mercoledì 30 aprile 2008

IL PURGATORIO, UN'INVENZIONE DELLA CHIESA?

I Protestanti, la cui divisione dalla Chiesa Cattolica è avvenuta nel XVI secolo con Martin Lutero, non credono nel purgatorio. E' un'invenzione della Chiesa di Roma di quel periodo, sostengono, forse per fare soldi, come per le indulgenze. Loro, riferendosi alla Scrittura, al Vangelo più precisamente, dicono che il giudizio di Dio sull'uomo sarà o per il regno dei Cieli o per l'inferno. Il Cristo giudice dirà: “Venite benedetti dal Padre Mio, perché avevo sete e Mi avete dato da bere, avevo fame e Mi avete dato da mangiare....” oppure dirà: “Via da Me, nel fuoco eterno, perché avevo sete e non Mi avete dato da bere, avevo fame e non Mi avete dato da mangiare....”. Dunque, secondo quanto dice il Vangelo, non si prospetta un terzo regno del purgatorio. Bisogna però dire innanzitutto che le anime del purgatorio sono anime che possiedono già la salvezza eterna. Il loro è solo un periodo, breve o lungo che sia, a seconda dell'entità della purificazione che devono ottenere, finito il quale è sicuro che otterranno il regno dei Cieli. In secondo luogo il giudizio di cui parla il Vangelo è il giudizio finale e non quello particolare. Perché c'è il giudizio di Dio particolare, che affronta l'anima al momento della sua morte e poi c'è il giudizio finale, che sarà all'ultimo giorno quando verrà Cristo giudice “per giudicare i vivi e i morti” e saremo tutti davanti al Suo cospetto. Allora non c'è contraddizione perché, secondo quanto è riportato in Maria Valtorta, dopo il giudizio finale il limbo e il purgatorio non ci saranno più. L'Opera di Maria Valtorta è il mio testo di riferimento (vedi post intitolati MARIA VALTORTA) perché ci credo in virtù dello Spirito Santo. Volendo si possono e si debbono fare altre ricerche come anche informarsi sulla dottrina della Chiesa su questi temi. Nell'Opera di Maria Valtorta c'è il Cristo che parla direttamente alla Valtorta e a tutti noi, sempre se siamo disposti ad ascoltarlo, e poi ci sono riportati episodi della vita di Cristo (10 volumi!), che lei vedeva in visione e trascriveva. Mi ricordo che, in uno di questi episodi, Gesù Cristo parla con un dottore della legge, credo, e lo conferma nella sua credenza dell'esistenza dei tre regni: paradiso, purgatorio e inferno e al contempo associa il purgatorio al paradiso, perché nel purgatorio le anime sono già salve. Perciò il Cristo parlava del purgatorio come di qualcosa che agli ebrei di quel tempo era già noto! L'unico riferimento al purgatorio che si conosca nell'Antico Testamento, credo, è nel libro dei Maccabei, ma si tratta solo di uno sfumato accenno! Eppure gli ebrei lo conoscevano, evidentemente! Secondo Valtorta il Cristo al Suo tempo già parlava del purgatorio! Bisogna vedere cosa è rimasto nella tradizione della Chiesa Cattolica di questi insegnamenti del Cristo! Bisognerebbe fare ricerche! Per finire faccio questa constatazione. Ci hanno insegnato che è stato Cristoforo Colombo che ha aperto gli occhi all'umanità sul fatto che la terra non è piatta ma “rotonda”. Siamo talmente abituati a questo fatto che non ci accorgiamo nemmeno che la sua non era affatto un'idea nuova. Già Eratostene, nel III secolo prima di Cristo!, aveva calcolato approssimativamente il raggio della sfera terrestre, basandosi solo sull'angolo che la luce delle stelle faceva con la superficie terrestre in diversi luoghi della terra!

martedì 29 aprile 2008

LETTERA AD UN'ANIMA CHE NON AMA

Non avere paura di accettarti come sei!!!!!!!!!!!!
Al contempo abbi il coraggio di sacrificare te stesso!!!!!!!!!!!!
Se vuoi avere ciò che desideri quando la vita non te lo vuole dare, avrai solamente frustrazioni.
Umiliati se vuoi essere esaltato!!!!!!!!!!!!
Umiliati
Umiliati
Umiliati
Dodici volte umiliati!
Queste sono regole della vita, le ha decise Dio, e tu non puoi scavalcarle!
Tu odii il Sacrificio di Cristo.
Le Sue braccia spalancate per amore ti fanno orrore, perché tu odii l'idea di sacrificio, perché tu non ami.
Se non ami, la tua vita sarà follia. Ecco cosa sarà: follia.
Si ama se ci si sacrifica.
L'amore per se stessi non si chiama amore.
Si chiama egoismo.

lunedì 28 aprile 2008

COMMENTO AL CANTO III INFERNO

1-9. Queste sono le parole che Dante e Virgilio trovano scritte sulla porta dell'inferno. Ai versi 5 e 6 troviamo le tre persone della Ss. Trinità: la divina podestate o divina potenza, ossia Dio Padre, la somma sapienza, ossia il Figliolo Gesù Cristo e il primo amore, ossia l'Amore, che è lo Spirito Santo.
18. il bene dell'intelletto è Dio, essendo Dio il bene a cui aspira il nostro intelletto.
34-36. Coloro che vissero senza infamia e senza lode, sono gli ignavi, che non fecero né del male e né del bene.
37-39. Qui si parla di una schiera di angeli che, quando Luciferò si ribellò a Dio trascinandosi dietro tutti gli angeli ribelli, non presero parte né per Dio e né per Lucifero.
51. Dopo avere detto che il mondo e anche la misericordia e la giustizia di Dio sdegnano gli ignavi, Virgilio anche lui conclude con una frase che sigilla questo sdegno generale: non ragioniamo di loro, ma guarda e passa.
59-60. E' l’eremita Pier da Morrone, contemporaneo di Dante che, eletto pontefice nel 1294 col nome di Celestino V, abdicò dopo pochi mesi. La motivazione della sua condanna all'inferno degli ignavi la dobbiamo leggere nel movente che Dante dà della sua rinuncia al papato: la viltà.
64-69. Dato che quando erano in vita non sono stati punti né a fare il bene né a fare il male, ora la vendetta divina li fa pungere da mosconi e vespe.

