli, infatti chi è nel purgatorio è già certo della sua salvezza eterna. Il primo dei Salmi parla proprio delle “due vie”: non ve ne sono altre! O con Dio o contro di Lui. Per fare ancora una volta un paragone calcistico è come la palla in prossimità della linea della porta: o è dentro o è fuori, o è gol o non è gol! Nel suo Inferno il poeta Dante Alighieri parla degli ignavi, coloro che nella vita non fecero né del male e né del bene. Ebbene, Dante li mette in una condizione di patimento. Perciò costoro sono fuori del regno dei Cieli perché in realtà sono stati egoisti, hanno pensato a se stessi! Pur non volendo fare il male, però lo hanno fatto, perché pensando solo a loro stessi hanno negato il bene che si offriva loro! E insieme a costoro, Dante Alighieri mette anche quel coro di angeli che, quando ci fu la ribellione di Lucifero, non presero parte né per Lucifero e né per Dio, ma furono per loro stessi! Ora, detto ciò, bisogna qui sfatare quel luogo comune che dice che è meglio fare il male piuttosto che non fare né il male né il bene! Questa è una sciocchezza! Bisogna fare il bene e solo il bene ha valore. Il resto è come il sale senza sapore! Lo stesso Gesù Cristo in Maria Valtorta dice che, in caso di incertezza, è meglio non agire, piuttosto che agire male! Ma questo caso è diverso dal caso degli ignavi! Gli ignavi non hanno agito perché in realtà hanno pensato a se stessi, ma se uno non ha agito perché ha avuto timore di fare del male a qualcuno, sinceramente e non ipocritamente, allora ha agito bene!

CRISTO SA VINCERE. CRISTO SA PERDERE. CRISTO SA PAREGGIARE.

Abbiamo perso! L'Italia è fuori dal Campionato Europeo! Però la Spagna è dentro! Evviva la Spagna! Evviva Zapatero! Evviva il buon calcio! E chi se ne frega! Vinca il migliore! Chi ha avuto ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato ha dato, scurdammuce 'o passato, simme 'e napule, paisà! Che scocciatura questa frenesia di dovere vincere a tutti i costi come se le altre nazioni non valessero nulla! E basta! Siamo un po' realisti, grandi bambini sognatori che siamo, pur di potere gridare a tutto il mondo che siamo i più forti di tutti! Ma lasciamo pure che lo gridino le altre nazioni e piuttosto vediamo di giocare bene, di giocare un calcio pulito e bello, spettacolare, perché no! Facciamo che vincano i buoni valori che lo sport cerca di promuovere! Tanti signoroni in TV che si preoccupano sul perché la nostra squadra ha vinto o non ha vinto e nessuno che si preoccupa di promuovere la sportività, l'accettazione del fatto che, sì, si può anche perdere! Ma come pensiamo di arginare il fenomeno della violenza negli stadi se non si promuove, da parte di questi bei signoroni della TV, l'accettazione del fatto che si può anche perdere, che ciò che davvero conta è cercare di giocare bene e soprattutto correttamente! Nessuno ti può togliere ciò che non hai! Se alla fine vinci e non hai giocato meglio degli altri, ma allora che vinci a fare? E se perdi con la consapevolezza di avere giocato meglio di tutti, non è la migliore vittoria di tutte, questa? Perché hai fatto vincere lo sport, hai fatto vincere il bel calcio, il calcio pulito, il calcio spettacolare! E la sconfitta di Cristo sulla Croce non è la vittoria più grande di tutte? Non è Colui che ci ha amato più di tutti? Ma se non riusciamo nemmeno a perdere nello sport, come potremo imitare la gloriosa vittoria di Cristo sulla Croce? Scusate, ho messo anche Cristo nello sport! Ma perché Cristo è virile! Cristo sa giocare bene e sa vincere e sa perdere! E sa pure pareggiare a volte! Sì, Cristo non vuole vincere a tutti i costi. Lui ama la vita, ama le cose belle e dovremmo amarle anche noi! Che cosa significano quei brutti interventi sulle gambe dei giocatori, quegli strattoni, quegli spintoni? Ho sentito il telecronista che diceva, in una pericolosa azione degli avversari nella nostra area di rigore, che in questi casi il nostro difensore deve fare fallo e rischiare anche il rigore! Ma complimenti! E tu ti permetti di promuovere questo senso dello sport davanti a milioni di spettatori! Ma meno male che hanno scelto te a fare il telecronista! E chissà gli altri! No, non ci siamo! Tutti voi signoroni della TV che vi pagano profumatamente e voi calciatori che vi pagano ancora più profumatamente e poi avete paura di incassare un gol in area di rigore e vi abbassate a trasgredire le regole del gioco, col rischio di fare danni fisici agli avversari e ancora di più danni morali a tutti gli spettatori! No, non ci siamo! Non ci siamo! Dico io!

