lunedì 3 marzo 2008

ASSUMERE RUOLI PRESTIGIOSI (2)

E adesso sentiamo le parole del Maestro divino (dal Vangelo di Luca, capitolo 14): “Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”. E su queste divine parole del divino Maestro non c'è nulla assolutamente da aggiungere. E ancora il divino Maestro racconta (Matteo, capitolo 20) che il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che esce all'alba per prendere lavoratori a giornata per la sua vigna. E pattuisce con loro la paga di un denaro. Poi esce nelle ore seguenti fino alle cinque del pomeriggio ogni volta prendendo altri lavoratori per la sua vigna dicendo: “Quello che è giusto ve lo darò”. Al momento di retribuire gli operai il padrone inizia dagli ultimi che ha reclutato, da quelli che hanno lavorato soltanto per un'ora e dà loro un denaro. Quando viene il momento di retribuire quelli che hanno lavorato fino dall'inizio del giorno, il padrone dà anche a loro un denaro. Essi mormorano dicendo che loro hanno lavorato di più, ma il padrone dice: “Amico, io non ti faccio torto. Non abbiamo pattuito insieme la paga di un denaro? Non posso io dare a quest'ultimo quanto a te? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. E aggiunge il Maestro divino: “Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi”. Ecco, io metterei alla base di tutta la politica del lavoro, alla base dello statuto dei lavoratori, questa parabola di Gesù. A ognuno spetta una giusta retribuzione e nessuno dovrebbe recriminare di avere lavorato fino dall'inizio o di più degli altri. Perché dobbiamo sempre avvilirci e confrontarci con gli altri? Non sarebbe meglio pattuire fin dall'inizio un trattamento giusto e onorevole per ognuno? Senza poi alimentare invidie e malanimi nei confronti di chi crediamo che abbia lavorato meno pesantemente di noi? In fondo il padrone del mondo resta sempre il Signore Iddio dei cieli, anche se gli operai e i padroni sono gli esecutori materiali del lavoro. Crediamo pure che se noi siamo giusti, anche il Signore non lo sarà da meno e lascerà che ognuno abbia una giusta e abbondante ricompensa, senza invidie, senza livori, astii e acredini verso chicche e sia.

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