INFERNO CANTO III

‘Attraverso di me si va nella città dolente,
attraverso di me si va nell’eterno dolore,
attraverso di me si va tra la perduta gente.
La giustizia mosse Colui che mi fece;
mi fece la divina potenza,
la somma sapienza e l’amore di Dio.
Prima di me non ci furono cose create
se non eterne, e io duro in eterno.
Lasciate ogni speranza, voi che entrate’.
Queste parole di colore scuro
vidi io scritte sulla sommità di una porta;
al che io dissi: “Maestro, il significato loro mi è duro”.
E lui a me, come persona accorta:
“Qui si deve lasciare ogni timore;
ogni viltà bisogna farla morire qui.
Noi siamo giunti al luogo che ti dicevo
e tu vedrai le genti dolorose
che hanno perduto il bene dell’intelletto (Dio)”.
E dopo che mi porse la sua mano
con lieto volto, così che io mi confortai,
mi introdusse alle cose segrete.
Là sospiri, pianti e alti lamenti
risuonavano per l’aria senza stelle
così che io subito piansi.
Strane lingue, orribili pronunce,
parole di dolore, accenti di ira,
voci alte e fioche e insieme suoni di percosse con le mani
facevano un tumulto che si aggirava intorno
in quell’aria eternamente scura,
come la sabbia quando il turbine soffia.
E io che avevo la mente sconvolta,
dissi: “Maestro, cos’è quel che io sento?
e che gente è che sembra nel dolore così vinta?”.
E lui a me: “Questa misera condizione
mantengono le tristi anime di coloro
che vissero senza riportarne infamia e senza riportarne lode.
Mischiate sono a quel cattivo coro
degli angeli che non furono ribelli
e neanche furono fedeli a Dio, ma furono per se stessi.
Li cacciano via i Cieli per non essere meno belli,
e nemmeno il profondo inferno li riceve,
che i colpevoli, di essi, avrebbero di che gloriarsi”.
E io :“Maestro, cos’è tanto greve
a loro che li fa lamentare così forte?”.
Rispose: “Te lo dirò sommariamente.
Questi non hanno speranza di morte,
e la loro oscura condizione è tanto bassa,
che invidiosi sono di ogni altra sorte.
Il mondo non lascia che perduri la fama di loro;
la misericordia e la giustizia li sdegnano:
non ragioniamo di loro, ma guarda e passa”.
E io, che guardai, vidi una bandiera
che girando correva così veloce,
che non si degnava mai di alcuna posa;
e dietro le veniva una così lunga fila
di gente, che io non avrei mai creduto
che la morte tanta ne avesse disfatta.
Dopo che ebbi riconosciuto alcuno,
vidi e riconobbi il fantasma di colui
che fece, per viltà, il gran rifiuto.
Subito capii e certo fui
che questa era la setta di quei cattivi,
spiacenti a Dio e ai nemici Suoi.
Questi sciagurati, che mai furono vivi,
erano nudi e punzecchiati molto
da mosconi e da vespe che erano lì.
Queste rigavano loro di sangue il volto,
che, misto alle lacrime, ai loro piedi
da fastidiosi vermi era raccolto.
Dopo che guardai più in là,
vidi genti alla riva di un grande fiume;
così che io dissi: “Maestro, concedimi
di sapere che tipo di anime, e quale consuetudine
le fa sembrare così sollecite di attraversare (il fiume),
come io discerno per la poca luce”.
E lui a me: “Le cose ti saranno raccontate
quando noi fermeremo i nostri passi
sul triste fiume Acheronte”.
Allora con gli occhi vergognosi e bassi,
temendo che il mio dire fosse importuno,
mi trattenni dal parlare fino al fiume.
Ed ecco che verso di noi viene su un imbarcazione
un vecchio, bianco per la canizie,
gridando: “Guai a voi, anime malvagie!
Non sperate mai di vedere il Cielo:
io vengo per portarvi all’altra riva
nelle tenebre eterne, nel caldo e nel gelo.
E tu che sei lì, anima viva,
allontanati da questi che sono morti”.
Ma dopo che vide che io non me ne andavo,
disse: “Per altra via, per altri porti
approderai, non qui, per passare:
più lieve legno conviene che ti conduca”.
E il duca disse a lui: “Caronte, non ti crucciare:
volle così Dio (colà dove si puote
ciò che si vuole), e di più non domandare”.
Da quel momento furono quiete le lanose gote (Caronte non parlò più)
del nocchiero della livida palude,
che intorno agli occhi aveva cerchi di fuoco.
Ma quelle anime, che erano accasciate e nude,
cambiarono colore e dibatterono i denti,
non appena intesero le parole crude.
Bestemmiavano Dio e i loro genitori,
la specie umana e il luogo e il tempo e il seme
dei loro antenati e dal quale nacquero.
Poi si adunarono tutte quante insieme,
piangendo forte, sulla riva malvagia
che attende ciascun uomo che non teme Dio.
Il demonio Caronte, con occhi di brace
accennando loro, tutte le raccoglie;
batte col remo chiunque indugia.
Come in autunno si distaccano le foglie
una dopo l’altra, fino a che il ramo
vede a terra tutte le sue spoglie,
allo stesso modo i malvagi discendenti di Adamo
si spiccano da quel lito uno alla volta,
ai cenni (di Caronte) come un uccello da caccia al richiamo del padrone.
Così se ne vanno per l’onda cupa,
e prima che siano approdati di là,
ancora di qua una nuova schiera si aduna.
“Figliolo mio”, disse il maestro cortesemente,
“quelli che muoiono nell’ira di Dio
convengono tutti qui da ogni paese;
e sono pronti ad attraversare il fiume,
perché la divina giustizia li sprona,
così che la paura si muta in desiderio.
Di qui non passa mai un’anima buona;
e perciò, se Caronte di te si lagna,
ben puoi dedurre ormai il significato delle sue parole”.
Finito ciò, la buia landa
tremò così forte, che dello spavento preso
la memoria ancora mi bagna di sudore.
La terra lacrimevole sprigionò un turbine di vento,
che balenò in una vampa di fuoco
la quale vinse i miei sensi
e caddi come l'uomo che si addormenta.

COMMENTO AL II CANTO DELL'INFERNO DI DANTE

10-12. In questi versi si manifesta tutto il “peso”, l'importanza e anche la tragicità di questa avventura di Dante nel regno dell'aldilà. Si vede che si tratta di qualcosa di importante, che sarà un viaggio importante, perché coinvolge Dante in tutto il suo essere, infatti qui inizia a manifestare le sue titubanze.
28-30. Nella Sacra Scrittura: At 9,15. In 2 Cor 12, 2-4 San Paolo afferma di essere stato rapito fino al terzo cielo e di avere udito parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare.
49-51. Al vedere l'incertezza di Dante, Virgilio ora tira fuori le sue frecce e racconta a Dante qualcosa che lo commuoverà profondamente fino a convincerlo.
70-71. Qui si manifesta chi è che parla: Beatrice Portinari. Evidentemente nel paradiso si sta bene, infatti lei dice: -vengo dal luogo dove desidero tornare-.
76-78. Con la tua virtù, le dice Virgilio, la specie umana si innalza al di sopra di tutto ciò che è esclusivamente terreno.
82-84. ....in questo centro....: Virgilio sta nel limbo, che nella cosmologia dantesca è posto al centro della terra.
94-96. La gentil donna è Santa Maria, la Madonna, che si compiange della situazione di Dante e perciò ottiene da Dio un annullamento dei Suoi decreti, e così a Dante è concesso di visitare i tre regni, per suo bene e per nostro bene.
98-99. ....ora ha bisogno il tuo fedele di te e io a te lo raccomando....: E Dante era proprio molto devoto a Santa Lucia.