sabato 21 giugno 2008

IL CIELO E LA TERRA

Ieri sera ho seguito la nuova trasmissione di Rai tre, in onda il Venerdì sera alle 23.45, dal titolo: “Il cielo e la terra”. E' una trasmissione che parla di temi che riguardano veramente l'uomo nel suo profondo, temi come la felicità, la vita dopo la morte, Dio, ecc........La puntata di ieri sera era dedicata alla felicità. Che cos'è la felicità, si può essere felici e come si può esserlo? Erano presenti vari ospiti. Un sacerdote, un imam rappresentante della fede islamica, un filosofo ateo, un monaco buddista, un rabbino........Mi sembra che con trasmissioni come queste gli spettatori possano riprendere un momentino a respirare. Naturalmente c'erano diversi pareri sulla felicità, qualcuno secondo me più azzeccato, qualcuno meno, però credo che sia importante che le persone riprendano ad affrontare argomenti come questi, che riguardano profondamente l'uomo, perché anche solo il fatto di parlarne apre in noi degli spiragli di luce, di vita e di speranza. Una delle domande fatte a della gente comune e poi agli ospiti in studio, alla fine della puntata, era questa: “Come si può essere felici?”. Veniva richiesta in breve una ricetta della felicità. Se me lo avessero chiesto a me, avrei risposto di cercare la felicità, di cercare l'oggetto del nostro desiderio, che in ultima analisi risulta essere la verità o Dio. Secondo Sant'Agostino Dio ha creato il nostro cuore per Lui e il nostro cuore non ha pace se non riposa in Lui. Questo cercare Dio o la felicità o la verità è un rispondere a una chiamata che Dio stesso ha messo nel nostro cuore. Vivere la nostra vocazione di 'cercatori di Dio' è l'unico modo che abbiamo di essere felici, anche e soprattutto quando sembra che Lui proprio non voglia farsi trovare. Qualcuno degli ospiti in studio ha sollevato la questione se l'uomo sulla terra sia chiamato a essere felice e non piuttosto a essere semplicemente esecutore di un disegno divino che non riguarda la sua felicità, almeno non la felicità terrena. In merito a questo sentiamo cosa dice il Salvatore divino nel Vangelo di Giovanni. Nel capitolo 15, in uno dei discorsi dell'ultima cena, il divino Salvatore dice: “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Dunque il divino Salvatore parla di gioia se osserveremo i Suoi comandamenti, parla della Sua gioia, che sarà pienamente in noi se faremo così come dice Lui. E parla di gioia pur sapendo benissimo che sta andando incontro ad una morte che più atroce non ce n'è. Io non conosco i testi originali del Vangelo, né conosco le lingue in cui sono stati redatti originariamente i Vangeli. Mi attengo semplicemente alla traduzione italiana che dice “gioia” e non “felicità”. E in effetti sembrerebbe improprio parlare di felicità proprio in quell'ora precedente alla Passione di Cristo. Forse il termine “felicità” si usa più appropriatamente quando si vive un'ora felice e non si pensa a nient'altro che a quell'ora felice. Invece nel Vangelo di Giovanni il Cristo parla di gioia e di gioia piena. Non è per nulla diversa dalla “felicità” perché si nutre della consapevolezza che il Suo gesto darà la Vita Eterna ai Suoi amici, ma è anche consapevole di quello che costerà a Lui questa felicità eterna per i Suoi amici.

giovedì 19 giugno 2008

BRAVO BERLUSCONI, SEI TUTTI NOI (PURTROPPO)!

Ma che bravo il nostro Presidente del Consiglio che si preoccupa di quelli che meritano fino a dieci anni di galera, ma non di più! Perché lo fa per loro, mica lo fa per lui l'emendamento! Ma che bravi gli italiani, decine di milioni che votano uno che si fa le leggi per lui stesso, e non è la prima volta! E lui lo dice: lo fa per lui e anche per tutti gli altri, però! Che bravo!........Ma vedi come si preoccupa! Ma è solo per snellire i tempi della giustizia e schiaffare subito subito dentro quei bastardi che meritano più di dieci anni, mica per altro! Cosa vi credevate! Ma è solo perché i giudici ce l'hanno con lui! Senti senti cosa dice di lui quel giudice! Allora è giusto, visto che quel giudice ce l'ha proprio con lui, che lui utilizzi la sua alta carica istituzionale per farsi le leggi 'ad personam'! Questa è la tesi che sostiene lui e che sostengono i suoi sostenitori. E mi sembra giusto, mi sembra proprio un buon esempio di come si deve comportare una alta carica dello stato, che si preoccupi del bene della collettività, disinteressatamente! Da' proprio l'esempio di come si deve comportare una persona integra, disinteressata, che ci tiene veramente a fare vedere a tutti che lui è lì solo per mettersi al servizio di tutta la nazione! Perché è questo che tutti gli elettori vogliono vedere in un alto rappresentante dello stato, che sia sincero e disinteressato! O forse no?........No! Mi sono sbagliato, non è questo che vogliono vedere gli elettori e altrimenti non si spiegherebbe come mai lo hanno votato e rivotato! Scusate, mi sono sbagliato! Bravo Berlusconi, continua pure a curarti dei cazzi tuoi tranquillamente senza nessun problema mai, che tanto c'hai milioni di pecoroni che continueranno a votarti! Non preoccuparti! Davvero! Ciao, Berlusconi! Ciao! Sei tutti noi! (Purtroppo)!

mercoledì 11 giugno 2008

UNA PESCA MIRACOLOSA PERCHE' SENZA IL CALCOLATORE

Nell'ultimo capitolo del Vangelo di Giovanni i discepoli del Signore fanno, dietro le indicazioni del Signore stesso, una pesca miracolosa di 153 grossi pesci. Il Vangelo di Giovanni è così suddiviso: ci sono 12 capitoli prima dell'ultima cena, 5 capitoli dedicati all'ultima cena e i restanti 4 capitoli dedicati alla Passione, Morte e Risurrezione del Signore. In totale 21 capitoli suddivisi secondo lo schema 12-5-4.
Se riuniamo insieme i capitoli fino all'ultima cena abbiamo 12 + 5 = 17 capitoli.
Se invece riuniamo i capitoli dall'ultima cena fino alla fine abbiamo 5 + 4 = 9 capitoli. Se adesso moltiplichiamo tra di loro questi due numeri otteniamo 17 x 9 = 153, proprio il numero dei pesci pescati dai discepoli! C'è un altro fatto notevole: Se i capitoli fossero suddivisi secondo lo schema 12-4-4, allora i due numeri da moltiplicare tra di loro sarebbero 16 e 8, uno il doppio dell'altro, essendo 4 la terza parte di 12. Ma poiché lo schema è 12-5-4 i due numeri da moltiplicare sono 17 e 9, cioè il secondo numero, 9, è la metà sfalsata dell'altro, 17. E quando si moltiplicano tra di loro due numeri interi che sono uno la metà sfalsata dell'altro si ha come risultato un numero triangolare, ossia un numero che è la somma dei numeri da 1 a N, in questo caso da 1 a 17: 153 = 1 + 2 + 3 + 4 + 5 + ........ + 17 !

lunedì 9 giugno 2008

IL VANGELO DI GIOVANNI

Nel Libro dell'Apocalisse, anch'esso composto da Giovanni, il “discepolo prediletto” di Cristo, leggiamo (Ap 4,6): “In mezzo al trono e intorno al trono vi erano quattro esseri viventi pieni d'occhi davanti e di dietro. Il primo vivente era simile a un leone, il secondo essere vivente aveva l'aspetto di un vitello, il terzo vivente aveva l'aspetto d'uomo, il quarto vivente era simile a un'aquila mentre vola”. La tradizione cristiana, da Sant'Ireneo, ha visto, in questi quattro esseri viventi, il simbolo dei quattro evangelisti. Gesù nei quaderni di Valtorta conferma l'esattezza di questa interpretazione! E per la precisione l'uomo è Matteo, il leone è Marco, il vitello è Luca e l'aquila è Giovanni! Dice Gesù Cristo in Valtorta che, poiché i quattro Evangelisti hanno servito a far conoscere al mondo il Salvatore e il messaggio della Salvezza, è giusto che essi siano così presenti nel giorno del Gran Giudizio! Tutti e quattro gli evangelisti sono necessari a fare conoscere agli uomini tutti la figura del Salvatore, dice ancora Gesù in Valtorta. Essi formano come una scala, a partire da Matteo, l'uomo, il peccatore convertito, che illumina la figura di Gesù il Maestro, fino a Giovanni, l'aquila che fissando il suo sole, il Cristo, vola! Passando dalla forza leonina di Marco e dal paziente lavoro del bue che è Luca! I vangeli di Matteo, Marco e Luca sono detti 'sinottici' perché possono essere sistemati in colonne parallele, perché raccontano in gran parte gli stessi episodi, seppure in maniera diversa. Diversamente dal Vangelo di Giovanni, il quale non si distingue solo per i fatti narrati ma anche per la profondità spirituale della sua narrazione! Il Vangelo di Giovanni è stato l'ultimo dei quattro Vangeli che è stato scritto e perciò Giovanni ha anche potuto scegliere i fatti da narrare in maniera che non venissero replicate proprio esattamente le cose che erano già state scritte dagli altri tre evangelisti. Come dice Gesù in Valtorta, l'inizio del Vangelo di Giovanni è il grido dell'aquila:

In principio era il Verbo,il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce,
ma doveva rendere testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli rende testimonianza
e grida: -Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me-.
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato”.