INFERNO CANTO II

Il giorno se ne andava e il cielo imbrunito
toglieva gli esseri animati che sono in terra
dalle loro fatiche; e unicamente io
mi preparavo a sostenere la prova
sia del cammino e sia del cuore,
di cui riferirà la mia memoria, senza errore.
O muse, o alto ingegno, siate il mio aiuto;
o mia mente che registrasti ciò che io vidi,
qui si manifesterà la tua nobile perfezione.
Io cominciai a dire: “Poeta che mi guidi,
guarda bene il mio valore, se son capace di tanto,
prima che all’alto passaggio tu mi commetta.
Tu dici che il genitore di Silvio (Enea),
ancora in veste mortale, nell’immortale
mondo andò, e ci andò dotato di tutti i suoi sensi.
Perciò, se l’avversario di ogni male (Dio)
cortese gli fu, pensando all’alto effetto
che da lui ne doveva conseguire, e chi lui era e quale lui era
non parrebbe indegno a un uomo d’intelletto;
che egli fu dell’anima di Roma e del suo impero (l'impero romano)
nell’Empireo Cielo (da Dio) eletto come padre:
la quale Roma e il quale impero romano, a volere dire il vero,
furono stabilite per il santo luogo
dove ora siede il successore del più grande Pietro (il Papa).
Per questo suo viaggio di cui tu gli dai vanto
egli udì cose che furono la causa
della sua vittoria (contro Turno) e del futuro insediamento del Papa.
Vi andò poi il Vaso d’elezione (San Paolo Apostolo),
per riportarne conferma e sostegno a quella fede
che è principio alla via di salvezza (la fede cristiana).
Ma io, perché venirvi? o chi lo concede?
Io non sono Enea, io non sono Paolo;
che io sia degno a ciò, né io né altri ci si crede.
Perché, se io acconsento di venirvi,
temo che la mia venuta sia folle.
Sei savio; intendi meglio di quello che ti può dire il mio ragionamento”.
E come fa colui che vuole e disvuole
e per nuovi pensieri cambia proposito,
così che rinuncia del tutto a ciò che aveva cominciato,
così mi feci io in quell'oscuro pendio,
perché, nel pensarvici, già esaurii l’impresa
che all’inizio intrapresi senza indugio.
“Se io ho inteso bene il tuo discorso”,
rispose lo spirito del magnanimo Virgilio,
“l’anima tua è macchiata di viltà;
la quale viltà molte volte ostacola l’uomo
così che da un'onorata impresa lo rivolge indietro,
come la falsa percezione della bestia quando vede un’ombra.
Affinché tu ti sciolga da questa paura,
ti dirò perché io venni a te e quello che udii
nel primo istante che sentii dolore per te.
Io ero tra coloro che sono sospesi (nel limbo),
e una donna mi chiamò, così beata e bella,
che io mi misi ai suoi ordini.
Lucevano i suoi occhi più delle stelle
e mi cominciò a dire dolce e soave,
con angelica voce, nel suo dialetto:
-O anima cortese mantovana,
di cui la fama ancora dura nel mondo,
e durerà fino alla fine del mondo,
il mio amico, ma non amico della buona ventura,
nella deserta costa è impedito
talmente nel procedere, che si è voltato indietro per paura;
e temo che non sia già così smarrito,
che io mi sia levata tardi in suo soccorso,
per ciò che io ho di lui nel cielo udito.
Ora muoviti tu, e con la tua parola ornata
e con ciò che è necessario alla sua salvezza,
aiutalo così che io ne sia consolata.
Io sono Beatrice, che ti mando;
vengo dal luogo (il paradiso) dove desidero tornare;
l’amore mi mosse, che mi fa parlare.
Quando sarò davanti al mio Signore,
sovente a Lui farò le tue lodi-.
Allora tacque, e cominciai io:
-O donna virtuosa, solamente per la quale virtù
l’umana specie supera ogni contenuto
di quel cielo che ha il cerchio minore (il cielo della luna),
tanto mi è gradito il tuo comando,
che l’immediato ubbidire mi sarebbe già tardi;
non ti serve altro che esprimermi il tuo desiderio.
Ma dimmi perché non ti preoccupi
di scendere qua giù in questo centro
dall’ampio luogo dove tu ardi di tornare-.
-Da che tu vuoi saperlo,
ti dirò brevemente-, mi rispose,
-perché non temo di venir qua dentro.
Temere si deve di sole quelle cose
che hanno potere di fare agli altri male;
delle altre no, non c’è da aver paura.
Io sono fatta da Dio, per sua grazia, tale,
che la vostra miseria non mi tocca,
né mi assale la fiamma di questo incendio.
Nel Cielo vi é gentil Donna che si compiange
che ci sia questo impedimento che tu vada dove io ti mando,
sì che la dura sentenza divina annulla.
Questa gentil Donna fece chiamare Santa Lucia
e le disse: - Ora ha bisogno il tuo fedele
di te, ed io a te lo raccomando -.
Lucia, nemica di ogni crudeltà,
si mosse, e venne dove io ero,
che stavo seduta con l’antica Rachele.
Disse: -Beatrice, che con il tuo essere sei una vera lode di Dio,
perché non soccorri colui che tanto ti amò,
che ispirato da te si distinse dal comune popolo?
Non senti tu l’angoscia del suo pianto?
Non vedi tu la morte contro cui combatte
su la fiumana a cui confronto il mare non può vantare un impeto maggiore?-.
Al mondo non ci furono mai persone così rapide
a recare loro vantaggio o a sfuggire loro danno,
come me, dopo cotali parole,
venni qua giù dal mio beato seggio
per affidarmi a te e al tuo parlare dignitoso,
che fa onore a te e a quelli che l’hanno udito-.
Dopo che mi fece questo discorso,
volse gli occhi lucenti e lacrimanti,
così che mi fece venire più rapidamente.
E venni a te così come ella volle:
ti tolsi dall’affrontare quella belva
che il corto cammino del monte ti impedì.
Dunque: che è? perché ti fermi,
perché tanta viltà nel cuore alberghi,
perché ardire e franchezza non hai,
dal momento che tre donne benedette tali
si curano di te nella corte del cielo,
e il mio parlare tanto bene ti promette?”.
Come i fioricini per il gelo della notte
piegati e chiusi, dopo che il sole li illumina
si drizzano tutti aperti sul loro stelo,
così feci io della mia virtù stanca,
e tanto buon coraggio mi corse al cuore,
che io cominciai a dire come persona franca:
“Oh pietosa colei che mi soccorse!
e te cortese che ubbidisti subito
a le sincere parole che ti rivolse!
Tu mi hai con desiderio disposto il cuore,
sì al venire, con le parole tue,
che io son tornato nel mio primo proposito.
Ora vai avanti, che tutt’e due abbiamo lo stesso volere:
tu guida (duca), tu signore e tu maestro”.
Così gli dissi; e poi che si fu avviato
entrai per il cammino difficile e aspro.

COMMENTO AL PRIMO CANTO DELL'INFERNO DI DANTE

8: per trattare del bene che io vi trovai. Alla fine tutto è volto al bene evidentemente.
10-12: io non so bene ridire come io vi entrai...che la via vera abbandonai. Chi entra nelle spire del male non sa ridire nemmeno lui come ci è entrato. Alla fine ci si specchia solo nella luce del vero e del bene. Nelle tenebre e nel male non ci si specchia, non ci si può riconoscere.
17: qui troviamo il sole che, dando la vita al nostro pianeta è il simbolo divino di tutto ciò che c'è di bene.
30: Dante è ancora incerto, per questo non avanza il piede sicuro, anzi dice che il piede più sicuro era quello che rimaneva fermo.
101: Nella simbologia di Dante, il veltro, che è un restauratore delle cose di Dio, è quasi accomunato a coloro che si uniscono con la lupa, ossia con la cupidigia. Infatti veltro significa cane da caccia, quindi non solo un animale anche lui, ma con i connotati fisici quasi simili a quelli del lupo, se non che il cane da caccia ubbidisce al padrone, ossia a Dio, mentre il lupo (o la lupa), almeno nell'immaginario collettivo, è fiera che viene per razziare. Questo sembra volere connotare la natura esclusivamente umana e quindi non divina di questo restauratore.
105-106: ....tra Feltre e il Montefeltro. Di quell'umile Italia sarà salute....Evidentemente l'Italia sarà la patria di questo restauratore. Questa è una interpretazione geografica di questo verso, ma non è la sola. Feltro significa anche cielo ed è anche un tessuto di semplice fattura. Tutti questi significati coesistono insieme.
                                                Aggiunta postuma del 13-02-2014:
Ho trovato un filmato su Youtube del Prof. Nicola Leonzio, nel quale egli sostiene l'interpretazione di questo passo data da Gilberto Mazzoleni, uno studioso delle tecnologie medioevali. Secondo questa interpretazione, ciò che nasceva tra feltro e feltro altro non era che la 'carta'! Dice Leonzio che ancora oggi, come nel medioevo, assistendo ai processi di lavorazione della carta a Fabriano, la cartiera più famosa d'Italia, troveremmo che la pasta di cellulosa, dalla quale poi deriverà la carta, è messa ad asciugare tra fogli di feltro! Nel filmato in questione si sostiene che il Veltro sarebbe la carta sulla quale Dante scrisse la sua Commedia e alla quale avrebbe affidato il compito di liberare l'umanità dalla cupidigia. Noi ci accontentiamo solo della sua prima spiegazione, e cioè che il Veltro potrebbe essere un personaggio che 'nasce dalla carta', cioè che affida la sua missione a ciò che può nascere dalla sua scrittura, uno scrittore quindi. 'Nascita' e 'nazione' hanno la stessa radice, quindi la carta, ossia la scrittura, sia come esordio di se stesso nel mondo nella sua missione ricevuta da Dio, sia come luogo di appartenenza spirituale. Nel mondo globalizzato di oggi ha molto più senso, rispetto al medioevo, dire che i libri, che la lettura e la scrittura, possano essere un luogo spirituale di appartenenza, perciò potrebbe essere più facilmente un personaggio vicino alla contemporaneità. Infine, se è profezia che viene dal Cielo, gli altri significati di cui sopra possono benissimo coesistere, anzi, ci si aspetta che coesistino, perciò 'tra feltro e feltro' può, allo stesso tempo, ma sicuramente con un'importanza minore rispetto all'appartenenza spirituale 'cartacea', indicare un luogo di appartenenza anche geografica: 'tra Feltre e Montefeltro', e allo stesso modo anche gli altri significati di cui abbiamo detto sopra possono avere un senso.
109-111:Questi la caccerà da ogni città........Evidentemente la venuta di questo restauratore coinciderà con una svolta epocale nella storia, datosi che coinciderà con la scomparsa della cupidigia che ritornerà nell'inferno da dove se ne è venuta.
117: per la “seconda morte” vedi l'Apocalisse di San Giovanni. Sarà dopo il giudizio finale.
118-120: coloro che sono contenti nel fuoco........Infatti chi è nel purgatorio sa già di possedere la salvezza dell'anima sua.
124-126. Che cosa avrà fatto mai di male Virgilio tanto da dire che fu ribelle alla legge di Dio? Questo lo dirà lui stesso nel IV Canto. Virgilio è un'anima che sta nel limbo e che quindi non ha altra pena se non quella di desiderare Dio e non poterlo ottenere. Ma dal limbo si può uscire? E' la domanda che fa Dante stesso a Virgilio nel IV Canto e Virgilio gli risponde che Cristo quando risorse da morte, venne nel limbo per portarsi via qualcuno (vedi Inferno, IV Canto). A tal proposito, introducendo delle mie conoscenze personali, e non conoscendo il parere della Chiesa al riguardo, posso dire che il Cristo in Maria Valtorta dice che dopo il giudizio finale il limbo e il purgatorio non ci saranno più. E siamo tutti più contenti (povero Virgilio....).
127: Notare la differenza dei termini. Dio “impera” in ogni luogo, ma “regna” solo in Cielo.

INFERNO CANTO I

Giunto a metà degli anni che ci è dato da vivere
mi ritrovai dentro una selva oscura,
ché la retta via avevo smarrito.
Ahi quanto è difficile dire come era
questa selva selvaggia e aspra e impenetrabile
che al ripensarci ritorna la paura!
Tanto è amara che la morte è poco di più;
ma per trattare del bene che io vi trovai,
dirò delle altre cose che vi ho scorto.
Io non so bene ridire come io vi entrai,
così tanto ero pieno di sonno in quel momento,
che la via vera abbandonai.
Ma dopo che io fui giunto ai piedi di un colle,
là dove terminava quella valle
che mi aveva trafitto il cuore di paura,
guardai in alto e vidi le sue spalle (del colle)
investite già dai raggi del sole, astro
che conduce diritto ognuno per ogni sentiero.
Allora la paura un poco si acquietò,
che nel lago del cuore mi era durata
nella notte che io passai con tanto patema.
E come colui che con respiro affannoso,
uscito fuori dal mare fin sulla riva,
si volge verso le pericolose acque e guarda,
così il mio animo, che ancora fuggiva,
si volse indietro a rimirare il passaggio
che non lasciò mai nessuno vivo.
Dopo che ebbi riposato un poco il corpo stanco,
ripresi la strada per il pendio deserto,
in tal modo che il mio piede più sicuro era sempre quello inferiore.
Ed ecco, quasi al cominciare della salita,
una belva snella e molto agile,
che era coperta di pelo maculato;
e non si allontanava davanti a me,
anzi impediva tanto il mio cammino,
che io mi disposi più volte a tornare indietro.
Era il principio del mattino,
e il sole sorgeva congiunto con quella stessa costellazione
a cui era congiunto quando l’amore divino
mosse per la prima volta quelle cose belle (le stelle) ;
cosicché avevo motivo di non disperare
per quella belva dal pelo screziato
dati l’ora del giorno e la dolcezza della stagione;
ma non tanto da non darmi paura
la vista di un leone.
Questo sembrava che venisse contro di me
con la testa alta e con rabbiosa fame,
sì che sembrava che l’aria ne tremasse.
E di una lupa, che di ogni bramosia
sembrava carica nella sua magrezza,
e molte genti già fece vivere grame,
questa mi fece diventare tanto cupo
con la paura che suscitava il suo aspetto,
che io persi la speranza di guadagnare quell’altezza (la cima del colle).
E come colui che volentieri accumula beni,
e giunge il tempo che glieli fa perdere,
in tutti i suoi pensieri piange e si rattrista;
così fece di me l’irrequieta belva,
che, venendomi incontro, a poco a poco
mi respingeva là dove non batte il sole.
Mentre io stavo rovinando verso il fondo,
si offrì alla mia vista
colui che per un lungo silenzio pareva non avere quasi più voce.
Quando vidi costui nel gran deserto,
“Abbi pietà di me”, gridai a lui,
“chiunque tu sia, fantasma o uomo reale!”.
Mi rispose: “Non sono un uomo, ma lo fui,
e i miei genitori furono lombardi,
cittadini di Mantova ambedue.
Nacqui sotto Giulio Cesare, per quanto tardi,
e vissi a Roma sotto il valente Augusto
nel tempo degli dèi (pagani) falsi e bugiardi.
Fui poeta, e cantai di quel giusto
figliolo d’Anchise che venne da Troia,
dopo che il superbo Iliòn fu incendiato.
Ma tu perché ritorni a tanta angoscia?
perché non sali il dilettoso monte
che è principio e causa di ogni gioia?”.
“Dunque sei tu Virgilio, sorgente
di così grande fiume che spandi nel parlare?”,
risposi io a lui con vergognosa fronte.
“O onore e luce degli altri poeti,
mi valga il lungo studio e il grande amore
con cui ho studiato la tua opera.
Tu sei il mio maestro e la mia autorità,
tu solo sei colui da cui io trassi
il bello stile che mi ha fatto onore.
Guarda la belva per cui io mi volsi indietro;
aiutami da lei, famoso saggio,
che essa mi fa tremare le vene e i polsi”.
“A te conviene seguire un’altra strada”,
rispose, dopo che mi vide lacrimare,
“se vuoi uscire vivo da questo luogo selvaggio;
perché questa belva, per la quale tu gridi,
non lascia passare alcuno per la sua via,
ma tanto lo impedisce che l’uccide;
e ha natura così malvagia e perversa,
che non sazia mai la sua bramosa voglia,
e dopo il pasto ha più fame che prima.
Molti sono gli animali a cui si congiunge,
e più saranno ancora, fino a che il veltro
verrà, che la farà morire con dolore.
Questi non si pascerà di terra né di metallo (né di terre né di denari),
ma di sapienza, amore e virtù,
e sua nazione sarà tra Feltre e il Montefeltro.
Di quell’umile Italia sarà salute
per la quale morirono la vergine Camilla,
Eurialo e Turno e Niso per le ferite riportate.
Questi la caccerà da ogni città,
finché non la avrà rispedita nell’inferno,
la dove l’invidia del demonio (la prima invidia) la fece dipartire.
Così io per il tuo meglio penso e discerno
che tu mi segua e io ti sarò guida,
e ti trarrò via di qui attraverso un luogo eterno;
dove udirai le disperate strida,
vedrai gli spiriti dolenti di persone vissute fin dall’antichità,
che ognuno di essi invoca la seconda morte;
e vedrai coloro che sono contenti
nel fuoco, perché sperano di venire
quando che sia tra le beate genti.
Alle quali poi se tu vorrai salire,
ci sarà un'anima a ciò più degna di me:
con lei ti lascerò nel mio partire;
perché quell’imperatore che là su regna (Dio),
perché io fui ribelle alla sua legge,
non vuole che nella sua città tramite me si venga.
In ogni parte Egli impera e lì (in paradiso) regna;
lì è la sua città e l’Alto Trono:
oh felice colui che lì Dio elegge!”
E io a lui: “Poeta, io ti chiedo
per quel Dio che tu non conoscesti,
perché io fugga il mio presente male e peggio,
che tu mi porti là dove ora dicesti,
così che io veda la porta di san Pietro
e coloro che tu dici essere così mesti”.
Allora si incamminò e io andai dietro a lui.

domenica 27 aprile 2008

RIPETITA JUVANT

Ripetita Juvant. Non è una frase del Vangelo, è una frase degli antichi romani e non so nemmeno se l'ho scritta bene, perché non ho studiato il latino. Frase che significa: ripetere giova. Io non credo in genere ai motti degli antichi romani, ma credo che questa volta ci stia bene. Io mi ripeto. Come del resto in una musica, si suonano diversi accordi per ritornare all'accordo di base. E questo accordo sta bene alla fine come all'inizio, perché apre e chiude il cerchio. E del resto ho già scritto, nel post intitolato: PERCHE' HO CREATO QUESTO BLOG, datato 19 Marzo, che io intendo proporre quotidianamente, con questo blog, una cultura alternativa a quella venefica sotto cui siamo tutti quotidianamente sommersi. C'è una frase del quotidiano come questa: “senza i soldi non si fa nulla” e io ci credo pure, per carità, ma lasciate che anche io vi propini la mia buona dose di cultura quotidiana a modo mio. “Se tu non metti Dio al primo posto nella tua vita, la tua vita sarà un fallimento”. Gli amici, lo studio, l'amore per una donna, l'amore per la famiglia, il lavoro, sono tutte cose magnifiche, eccelse. Ma se tu vivi tutte queste magnifiche cose per loro stesse e non le vivi in funzione del tuo rapporto con il Signore del Cielo e della Terra, la tua vita sarà un fallimento. Non troverai la vera felicità. Se tu invece vivi bene il tuo rapporto con Dio, vivrai bene anche tutte quelle altre magnifiche cose, che Lui ha create. Tutto in funzione di Lui. Allora tu vedrai nella tua sposa l'Amore di Dio per te, e amerai la tua sposa per Amore di Dio. Lo psicologo Carl Gustav Jung diceva che tra i suoi pazienti, quelli che avevano più problemi erano quelli che ancora non avevano risolto il problema della vita dopo la morte. E Sant'Agostino che diceva che aveva cercato Dio fuori di se stesso, nelle cose esteriori, mentre invece Dio era già dentro di lui (“Tardi ti ho amato, bellezza antica, ecc....”). Ancora Sant'Agostino: “Tu, Dio, hai fatto il nostro cuore per Te e il nostro cuore non ha pace se non riposa in Te”. (Tra l'altro questo post mi sembra un accordo di si bemolle in tonalità di do. Non ripete il do. E' vicino a un do, ma non è un do).