Nel secondo capitolo si racconta il miracolo della trasformazione dell'acqua in vino, con il quale, dice Giovanni, Gesù diede inizio ai suoi segni: “Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: -Non hanno più vino-. E Gesù rispose: -Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora-. La madre dice ai servi: -Fate quello che vi dirà-. Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: -Riempite d'acqua le giare-; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: -Ora attingete e portatene al maestro di tavola-. Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: -Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono-”. Io vedo due significati in questa ultima frase: un significato è che quando Dio tocca qualcosa con un miracolo la rende perfetta e perciò il vino era eccellente. L'altro significato che vi vedo è che con l'avvento di Cristo viene il vino buono, mentre con l'Antico Testamento c'è il vino meno buono: infatti anche nell'Antico Testamento ci sono i giusti che versano il loro sangue, però questo sangue è mischiato con il sangue versato dai nemici di Israele, mentre nel Nuovo Testamento il Cristo versa tutto il Suo sangue e con esso ci disseta e non ha bisogno di altri spargimenti di sangue, perché il Cristo si carica tutti i peccati sopra di Sé! E' del terzo capitolo il colloquio che Gesù ha di notte con Nicodemo: “C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: -Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui-. Gli rispose Gesù: -In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio-. Gli disse Nicodemo: -Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?-. Gli rispose Gesù: -In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito-. Replicò Nicodemo: -Come può accadere questo?-. Gli rispose Gesù: -Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna-. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”. E' del quarto capitolo l'episodio della donna Samaritana al pozzo di Giacobbe: “Giunse pertanto a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: -Dammi da bere-. I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: -Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?-. I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: -Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva-. Gli disse la donna: -Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?-. Rispose Gesù: -Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna-. -Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua-. Le disse: -Va' a chiamare tuo marito e poi ritorna qui-. Rispose la donna: -Non ho marito-. Le disse Gesù: -Hai detto bene “non ho marito”; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero-. Gli replicò la donna: -Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare-. Gesù le dice: -Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità-. Gli rispose la donna: -So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa-. Le disse Gesù: -Sono io, che ti parlo-. In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: -Che desideri?-, o: -Perché parli con lei?-. La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: -Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?-. Uscirono allora dalla città e andavano da lui. [........] Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: -Mi ha detto tutto quello che ho fatto-. E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: -Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo-”. E' notevole il fatto che Gesù Cristo in questa città della Samaria trova piena accoglienza, sebbene i Giudei e i Samaritani non avessero buone relazioni tra di loro. Contrariamente a quello che avviene in gran parte della Giudea e nella stessa città di Cristo, Nazareth, dove se egli è accolto, è insieme anche osteggiato. Nel quinto capitolo guarisce un paralitico ed è sabato, il giorno in cui Mosè (Esodo 20,8) aveva prescritto il riposo da ogni attività. Per questo i nemici di Gesù trovano il pretesto per accusarlo, “perché faceva tali cose di sabato”! “Ma Gesù rispose loro: -Il Padre mio opera sempre e anch'io opero-. Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio”. E poi Giovanni riporta il seguente memorabile discorso, fino alla fine del capitolo: “Gesù riprese a parlare e disse: - In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole; il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udiranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udiranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Se fossi io a rendere testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace. Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Ma voi non volete venire a me per avere la vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste. E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è già chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza. Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?-”.
Non intendo commentare adeguatamente questo Vangelo di Giovanni, perché ci vorrebbero 1000 pagine, se bastano. Voglio solo sottolineare alcuni punti notevoli. C'è un riferimento inequivocabile alla risurrezione del corpo nell'ultimo giorno: “verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udiranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna”. Poi anche qui il Cristo rivendica per sé la testimonianza di Giovanni Battista, ma subito dopo aggiunge che Egli non ne ha bisogno, perché è una testimonianza data perché se ne avvantaggino gli uomini! Infatti dice poi che c'è una testimonianza superiore a quella di Giovanni Battista ed è quella data dalle opere da Lui compiute! Infine dice come mai i Suoi nemici non credono: non credono perché cercano la propria gloria e non cercano la gloria di Dio! Quella gloria di Dio Padre che Gesù cerca quando dice: “Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”.
Nel sesto capitolo, in seguito al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, dove si sfamarono cinquemila uomini, Gesù dice: -Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo-. Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: -Come può costui darci la sua carne da mangiare?-. Gesù disse: -In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno-.
Gesù Cristo non vuole sminuire il valore del miracolo che Dio fece quando sfamò gli ebrei nel deserto con la manna venuta dal cielo. Egli vuole che chi lo ascolta si renda conto della portata dell'evento che si compie con la Redenzione portata da Lui stesso.
E' Lui che dà la Salvezza agli uomini, è Lui il compimento della Promessa! E la sua carne e il suo sangue diventeranno davvero vero cibo e vera bevanda con l'istituzione del Sacramento dell'Eucarestia, la Comunione con il Corpo e con il Sangue di Cristo!
Nel settimo capitolo leggiamo: “Gesù disse: -Per poco tempo ancora rimango con voi, poi vado da colui che mi ha mandato. Voi mi cercherete, e non mi troverete; e dove sono io, voi non potrete venire-. Dissero dunque tra loro i Giudei: -Dove mai sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e ammaestrerà i Greci? Che discorso è questo che ha fatto: Mi cercherete e non mi troverete e dove sono io voi non potrete venire?-. Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: -Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno-. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato”. Questo è uguale a quello che disse alla donna samaritana al pozzo di Giacobbe: “Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”.
E' del capitolo ottavo l'episodio della peccatrice perdonata: “Gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: -Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?-. Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: -Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei-. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: -Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?-. Ed essa rispose: -Nessuno, Signore-. E Gesù le disse: -Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più-”. Se volete sapere che cosa scriveva Gesù con il dito per terra, il Vangelo di Valtorta lo dice: “Ha scritto successivamente: Usuraio – Falso - Figlio irriverente – Fornicatore – Assassino - Profanatore della Legge – Ladro – Libidinoso – Usurpatore - Marito e padre indegno – Bestemmiatore - Ribelle a Dio – Adultero”. La seconda volta che si rimette a scrivere per terra, mentre gli accusatori se ne vanno via, scrive: “Farisei – Vipere – Sepolcri di marciume – Menzogneri – Traditori – Nemici di Dio – Insultatori del suo Verbo ....”.