PUR ESSENDO DI NATURA DIVINA NON CONSIDERO' UN TESORO GELOSO LA SUA UGUAGLIANZA CON DIO

Ciò che ci dà una ragione di vita sono le persone che hanno bisogno di noi. La nostra vita in se stessa è svuotata, svuotata per fare posto alle esigenze di tutti. Non c'è nulla di che compiacersi guardando la propria vita allo specchio. Ma si sente di essere vivi per ciò che ogni volta possiamo dare di noi agli altri, a quelli che sappiamo che hanno bisogno di noi. Agli amici che sappiamo che hanno bisogno di noi e che ce lo fanno sentire. A imitazione di Cristo: “il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre”. Dare tutto per ricevere tutto. Spogliarsi per essere nuovamente rivestiti dal Padre Celeste con una veste immortale di gloria.

LA NOSTRA GLORIA E' LA NOSTRA PAZIENZA

Le amicizie, i rapporti umani. Non c'è nessun altra cosa che sia atta a trasmettere il Vangelo, la buona novella. Nessuna cosa che sia migliore di offrire la propria amicizia e di creare dei legami, dei ponti con le altre persone. E poi il messaggio evangelico fluisce naturalmente, se tu lo porti dentro. Puoi seminare la Parola di vita, a tempo opportuno, senza invadere la libertà degli altri di ascoltarti con un fiume di parole. Puoi dire soltanto quelle parole che servono, inserendole nel giusto contesto. Ma soprattutto sarà la tua propria vita a parlare, nel modo di prestarti, di essere amico, di offrirti, fino a donarti completamente. E' una gioia il vedere quando gli altri si aprono e superano quelle barriere che li tenevano come imprigionati. Tu dai amicizia e ricevi amicizia, in uno scambio reciproco che arricchisce. Io non penso di dare più di quello che ricevo dagli altri. Sì, perché tutti hanno una ricchezza interiore che non ha prezzo, solo che a volte, purtroppo, è come se fosse legata, imprigionata, imbavagliata, addormentata. La nostra gloria è la nostra pazienza. La pazienza di continuare a seminare la Parola anche laddove sembra che non attecchisca e quindi non porti frutto. La pazienza di sopportare caratteri troppo impulsivi e volubili. La pazienza di vedere l'amarezza della vita degli altri e di essere scambiati noi stessi per persone amare. La pazienza di vedere l'amarezza senza fondo degli inconvertibili.

LA PARABOLA DEL BUON SEME E DELLA ZIZZANIA

Forse è una delle parabole del Vangelo meno conosciute, quella del buon seme e della zizzania. Almeno meno conosciuta nel suo epilogo, perché poi si sente parlare continuamente del mal seme della zizzania.
La parabola è questa (Mt 13,24-30): un uomo semina del buon seme nel suo campo. Di nascosto, nella notte, viene il nemico dell'uomo e semina della zizzania in mezzo al buon seme. Al momento della fioritura appare anche la zizzania. Allora i servitori vanno dall'uomo e gli dicono: “Vuoi che andiamo a raccogliere la zizzania?”. E l'uomo risponde loro: “No, affinché non succeda che, cogliendo la zizzania, non sradichiate insieme con essa anche il buon seme. Lasciate che crescano insieme fino alla mietitura. Poi alla mietitura farò raccogliere la zizzania per bruciarla e il grano lo farò riporre nel mio granaio”. I significati evidenti sono che l'uomo che semina il buon seme è Dio che semina il bene nelle anime degli uomini. Il nemico che agisce di nascosto è il demonio, che anche lui semina nelle anime degli uomini il suo mal seme quale superbia, invidia, odio, ecc... Ecco che per non estirpare anche il bene che c'è in noi, il Signore evita di infierire sulle cose che a Lui non piacciono di noi. Potrebbe farlo e difatti sono gli stessi servitori, che potrebbero essere degli Angeli, che gli dicono: “Vuoi che andiamo a raccogliere la zizzania?”. L'Altissimo ha cura della Sua buona semenza e non vuole perderla. Egli ha creato il mondo perché il mondo desse buon frutto, per amore e perché godesse dell'Amore di Dio nel Suo regno. Egli non aveva bisogno dell'uomo, bastando a Sé stesso. Egli non ha creato l'uomo con lo scopo di distruggere la sua mala semenza, ma con lo scopo di raccogliere quella semenza buona e così riporla nel Suo granaio, ossia nel Suo regno dove il giorno non conosce tramonto e dove il nemico non può penetrare. Dobbiamo sentire questa delicatezza paterna di Dio, che non ci giudica ogni volta che lo può fare, che non ci rimprovera ogni volta che noi lo meriteremmo. Però prepariamoci per il giudizio, perché un giudizio ci sarà, perché è scritto. E' scritto anche che “Dio è lento all'ira e ricco in misericordia”. Ma alla fine la zizzania sarà raccolta per essere bruciata. Dio non ha deciso di rinunciare al Suo attributo di Giustizia.

sabato 26 aprile 2008

IO SE AVESSI POTUTO........

Io se avessi potuto, di quella casa vecchia avrei tenuto tutto come era, per quanto possibile. Naturalmente avrei provveduto a fare aggiustare i cedimenti strutturali eventuali. Avrei tenuto il pavimento misto di mattoni e pietre e tutte le altre cose che proprio non avessero mostrato di voler cadere in pezzi. Al limite avrei fatto irrobustire quelle cose già fatiscenti, le avrei fatte pulire e restaurare. Avrei provveduto ad igienizzare il tutto ma senza costruirci sopra. Così come si puliscono oggi le facciate dei palazzi, con dei potenti getti di sostanza che toglie via la sporcizia. Forse ci sarebbe voluta una spesa superiore alle aspettative. Se avessi potuto, soldi permettendo. E parentado permettendo. Io farei così anche per i lavori di restaurazione delle nostre abitazioni moderne. Io non vedo questa necessità inesorabile di distruggere sempre tutte le piastrelle con il martello pneumatico per mettere quelle nuove. Tra l'altro a beneficio di tutti i condomini che potrebbero vivere nelle loro case tranquillamente senza sentirsi assordare ogni volta le orecchie. Quando si va ad abitare in una nuova abitazione c'è la mania ossessiva di distruggere tutto l'interno per ricostruirlo, come per distanziarsi dal precedente abitatore. Come a dire: “Tu che abitavi qui mi fai schifo! Come hai progettato l'interno non mi piace! Adesso me lo costruisco come mi garba a me! Via queste piastrelle schifose e puzzolenti su cui hai camminato tu!”. Io sono per una visione diversa dell'ammodernamento di una abitazione. Io non sono per il distruggere tutto e per poi ricostruire. Io sono per il restaurare, abbellire e igienizzare. Con garbo e con fantasia. Per me la bellezza non coincide con le cose nuove. Per me può essere più bella, tante volte, una cosa vecchia ma acconciata a modo. Il concetto che si ha della bellezza oggi, tante volte si identifica con il nuovo. Non sempre è così.

PRIMA DELLA GLORIA VIENE L'UMILTA', PRIMA DELLA ROVINA VIENE LA SUPERBIA

Forse dai post precedenti si potrebbe avere l'impressione di un negativismo assoluto. Ci sarà qualcosa di buono, o ciò che fa l'uomo è tutto negativo? Sicuramente le buone opere ci sono. Ovviamente tutto procede dalla bontà dell'uomo. “Dai frutti si conosce l'albero” diceva il divino Maestro. Dalla bontà delle opere dell'uomo si conosce la bontà dell'uomo. Io penso che la questione si ponga in questi semplici termini: quando l'uomo pensa di fare assolutamente bene allora è lì che deve fare attenzione, che non gli sfugga qualche cosa di molto importante. Invece quando l'uomo è umile e non pensa di essere giunto alla perfezione della sua arte, ma si interroga e si lascia mettere in gioco, allora è molto probabile che da lui nascano opere buone. Nella Scrittura leggiamo, e questo vale in assoluto, per le opere e per tutta la vita dell'uomo: “Prima della gloria viene l'umiltà, prima della rovina viene la superbia”. Dunque io non voglio giudicare nessuna opera, nemmeno quelle di cui ho parlato nei post precedenti. Lascio che a giudicare ogni opera dell'uomo sia questa espressione della Bibbia: “Prima della gloria viene l'umiltà, prima della rovina viene la superbia”. Ognuno esamini se stesso e pensi se a fondamento delle sue opere, intendendo con questo termine tutte le opere dell'uomo, anche le opere verso il suo prossimo, ci sia l'umiltà o ci sia la superbia.

venerdì 25 aprile 2008

LA BRUTTURA DELLE OPERE DI ARCHITETTURA MODERNE

Riallacciamo il discorso del post precedente con il discorso della bruttura delle opere di architettura moderne. Che, per citare Adriano Celentano, riflettono la bruttura dell'animo di chi le progetta. Così nell'arte contemporanea. Io non sono uno studioso d'arte, né un critico d'arte. Ho lo Spirito che mi illumina sui significati nascosti delle opere che ogni tanto vedo. Raramente capita che osservo delle opere d'arte contemporanea piacevoli a vedersi. Oggi non si è più capaci di ripetere la bellezza di quelle opere di architettura antiche. Con quella cura per il dettaglio, quell'armonia, quella maestosità e oserei dire quella sobrietà. Cioè quella cura per il dettaglio ma senza darlo troppo a vedere.