Il nono capitolo è tutto dedicato all'episodio della guarigione del cieco nato. I farisei ancora una volta accusano Gesù Cristo di non avere osservato il sabato, per avere operato una guarigione miracolosa nel giorno di sabato! Gesù disse al cieco guarito: -Tu credi nel Figlio dell'uomo?-. Egli rispose: -E chi è, Signore, perché io creda in lui?-. Gli disse Gesù: -Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui-. Ed egli disse: -Io credo, Signore!-. E gli si prostrò innanzi. Gesù allora disse: -Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi-. Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: -Siamo forse ciechi anche noi?-. Gesù rispose loro: -Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane-.
E' del decimo capitolo la parabola di Gesù buon pastore: “-In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei-. Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: -In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio-”. Come al solito, un commento adeguato a questa parabola richiederebbe diverse pagine. Mi soffermerò solo su questa frase: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo”. La libertà del regno dei cieli consiste nel potere entrare e nel potere uscire. Infatti se non si entra significa che si è fuori, ma se si entra senza potere uscire significa che si è costretti a farlo! Gesù è la porta, venuto in verità e semplicità, mandato dal Padre! Venuto nella pienezza dei tempi e annunciato da tutti i segni! E' come se fosse impossibile non vedere dove sta la porta per entrare! Venuto in tutta mitezza e umiltà, come buon pastore che ama le pecore e non vuole che esse si perdano, pronto a dare la vita per esse! Nessuno può dire che è stato da Lui costretto con la forza a entrare nel Suo regno!
Nell'undicesimo capitolo il Signore Gesù risuscita Lazzaro di Betania, fratello di Marta e di Maria. Questa Maria, sorella di Lazzaro e di Marta, secondo il Vangelo di Valtorta è Maria di Magdala o altrimenti detta Maria Maddalena, la peccatrice convertita, che bagna i piedi del Signore con le sue lacrime e li asciuga con i suoi capelli! Dai quattro Vangeli non si evince che Maria sorella di Lazzaro sia la Maddalena! Forse i quattro evangelisti hanno ritenuto opportuno di non specificare ulteriormente la vera identità della Maddalena, per non creare inutili scandali nella prima comunità dei credenti in Cristo! Per venire alla cronaca di Giovanni, le sorelle di Lazzaro mandano a dire al Signore che il loro fratello è malato. Il Signore si trattiene due giorni e poi si mette in marcia con i Suoi discepoli. Quando arriva a Betania, Lazzaro è morto già da quattro giorni! “Marta disse a Gesù: -Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà-. Gesù le disse: -Tuo fratello risusciterà-. Gli rispose Marta: -So che risusciterà nell'ultimo giorno-. Gesù le disse: -Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?-. Gli rispose: -Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo-”. Poi il racconto prosegue con il Signore che incontra Maria, la quale anche lei gli dice piangendo: -Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!-. Allora il Signore Gesù si mette a piangere anche Lui! E poi ancora prosegue così: “Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. Disse Gesù: -Togliete la pietra!-. Gli rispose Marta, la sorella del morto: -Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni-. Le disse Gesù: -Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?-. Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: -Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato-. E, detto questo, gridò a gran voce: -Lazzaro, vieni fuori!-. Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: -Scioglietelo e lasciatelo andare-”. E' scritto che Gesù pianse! Infatti Gesù è Dio ed è uomo e come uomo è soggetto ai sentimenti umani. Ma come mai Gesù pianse se sapeva che avrebbe fatto risorgere Lazzaro? Anche a questa domanda risponde Gesù stesso in Valtorta, dicendo che Egli pianse perché in quel momento gli si presentava davanti la morte come terribile conseguenza del peccato dell'uomo. Egli vedeva le terribili conseguenze derivate all'uomo dal suo peccato. Egli contemplava la morte spirituale dell'uomo più che la sua morte corporale! Giovanni ci fa vedere i rapporti che ci sono tra il Padre e il Figlio: Gesù dice al Padre: -Io sapevo che sempre mi dai ascolto-, tuttavia non si esime di chiedere al Padre! Egli chiede sempre, pur sapendo di essere sempre ascoltato!
Al dodicesimo capitolo troviamo questo discorso di Gesù: “-E' giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome-. Venne allora una voce dal cielo: -L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!-. La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: -Un angelo gli ha parlato-. Rispose Gesù: -Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me-. Questo diceva per indicare di quale morte doveva morire. Allora la folla gli rispose: -Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come dunque tu dici che il Figlio dell'uomo deve essere elevato? Chi è questo Figlio dell'uomo?-. Gesù allora disse loro: - Ancora per poco tempo la luce è con voi. Camminate mentre avete la luce, perché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce-. Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose da loro”. Gesù, dopo avere detto che il seme caduto in terra deve morire per produrre frutto, Egli stesso confessa che la Sua anima è turbata! Anche per Lui morire non è facile, e Lui lo dice ed è una morte non solo fisica ma morale e spirituale! Dal tredicesimo capitolo incominciano cinque capitoli, fino al diciassettesimo, tutti dedicati all'ultima cena! Ecco come incomincia il tredicesimo capitolo: “Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: -Signore, tu lavi i piedi a me?-. Rispose Gesù: -Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo-. Gli disse Simon Pietro: -Non mi laverai mai i piedi!-. Gli rispose Gesù: -Se non ti laverò, non avrai parte con me-. Gli disse Simon Pietro: -Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!-. Soggiunse Gesù: -Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti-. Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: -Non tutti siete mondi-. Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: -Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi-”. Gesù è un Maestro che non si limita solo ad insegnare con le parole, ma ricorre anche a gesti concreti, come quello di lavare i piedi ai Suoi discepoli, ad uno ad uno! Ecco una parte di discorso del quattordicesimo capitolo: “-Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui-. Gli disse Giuda, non l'Iscariota: -Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?-. Gli rispose Gesù: -Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto-”. La nostra intelligenza sarà sempre inadeguata a comprendere nella loro pienezza questi eccelsi discorsi del Salvatore riportati dall'Apostolo Giovanni, se il Suo Santo Spirito non viene in nostro soccorso a illuminarcene i significati! Il Salvatore dice che pregherà Dio Padre di inviare agli Apostoli lo Spirito Santo, che Egli qui chiama il Consolatore! Addirittura la Ss.Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo prendono dimora in chi ama Gesù e osserva la Sua parola!: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”!
Nel quindicesimo capitolo Gesù continua il lungo discorso dell'ultima cena: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”. Gesù dice ai Suoi discepoli che staccati da Lui, Vera Vite, non possono fare nulla! Subito dopo però aggiunge: Se rimanete in Me, chiedete quello che volete e vi sarà dato! Appartenere a Lui significa dedizione totale, da una parte e dall'altra: dare tutto per ricevere tutto! Ma perché ci dice questo? Ecco perché, lo dice Lui stesso: “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”!
Parla di gioia quando conosce benissimo tutto ciò che sta per accadergli da lì a poco!