ANTICO DI 10,20, 50,100 ANNI FA

C'è un parco di fronte a casa mia. Qualche anno fa lo hanno distrutto completamente per costruire un altro parco in maniera diversa. Tra l'altro a me piaceva di più quello che c'era prima. Io non so che bisogno c'era di distruggere completamente il parco precedente. Se c'erano delle migliorie da fare si potevano fare senza distruggere tutto per poi riedificare tutto. Anche perché, al di là dello spreco di denaro e della presunta o reale necessità di un nuovo parco, ci si affeziona ai luoghi, alle costruzioni. Tu mi butti giù una casa per costruirne una tutta nuova, ma chi ti dice che la casa nuova è più bella della casa vecchia? C'è la bellezza delle cose antiche, anche senza essere troppo antiche. Per me 'antico' è anche solo di 30-50 anni fa. (Le cose di 50 anni fa, tra 200 anni saranno cose di 250 anni fa! Ai posteri potrebbero interessare anche le cose di 250 anni fa e non solo le cose di 200 anni fa!). Allora, se esiste la salvaguardia delle cose antiche antiche di secoli fa, non esiste però la salvaguardia delle cose di 10,20,50 anni fa. Mia madre da giovane abitava in una casa di San Giorgio (vedi post intitolato SAN GIORGIO). Poi ci ha abitato mia nonna da sola fino a quando è morta. Quando è morta i figli hanno fatto ricostruire completamente la casa in maniera moderna e poi la hanno venduta. Mia madre, quando ha visto la casa completamente rifatta ha detto: “non mi piace più!”. E ti credo! C'erano quelle cose costruite in modo antico, quei profumi di quelle cose antiche a cui si era affezionata e che adesso non ci sono più! Anche qui, si potevano apportare solo quelle migliorie necessarie, senza distruggere tutto! Ma comunque sarebbe stata una scelta coraggiosa e poco condivisa e poco apprezzata! E poi sarebbe stato più difficile e tirando le somme anche antieconomico! A volte si preferisce che ci sia una ruspa che spiani tutto! Via, così non ci pensiamo più!

SPECCHIO D'ACQUA

Tante volte mi riesce difficile capire la cattiveria umana o semplicemente la sua insensibilità, la sua superficialità, la sua bassezza. Non capisco come si possa, per esempio, tenere dei pesci prigionieri in un acquario o degli uccelletti in gabbie piccolissime. L'acquario di Genova, che è il vanto di quella città e del nostro paese, che più grandi non c'è n'è, in verità è solo una ingiusta prigione per dei pesci che non hanno commesso nessun reato, se non quello di non potersi difendere dalla stupidità dell'uomo e di non potersi difendere con parole o con versi di alcun genere e infatti si dice: “muto come un pesce”. Non possono nemmeno abbaiare, latrare, mugugnare, guaire. Io vedo queste prigioni che l'uomo fa per gli animali come uno specchio della stessa infelicità dell'uomo. Un uomo che gode nel tenere prigioniere delle creature nate per percorrere liberamente la terra, il cielo e le acque non deve essere molto libero nel suo spirito.

SPECCHIO D’ACQUA (2005)

Nella Sua infinita generosità
il mio Creatore mi aveva regalato un mare
ora mi trovo qua
imprigionato tra quattro vetri
attraverso i quali vedo volti tetri
e percorro sempre lo stesso cerchio
della loro misera realtà io sono uno specchio
Mi hanno tolto la libertà
Lo hanno fatto senza diritto
perché come si dice comunemente:
io me ne sto zitto!
Ciò non sarà impunemente!

giovedì 24 aprile 2008

L'ITALIA CHE HO IN MENTE........

Ognuno dovrebbe fare un'attività per la quale sente dentro di sé un'attrattiva. Chi sente un'attrattiva per le scienze, chi per le arti. Chi per lo sport, chi per lo studio del diritto, della storia, delle lingue. Chi sente attrattiva per il mestiere del meccanico, chi per quello del muratore. Chi per fare la casalinga, chi per fare l'uncinetto o per fare dei buoni manicaretti. Chi per fare il cinema, chi per scrivere libri o romanzi. Dobbiamo inseguire, perseguire questa nostra attrattiva o vocazione, prima che si spenga del tutto e non sappiamo più riconoscerla per tale! Chiudiamo gli occhi, stiamo in silenzio e pensiamo a ciò che veramente ci piacerebbe fare. Pensiamoci, anche se sembra che sia un'attività che ormai per noi è preclusa totalmente. Dobbiamo anche avere il coraggio di perseguirla, di mirarla da lontano, anche se per il momento non possiamo dedicarci ad essa. Come un fuoco che brucia dentro di noi. Lasciamo che bruci, che arda, non soffochiamo la fiamma fino a spegnerla! Se capita che abbiamo qualche occasione, anche piccola, di dedicarci ad essa, allora cogliamo questa occasione. Non la snobbiamo dicendo: tanto è poca cosa, che utile vuoi che abbia........ Lottiamo anche per quel poco. Dobbiamo lottare per il nostro tesoro anche se fosse per racimolare pochi spiccioli! Un'attività per la quale sentiamo di essere chiamati è ciò che ci rende preziosa la vita. La rende preziosa a noi e agli altri, perché è con la nostra attività che noi edifichiamo anche gli altri. E' come un tesoro che il Signore ha messo dentro di noi perché tutti quanti ne siano edificati. Allora, se dobbiamo scegliere tra un'attività per la quale sentiamo di essere chiamati e un'altra attività per la quale non sentiamo di essere chiamati, ma che ci dà dei vantaggi immediati, come la comodità, il denaro, una posizione sociale, o anche solo la compiacenza delle persone intorno a noi, non esitiamo e scegliamo quell'attività per la quale sentiamo di essere chiamati! E se proprio non possiamo evitare di guadagnarci da vivere con qualcosa che non sentiamo che è il nostro lavoro, allora cerchiamo di distribuire bene il nostro tempo, facendo una cosa e facendo anche l'altra, cercando di fare spazio anche all'altra cosa che ci piace fare! Non facciamo che sia l'economia a decidere come dobbiamo lavorare! Perché si sa che le cose hanno un valore relativo che non è quello assoluto che noi abbiamo dato loro con il denaro! Un mestiere che fa stare bene noi e tutti gli altri uomini ha un valore per il quale non c'è prezzo! Non sarà un caso se il Signore ha detto: “Non preoccupatevi di ciò che mangerete, né di ciò che berrete, ecc........”. Io credo che questi siano i principi di base su cui devono essere costruite le nostre nazioni! Anche il Cristo in Valtorta dice che Dio ha creato tanti ingegneri, tanti scienziati, tante casalinghe, ecc........, tutti in numero tale per cui il mondo intero abbia ciò che gli serve, senza che una parte sia preponderante rispetto all'altra. Eppure, dice ancora, finisce che gli uomini non seguono nemmeno questa vocazione e si mettono a fare altro. E così è ancora una volta l'uomo che crea lo squilibrio nel mondo. E poi dice che se gli uomini si rivolgono a Lui, Egli farà capire loro qual è il mestiere per il quale sono chiamati. Ho riportato queste poche righe tratte da Valtorta così come me le ricordo, ma si possono trovare, se uno ha la pazienza di cercarle, nei Quaderni di Maria Valtorta, Centro Editoriale Valtortiano.