Ecco che con Gesù Cristo cambiano i rapporti tra Dio e l'umanità amata da Dio! Infatti Egli dice: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi”!
Nel sedicesimo capitolo parla ancora della venuta dello Spirito Santo: “Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà”. Qui c'è un mistero: infatti Gesù dice che quando Egli se ne sarà andato, allora manderà il Consolatore. Ed è pur vero che tante volte, quando siamo in lutto, per la scomparsa di una persona cara o per un avvenimento spiacevole, poi ci accorgiamo che quel lutto era solo il preludio ad una nostra gioia più profonda!
Il principe di questo mondo è stato giudicato”! Il principe di questo mondo è il diavolo. E' principe non perché Dio gli abbia dato spontaneamente questo principato, ma perché gli uomini lo hanno liberamente eletto principe di questo mondo nel loro cuore! Ma ad ogni modo egli è solo principe e al di sopra del principe c'è il Re, il Re del Cielo e della terra che è il Signore, se vogliamo che il Signore regni nel nostro cuore! Per adesso il principe di questo mondo è stato giudicato, dice Gesù, ma non è ancora stato cacciato via. Ma verrà il giorno che lo sarà (Vedi il Libro dell'Apocalisse)!
Nel diciassettesimo capitolo Gesù rivolge questa mirabile preghiera a Dio Padre, che riempie tutto il capitolo e che riporto qui integralmente: “Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: -Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro-”.
Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura”. Il figlio della perdizione è Giuda Iscariota, che intanto era uscito, già dal tredicesimo capitolo, per andare ad accordarsi con i nemici di Gesù. Per la Scrittura che deve adempiersi vedi: Gv 13,18-19 e Sal 41,10. Non è che Giuda si dovesse per forza perdere e che il suo destino fosse segnato come traditore di Cristo, perché egli, come ogni uomo, avrebbe potuto salvarsi se avesse voluto! Qui entra in gioco il mistero dell'onniscienza di Dio, che vede il futuro allo stesso modo di come vede il presente, pur senza negare all'uomo il libero arbitrio. E' come dice in Luca 17,1: “E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono”!
Nel diciottesimo capitolo Gesù coi Suoi discepoli esce per andare nel giardino dove poi viene catturato dai soldati dei sommi sacerdoti e dei farisei guidati da Giuda Iscariota. Ecco le parole che Gesù dice davanti a Pilato: “Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: -Tu sei il re dei Giudei?-. Gesù rispose: -Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?-. Pilato rispose: -Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?-. Rispose Gesù: -Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù-. Allora Pilato gli disse: -Dunque tu sei re?-. Rispose Gesù: -Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce-. Gli dice Pilato: -Che cos'è la verità?-. E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: -Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?-. Allora essi gridarono di nuovo: -Non costui, ma Barabba!-. Barabba era un brigante”. In questo scambio di battute tra Gesù e Pilato continua il tema secondo cui il regno di Dio non è di questo mondo! Gesù dice a Pilato che è venuto per rendere testimonianza alla verità. Pilato, il funzionario del grande impero Romano, con alta responsabilità e alti incarichi, non immagina che ci possa essere un alto funzionario come Gesù, rappresentante di un altro regno diverso dal suo! Eppure anche il regno di Dio-Verità, perché Dio è Verità, ha bisogno dei suoi rappresentanti e dei suoi testimoni: “Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità”! Pilato, tutto assorbito negli incarichi del grande impero ha completamente perso di vista la verità, tanto che chiede: “Che cos'è la verità?”. Come se il grande impero Romano fosse la cosa più importante di tutte!
Nel diciannovesimo capitolo Gesù il Signore viene flagellato, incoronato di spine, schiaffeggiato e schernito dai soldati e infine crocifisso. Pilato fa mettere sulla croce di Gesù Cristo l'iscrizione con il motivo della condanna: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”! I sommi sacerdoti dicono a Pilato: “Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei”. E Pilato risponde: “Ciò che ho scritto, ho scritto”! Giovanni è l'unico dei quattro evangelisti che dice che presso la croce di Gesù c'era anche Sua Madre!: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: -Donna, ecco il tuo figlio!-. Poi disse al discepolo: -Ecco la tua madre!-. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa”. Gesù sulla croce ha pensato alla Sua Madre, rimasta senza Figlio e le ha dato Giovanni evangelista, l'autore di questo Vangelo, il discepolo prediletto, come figlio che la prendesse in casa sua! In questo passo del Vangelo si può anche vedere la maternità spirituale che Gesù ha dato alla Sua Madre su tutti gli uomini! Nel ventesimo capitolo leggiamo l'apparizione del Risorto ai discepoli: “La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: -Pace a voi!-. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: -Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi-. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: -Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi-. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: -Abbiamo visto il Signore!-. Ma egli disse loro: -Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò-. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: -Pace a voi!-. Poi disse a Tommaso: -Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!-. Rispose Tommaso: -Mio Signore e mio Dio!-. Gesù gli disse: -Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!-”.
Bellissima questa descrizione: le due volte che Gesù Risorto appare ai discepoli vengono descritte in due parole: -venne Gesù, a porte chiuse-, come se fosse la cosa più naturale del mondo! Il Signore appare loro maestosamente nel Suo corpo glorificato. Tutti i segni della Passione sono andati via, ma sono rimaste le cinque piaghe, delle mani, dei piedi e del costato! E con questo corpo glorificato, coi segni delle cinque piaghe, giudicherà tutti gli uomini nel Gran Giorno del Giudizio! Allora accogliamo anche noi l'invito che il Signore Gesù fa a Tommaso: “Non essere più incredulo, ma credente!”, affinché non avvenga anche a noi come a Tommaso, di essere costretti a ricrederci in quel giorno!
Nel ventunesimo ed ultimo capitolo: “Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: -Figlioli, non avete nulla da mangiare?-. Gli risposero: -No-. Allora disse loro: -Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete-. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: -E' il Signore!-. Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: -Portate un po' del pesce che avete preso or ora-. Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: -Venite a mangiare-. E nessuno dei discepoli osava domandargli: -Chi sei?-, poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti”. Il Signore si manifesta a loro come un estraneo che chiede da mangiare! E quante volte non si manifesta a noi in questa forma, infatti Lui ha detto: “Ciò che farete al più piccolo dei miei fratelli l'avrete fatto a me”! I pesci raccolti nella rete sono centocinquantatre: cioè la somma di tutti i numeri da 1 a 17! E diciassette sono i capitoli di questo Vangelo prima che incominci la Passione del Signore!
Il Vangelo di Giovanni termina così: “Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere”!
E io voglio ricordare che ci sono dieci volumi, ognuno formato da centinaia di pagine, in cui si racconta il Vangelo, con episodi conosciuti e con episodi inediti, scritti da Maria Valtorta negli anni '40, che vedeva gli episodi in visione e anche lei era vittima sacrificata all'amore, immobilizzato a letto da diverse malattie! Dice il Signore Gesù nell'Opera di Valtorta che nemmeno con questi dieci volumi noi conosciamo tutto della Sua vita e poi ancora dice che, al di là dell'iperbole fatta da Giovanni (“Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere”), se fossero scritte tutte le cose compiute da Lui nella Sua vita, comprese le preghiere fatte da Lui per ogni anima, bisognerebbe riempire tutte le sale di una delle nostre più grandi biblioteche!