mercoledì 23 aprile 2008

CHI NON MANGIA IL MIO CORPO E NON BEVE IL MIO SANGUE NON HA LA VITA ETERNA

Se Dio ha detto “non uccidere”, allora perché uccidere gli animali non è peccato? Forse non sono anche loro creature di Dio? Forse non soffrono anche loro del male ricevuto e non godono anche loro del bene ricevuto? Nel libro della Genesi (capitolo 9) Dio dice a Noè e ai suoi figli che gli animali serviranno loro di cibo. E poi dice che chiederà conto della vita dell'uomo. Chiederà conto all'uomo della vita dell'uomo, ad ognuno di suo fratello. Dunque Dio chiederà conto all'uomo della vita dell'uomo, ma non della vita dell'animale. Perché questa diversità di trattamento tra la vita dell'uomo e la vita dell'animale? Innanzitutto viene in mente il comando che Dio ha dato ad Adamo ed Eva: “Potete mangiare di ogni albero e dell'albero della vita, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non potete mangiarne, perché quando ne mangerete sicuramente morirete”. Qui Dio ha chiesto ad Adamo ed Eva una prova di ubbidienza per vedere se poteva fidarsi di loro. Per questa prova di ubbidienza ha dovuto fissare un termine di paragone: “non mangerete dell'albero della conoscenza del bene e del male”. Allo stesso modo, per giudicare gli uomini nel giorno del giudizio finale, Dio ha detto, lo leggiamo dai Vangeli: “Quello che avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avrete fatto a Me”. Allora vediamo che Dio mette l'uomo acquistato dal sangue di Cristo, come termine di paragone per giudicare lo stesso uomo nel giudizio finale. Perché ci vuole un termine di paragone per il giudizio. Noi così sappiamo che se vogliamo ereditare il regno dei cieli dobbiamo sfamare, dissetare, vestire, visitare Cristo nel povero. E' Dio che ha deciso così: “Se volete entrare nel regno dei cieli dovete fare così, dovete acquistare questo biglietto d'ingresso che vi dico io”. Perché un prezzo per il biglietto d'ingresso bisogna pure stabilirlo. Sicuramente che a Dio non fa piacere di vedere che l'uomo è crudele verso gli animali e infatti nelle Scritture si dice di trattare bene gli animali. E poi, se uno si comporta in maniera crudele verso gli animali, io penso che è difficile che riesca a comportarsi in maniera umana verso gli uomini e questo va tutto a suo svantaggio, perché poi alla fine egli sarà giudicato su quello che avrà fatto agli uomini. Io sono proprio curioso di vedere come coloro che allevano gli animali negli allevamenti intensivi, dove le galline non hanno spazio per muoversi e vivono tutte schiacciate le une con le altre, sono proprio curioso di vedere come riusciranno a sfamare, a dissetare, a rivestire il Cristo, perché se non hanno pietà verso gli animali, allora non avranno pietà nemmeno per gli uomini. Io penso che Dio si compiaccia in Cuor Suo dell'amore che gli animalisti hanno verso gli animali e penso che Dio rispecchi il Suo Cuore Candido e Buono nel cuore candido e buono degli animalisti. Ma allora perché Dio non ha dato il comando di non uccidere gli animali, Sue creature? Io credo che qui c'è una pedagogia di Dio nei confronti dell'uomo. Dio cerca di educare l'uomo a poco a poco. Ancora per il momento Dio non è riuscito ad ottenere che l'uomo rispetti la vita dello stesso uomo suo simile! Anche il Cristo, quando era in vita, mangiava gli animali, come tutti gli altri. Quando poi mandò i discepoli avanti a sé a due a due a preparargli la strada, disse loro, tra tutte le altre cose: “Mangiate quello che vi sarà messo dinanzi” (Luca 10,8). Forse può essere edificante al proposito questo passo della prima lettera di San Paolo ai Corinzi (capitolo 8). Non parla di rispettare o non rispettare la vita degli animali, ma parla di mangiare o non mangiare carni immolate agli idoli. Siccome gli idoli non esistono, dice, non ci sono problemi a mangiare o non mangiare carni immolate agli idoli, però aggiunge: “se un cibo scandalizza il mio fratello, non mangerò mai più carne, per non dare scandalo al mio fratello”.
Infine, dobbiamo distinguere la vita materiale dalla vita spirituale. Il Cristo stesso non ha esitato a dare il Suo corpo e il Suo sangue come cibo per l'uomo. “Io ho ricevuto dal Padre Mio questo comando: di dare la vita per poi riprenderla di nuovo”. E ancora: “Chi non mangia il Mio corpo e non beve il Mio sangue non ha la vita eterna. Perché il Mio corpo è vero cibo e il Mio sangue è vera bevanda”.

martedì 22 aprile 2008

NON E' BENE CHE L'UOMO SIA SOLO!

Incominciare a ricostruire il mondo dall'amore. Dall'amore tra un ragazzo e una ragazza, tra un uomo e una donna. Che questo amore continui a vivere nella famiglia che loro formeranno e da qui si espanda a tutto il mondo circostante. Vivere l'amore. Vivere d'amore. Vivere di Dio. Vivere della Sua divina Parola che insegna a vivere l'amore e a vivere d'amore. Nel libro della Genesi c'è scritto che Dio disse: “Non è bene che l'uomo sia solo. Farò un aiuto a lui simile”. Allora fece venire un sonno su Adamo. Poi gli tolse una costola e da questa costola formo Eva, la prima donna. Ed Adamo, quando la vide esclamò: “Tu sei ossa delle mie ossa e carne della mia carne”. Ancora, nel Vangelo, è il Cristo stesso che ricordando il libro della Genesi dice: “l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola”. Qui non si sta dicendo che l'uomo deve lasciare tutto e andare a fare il missionario in Africa e la donna deve prendere i voti e chiudersi in un convento! Qui si sta parlando del desiderio di ogni ragazzo o ragazza che è quello di trovare la propria dolce metà. Ma come credi di vivere una vita felice con la tua dolce metà e poi di riflesso nel mondo che ti circonda se non seguendo la via di Dio? Dio non ti chiede di andare ad abbracciare i lebbrosi, come fece San Francesco. Di andare ad accudire i poveri per le strade del mondo come fece Santa Madre Teresa di Calcutta. Ma Dio ti chiede quello che per te è facile, di amare cristianamente la tua dolce compagna o il tuo dolce compagno e di amare ed educare cristianamente la tua tenera prole. In modo che così, dall'amore familiare, tu tragga la forza per riversare la forza del tuo amore in tutto il tuo mondo circostante. Come potrai ottenere l'amore (da una fidanzata, da una moglie, dal mondo esterno) se non amando? Se non ubbidendo ai dolci comandamenti di Dio? Se sarai duro ed egoista, troverai un mondo duro ed egoista e non avrai pace nel tuo rapporto con la tua fidanzata o con tua moglie!
Purtroppo nel nostro mondo le cose non è che siano poi così facili. Il nostro mondo è sommerso dal peccato e così tante persone si trovano a dover mandare avanti un matrimonio con un coniuge duro, freddo, egoista e incapace di amare e così vivono il loro matrimonio come un fallimento. Qui nessuno può impedire a queste persone di portare la loro propria croce, anche tutta la vita, se fosse necessario, insieme alle continue intercessioni per il bene del proprio coniuge, che si converta! Forse, in alcuni casi, può essere che non si ami più il proprio coniuge perché è diventato freddo, duro, cattivo, egoista e forse si può persino pensare di avere sposato la persona sbagliata, perché in effetti si ha di fronte una persona diversa da quella che si è sposata. Forse, in questi casi, se si riuscisse a ottenere il miracolo della conversione del proprio coniuge, si potrebbe riscoprire di amarlo di nuovo.
Ad ogni modo io parlo per le nuove generazioni, per le coppie che si stanno formando ora! Se non insegniamo loro a vivere la vita di coppia in maniera cristiana, ma allora che cosa insegniamo loro?