venerdì 6 giugno 2008

IL VANGELO DI LUCA

Il Vangelo di Luca incomincia così: “Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, o Teòfilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto”! Così Luca inizia a scrivere nei dettagli la nascita di Giovanni Battista, la cui madre, Elisabetta, era cugina di Maria, la Madre di Gesù! E racconta nei dettagli il mistero della nascita verginale di Gesù dall'annunciazione fatta dall'Angelo Gabriele a Maria: “-Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te-. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: -Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine-. Allora Maria disse all'angelo: -Come è possibile? Non conosco uomo-. Le rispose l'angelo: -Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi, anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio-. Allora Maria disse: -Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto-. E l'angelo partì da lei”. Nel secondo capitolo viene raccontata la visita al bambino Gesù dei pastori: “ C'erano in quella regione [nei pressi di Betlemme] alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: -Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia-. E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:

-Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama-.

Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: -Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere-. Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro”. Al versetto 40 è detto: “Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui”. Il secondo capitolo racconta ancora di Gesù dodicenne in mezzo ai dottori del tempio: “I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: -Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo-. Ed egli rispose: -Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?-. Ma essi non compresero le sue parole”. Infine il capitolo, quasi a voler bilanciare una possibile interpretazione di un comportamento insubordinato di Gesù nei confronti dei suoi genitori, termina così: “Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”.
Il terzo capitolo è dedicato alla predicazione di Giovanni Battista nel deserto e al battesimo di Gesù con la discesa dello Spirito Santo su di Lui sotto forma di colomba e con la voce dal cielo che diceva: -Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto-. Poi c'è la genealogia di Gesù, quella genealogia con cui Matteo fa incominciare il suo Vangelo. Mentre Matteo risale agli antenati di Gesù fino ad Abramo, Luca invece risale fino ad Adamo! “....figlio di Enos, figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio”! Così termina la genealogia di Gesù nel Vangelo di Luca!
Nel quarto capitolo ci sono raccontate le tentazioni di Gesù nel deserto e di Gesù che poi si reca a Nazareth, la Sua città. “Si recò a Nazareth, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:

Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore.