giovedì 17 aprile 2008

UN'ANALISI POLITICA

Mi permetto di fare un'analisi sull'esito di queste ultime votazioni politiche nel nostro paese. Io penso che abbiano riportato successo quelle forze politiche che incarnano la volontà di concretezza della gente. Io non ho simpatia per la compagine che ha vinto queste elezioni. Ma non ho votato nemmeno per l'altra compagine, perché non mi ha convinto. Ho votato per la lista contro l'aborto di Giuliano Ferrara, alla Camera, là dove era possibile votarla. Ha guadagnato tanti voti la Lega Nord, perché ha incarnato una volontà concreta popolare di fare valere i propri diritti, o meglio la propria superiorità economica. In fondo io credo che la gente ha bisogno di qualcosa per cui battersi, poi poco importa se si tratta di ideali limpidi o inquinati da interessi materiali e intolleranza. La gente è quella che è e si lascia persuadere anche da ideali.... di bassa lega, l'importante è che ci sia qualcuno che la sproni a fare valere i propri diritti e a tirare fuori i denti. Ci vorrebbe un trascinatore di masse come Gandhi, uno che oltre a spronare la gente a lottare per i propri diritti, sia capace di fornire delle linee guide come la mitezza, il rispetto, la tolleranza, l'amore per la verità. Ma nel nostro panorama politico non esiste nessuno come Gandhi e anche se esistesse io penso che avrebbe vita politica (o addirittura fisica) breve. Allo stesso modo il cavaliere Berlusconi ha guadagnato tanti voti perché rappresenta una forza concreta. E' uno che ha realizzato degli obiettivi concreti nel suo ramo, nell'imprenditoria e perciò viene visto come uno capace di agire concretamente per le forze attive del paese, come l'industria e l'imprenditoria. E questa è la volontà di concretezza della gente. Ripeto che ci vorrebbe uno come Gandhi, che insieme a una forza concreta riesca anche a trasmettere quegli ideali, che sono altrettanto concreti, di cui abbiamo tutti un disperato bisogno, perché non si vive di solo pane, non si vive di sola industria o imprenditoria! Pare che anche il partito di Rifondazione Comunista abbia perso i suoi voti perché ha rinunciato al suo antico simbolo con la falce e col martello. Forse anche quel simbolo richiamava gli elettori a una lotta. Forse, una volta venuta meno la volontà di lotta che quel simbolo rappresentava, sono venuti meno anche i voti. Ovviamente io non sono per una lotta cruenta. Io sono per una lotta solerte per i diritti dell'uomo, di tutti gli uomini, ma al contempo combattuta nel rispetto, nella tolleranza, nell'incontro tra le diversità, nel dialogo là dove è possibile e soprattutto nell'amore per la verità, di cui Gandhi è stato il massimo rappresentante a livello politico se si considera che Gesù Cristo non è stato un politico.

mercoledì 16 aprile 2008

AMATO NULLA

Il nulla.
Inebriato al centro del mio nulla
fino a scoprire di essere amato.
Poi essere abbandonato
e sprofondare di nuovo nel nulla.
E poi riscoprire di essere amato.
Amato e poi amato
da Dio.

martedì 15 aprile 2008

AL CENTRO DELLA CROCE DI CRISTO

AL CENTRO DELLA CROCE DI CRISTO

Arrivato al centro
della Croce di Cristo
non si cade più
Tutto ruota in un vortice
che ti fa aderire sempre più saldamente
alla Croce di Cristo.
Non c'è nulla che debba arrivare
Nulla che ti viene a salvare
se non Cristo stesso
con i Suoi incoraggiamenti
e i Suoi sollievi
di tanto in tanto.
Con la Sua Pace
e il Suo Amore.
Nulla attendersi:
lavoro, donne, soldi,
pace, felicità, soddisfazioni personali.
Non aspettarti più queste cose
che non arrivano
o non come vuoi tu almeno.
Se non te le aspetti più
significa che già hai
tutto ciò che ti occorre:
la Pace e la Grazia,
la Fortezza e la Consolazione
del Signore Gesù Cristo
che abbondano sopra
tutte le necessità
che tu puoi avere!!!
Grande espiazione
e grandi soddisfazioni
nello Spirito,
ma nella tua umanità
tu resterai un Gesù Crocifisso!!!

martedì 8 aprile 2008

SAN GIORGIO

San Giorgio, paese incantato nei miei pensieri di quando ero un fanciullo. Paese di campagna fatto di miriadi di casette tutte accoglienti, con tanto prato per giocare, con tanti cugini e amici per giocare. Paese dove si facevano i fuochi d'estate e si cuocevano le pannocchie sottratte furtivamente nei campi. Dove di sera si suonava l'organetto e si cantava e si danzava. Dove si stava riuniti attorno al fuoco del caminetto e si ascoltavano le storie raccontate dai più grandi. Dove di giorno ci si riuniva tutti quanti, parenti stretti e meno stretti e si facevano le grandi tavolate. Cosa sei diventato adesso? Hai voluto anche tu diventare moderno. E allora ecco che i macchinoni circolano per le tue strade strette e vuote. Ecco l'architettura moderna, frammentata essa stessa che frammenta il tuo territorio in maniera assurda, illogica, senza capo né coda. Hai voluto anche tu essere modernità credendo che essere modernità significhi solo: costruire, benessere, macchine. Ma la solidarietà tra gli abitanti dove l'hai buttata? Hai sostituito quei vecchi pali e quelle vecchie reti arrugginite, che nella loro povertà erano più simpatici, con moderne recinzioni, credendo così di avere raggiunto il “top”! Ora assomigli molto di più a quel tuo vecchio cimitero al fondo della tua strada principale, cimitero fatto di loculi adornati a dovere!

giovedì 3 aprile 2008

PAROLE, PAROLE, PAROLE........

Parole su parole. Paroloni con cui ci si riempe la bocca. Come se bastasse sfoggiare una parlantina piena di bei paroloni complicati, per essere nel giusto. Siamo seppelliti da una valanga di parole. Solo belle parole infarcite da un lessico da dottore o da politico. E la povera gente, che non usa questi bei paroloni, che cosa ha da dire? Non ha un'idea, questa povera gente? Non ha un cervello per pensare i concetti e per esprimerli con parole semplici? Perché il linguaggio della politica e dei telegiornali non si rivolge a tutta la gente? Non tutta la gente è in grado di comprendere questo linguaggio. Eppure tutti pagano il canone della Rai! Perché non si dà la parola alla gente povera e semplice, che riesce a esprimere concetti semplici? Giustizia, pane, lavoro, rispetto per tutti! Non credo che sia necessario un lessico tanto complicato per esprimere quei semplici concetti che tutti abbiamo il diritto di esprimere! Forse, se si lasciassero da parte tutti questi bei paroloni complicati e si adoperasse il linguaggio della gente povera e semplice, si risolverebbero meglio i problemi, perché non ci si perderebbe in una babele di parole dove ognuno crede di avere ragione, ma sarebbero riconosciuti meglio, in maniera semplice e immediata, quei semplici diritti che spettano a tutti!

mercoledì 2 aprile 2008

LA PAROLA

-Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per troppe cose. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta!-

-Venite a Me, voi tutti che siete stanchi e affaticati e Io vi ristorerò. Prendete su di voi il Mio giogo, perché il Mio giogo è dolce e il Mio carico è leggero. Fate come Me, che sono mite e umile di cuore!-

-Larga è la via che porta alla perdizione e molti sono quelli che vi si incamminano. Stretta è la via che porta alla vita e pochi sono quelli che la trovano!-

-Chi non prende la sua croce e Mi segue non è degno di Me. Chi non odia suo padre e sua madre e perfino la sua stessa vita per seguire Me, non è degno di Me!-

-Chi di voi, per quanto si dia da fare, può allungare la sua vita di un cubito? Guardate gli uccelli del cielo e i gigli dei campi. Non lavorano, non tessono, non filano, eppure il Padre vostro celeste li nutre. Eppure il Padre vostro celeste li veste e nemmeno il Re Salomone nella sua gloria era vestito come loro! Non vi affannate dunque per il domani, perché a ciascun giorno basta la sua pena!-

-Voi dite: rosso di sera, bel tempo si spera! E il tempo presente, come non sapete riconoscerlo, ipocriti!-

-In verità vi dico: una generazione adultera e malvagia cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona!-

LE PAROLE

Veltroni o Berlusconi? Spazzatura, ecologico, nucleare, immigrazione, taglio della pensione. Aumento dei salari, riduzione degli straordinari. Parità dei diritti, incentivo agli sconfitti. Aumento della produzione, aumento della depressione. Aumento delle tasse, riduzione delle bio-masse. Stato sociale, stato di inquietudine mondiale. Destra, sinistra, fascismo, comunismo, riduzionismo, inflazionismo, qualunquismo, socialismo, protezionismo, lassismo, capitalismo. Destra, sinistra, centro, pallone in rete e palle in giramento. Modernismo, progresso, emancipazione, passaggio all'altro sesso. Politica sociale, diritto all'aborto, diritto di essere nato morto. Incentivi alle imprese, lotta alla disoccupazione, lotta a chi non arriva sopra il milione. Lotta a chi non arriva sotto il milione, lotta alla criminalità, lotta al terrorismo, lotta all'immigrazione, lotta alla pirateria informatica. Incentivi alle ricevitorie lottomatica.
Di sopra, di sotto, di su, di giù, di qua, di là, a destra, a sinistra, al centro. Fermiamoci un attimo che navighiamo nella merda fino al mento!

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