Poi arrotolò il volume, lo consegno all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: -Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi-. Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: -Non è il figlio di Giuseppe?-. Ma egli rispose: -Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!- Poi aggiunse: -Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro-. All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò”.
Nel quinto capitolo troviamo questo episodio: “disse a Simone [Pietro]: -Prendi il largo e calate le reti per la pesca-. Simone rispose: -Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti-. E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: -Signore, allontanati da me che sono un peccatore-. Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: -Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini-. Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono”. Nel sesto capitolo, subito dopo l'enunciazione delle beatitudini, in forma ridotta rispetto a come le racconta Matteo, troviamo anche le maledizioni:

Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione.
Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti”.

Nel settimo capitolo: “Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé: -Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice-. Gesù allora gli disse: -Simone, ho una cosa da dirti-. Ed egli: -Maestro, di' pure-. -Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?-. Simone rispose: -Suppongo quello a cui ha condonato di più-. Gli disse Gesù: -Hai giudicato bene-. E volgendosi verso la donna, disse a Simone: -Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco-. Poi disse a lei: -Ti sono perdonati i tuoi peccati-. Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: -Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?-. Ma egli disse alla donna: -La tua fede ti ha salvata; va' in pace!-”.
Al capitolo ottavo: “In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. Cerano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Magdala, dalla quale erano usciti sette demoni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni”. Al nono capitolo: “Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demoni e di curare le malattie. E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: -Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno. In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino. Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi-. Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni”. Al capitolo decimo: “Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: -La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: -Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. [........] I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: -Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome-. Egli disse: -Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli-”. Al capitolo undicesimo: “Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza. Ebbene, io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!”. Al capitolo dodicesimo: “Uno della folla gli disse: -Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità-. Ma egli rispose: -O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?- E disse loro: -Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni-. Disse poi una parabola: -La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio-”. Al capitolo tredicesimo: “In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato a veva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: -Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo-”.
Al capitolo quattordicesimo: “Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: -Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te e colui che ha invitato e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. Invece quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato-”. Al capitolo quindicesimo troviamo la parabola del figliol prodigo: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, tu hai ammazzato per lui il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. Al capitolo sedicesimo troviamo questa altra parabola: “C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché. Quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco è disonesto anche nel molto. Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona”. Al diciassettesimo capitolo: “Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo verso, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. Al capitolo diciottesimo: “Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: -C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova mi molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi-. E il Signore soggiunse: -Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?-”. Al capitolo diciannovesimo fa il suo ingresso trionfale in Gerusalemme. “Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: -Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata-”. Al capitolo ventesimo Gesù Cristo rivendica per Sé la testimonianza del Battista nei Suoi confronti, ma senza volere convincere a tutti i costi i Suoi oppositori: “Un giorno, mentre istruiva il popolo nel tempio e annunziava la parola di Dio, si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli scribi con gli anziani e si rivolsero a lui dicendo: -Dicci con quale autorità fai queste cose o chi è che t'ha dato questa autorità-. E Gesù disse loro: -Vi farò anch'io una domanda e voi rispondetemi: Il battesimo di Giovanni [Battista] veniva dal Cielo o dagli uomini?-. Allora essi discutevano fra loro: -Se diciamo “dal Cielo”, risponderà: “Perché non gli avete creduto?”. E se diciamo “dagli uomini”, tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni è un profeta-. Risposero quindi di non saperlo. E Gesù disse loro: -Nemmeno io vi dico con quale autorità faccio queste cose-”. Il ventunesimo capitolo è dedicato “alle cose che dovranno accadere alla fine” e incomincia con l'episodio dell'obolo della vedova: “Alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli e disse: -In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti. Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere-”. Nel ventiduesimo capitolo si raccontano l'ultima cena, l'arresto di Gesù e la Sua condanna da parte del sinedrio. Prima di uscire per andare al monte degli Ulivi, dove Gesù soffrirà la Sua atroce agonia: “il suo sudore divenne come gocce di sangue che cadevano a terra”, e dove verrà catturato, viene riportato questo discorso “strano” di Gesù: “-Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?-. Risposero: -Nulla-. Ed egli soggiunse: -Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: 'E fu annoverato tra i malfattori'. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine-. Ed essi dissero: -Signore, ecco qui due spade-. Ma egli rispose: -Basta!-”. Nel ventitreesimo capitolo Gesù viene condotto da Pilato, il quale, prima di farlo flagellare e mandarlo alla crocifissione, lo manda da Erode come una brutta gatta da pelare, ma Erode glielo rimanda indietro! “Pilato domandò se era Galileo e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme. Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato”. Nel ventiquattresimo capitolo c'è la Risurrezione! Dopo il racconto delle donne che trovano il sepolcro vuoto e prima del racconto dell'apparizione del Risorto agli Undici, Luca racconta questa apparizione di Cristo Risorto a due Suoi discepoli: “Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: -Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?-. Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Cleopa, gli disse: -Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?-. Domandò: -Che cosa?-. Gli risposero: -Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto-.
Ed egli disse loro: -Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?-. E incominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: -Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino-. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: -Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?-. E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: -Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone-. Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane”.

Post più popolari