mercoledì 25 marzo 2009

CHI NON VUOLE LAVORARE?

C'è un'idea su cui si basa il vivere civile che è questa: Se vuoi guadagnare il tuo sostentamento per vivere devi lavorare! Ineccepibile regola se viene considerata in questi termini: le risorse sono scarse (sono scarse?) dunque è giusto che vadano a chi dimostra in qualche modo di meritarsele! Regola molto approssimativa se invece consideriamo che oggi anche il lavoro stesso è come un bene di lusso: non tutti possono permetterselo! C'è anche chi paga per avere un lavoro, per avere un buon posto di lavoro, per avere un diploma o una laurea! In un mondo di favoritismi, di inciuci, di iniqua distribuzione delle ricchezze non può certo essere più considerata una regola valida! Poi è chiaro che non tutti sono in grado di svolgere un certo tipo di lavoro piuttosto di un altro, non tutti sono in grado di offrire lo stesso rendimento. Forse sarebbe giusto mantenere questa regola civile più generale: è giusto che le risorse vadano a chi dimostra in qualche modo di meritarsele! Ma quali dovrebbero essere questi criteri secondo i quali stabilire chi ha meritato e chi non ha meritato?
In una lettera di San Paolo, San Paolo dice ai cristiani ospiti: “Chi non vuole lavorare neppure mangi”! E' un invito ai cristiani (e cioè a chi ha scelto di seguire la via di Dio) a responsabilizzarsi e a non rifiutare il lavoro che Dio dà all'uomo come mezzo per la sua propria santificazione e per la sua propria crescita. L'invito è rivolto solo alla volontà di lavorare, ma non alla possibilità di lavorare, nel senso che se uno non può lavorare perché non trova lavoro o per qualunque altro motivo non lo si può privare del cibo! E del resto anche il dolcissimo Signore Nostro Gesù Cristo ha detto, invitando ad affidarsi alla provvidenza: “Guardate gli uccelli del cielo, non seminano, non mietono, eppure il Padre vostro celeste li nutre”! Anche qui il Signore Gesù Cristo certo non intendeva dire: “Rimanete pure in ozio che ci pensa il Padre”! Potrebbe sembrare una precisazione superflua ma, molti anni fa, una volta che andai a cercare ospitalità in un luogo di accoglienza in Francia, mi sentii dire, riguardo al fatto che non avevo un lavoro, e da un frate italiano: - San Paolo ha detto: “Chi non lavora non mangi!” - . Quel frate evidentemente non ha avuto bisogno di indagare se la mia mancanza di un lavoro fosse dovuta a negligenza mia o ad altre cause! Riteneva già di sapere! Quello che è certo è che il Signore non ha detto: “Chi non vuole farsi schiavizzare allora neppure mangi!”. Eppure questa è la triste realtà! Ci sono tante donne che sono fatte schiave o scelgono di farsi schiave del sesso perché non hanno altra possibilità di guadagnarsi il pane con un lavoro onesto! I luoghi di lavoro assomigliano sempre di più a dei “campi di lavoro”, quelli dei nazisti, per intenderci! I capi sempre più aguzzini, le esigenze del mercato economico sempre più pressanti e i diritti dei lavoratori sempre più trascurati!
Come si diceva sopra, la differenza sostanziale sta in una parola. Non: “chi non lavora non mangi”, ma: “chi non vuole lavorare non mangi”! Ed è da intendersi come un invito alla propria responsabilità e non come una condanna inesorabile alla morte per inedia! Forse abbiamo proprio bisogno di un criterio più umano che ci consenta di stabilire se qualcuno merita il proprio sostentamento vitale oppure no! E perciò non un criterio basato esclusivamente sul denaro! Oggi più che mai, in tempo di crisi economica! I soldi non bastano e non basteranno mai! (E si so' rifregati i soldi! Aho! E cacciate 'sti soldi, daie!!! Chi s'è aripreso i soldi?). Possiamo mostrare di volere essere utili in qualsiasi modo! Possiamo riacquistare la fiducia della gente mostrandoci volenterosi e disponibili! Nonché corretti e irreprensibili! Non dobbiamo riacquistare il posto di lavoro, in tempo di crisi, bensì dobbiamo riacquistare la fiducia della gente e perciò la fiducia reciproca tra tutti noi! Questa è la vera ricchezza! Non ce ne è un'altra! La fiducia reciproca tra tutti noi fa nascere tutte le altre possibilità! Lo Stato, i Comuni, dovrebbero chiamare i giovani, tutti quanti, consultando l'elenco dell'anagrafe!, a lavorare, trovando delle occupazioni utili e specifiche per ogni tipo di persona, anche se il denaro scarseggia! (E di nuovo si so' rifregati i soldi!!! Aho! E aricacciate 'sti soldi che vi siete arifregati!!!).

Infine: sicuramente vi sono quelli che metteranno in dubbio l'invito del Signore ad affidarsi alla provvidenza: “Guardate gli uccelli del cielo, non seminano, non mietono, eppure il Padre vostro celeste li nutre”. Diranno: ci sono tante persone nel mondo che muoiono per fame e allora, dove è la provvidenza del Padre? L'unica risposta possibile a questa obiezione è che, in un mondo dove queste persone sono ignorate come persone umane e sono considerate solo in termini economici, la migliore provvidenza del Padre è quella di toglierle da questo mondo per portarle auspicabilmente in un mondo migliore, nel Suo regno celeste! Infine si scopre che questa è una conseguenza necessaria, altrimenti verrebbe meno quell'altra verità fondamentale che dice che siamo tutti uniti, siamo tutti le membra di uno stesso corpo, tutti facenti parte di un'unica realtà! E se c'è una parte di mondo, il mondo ricco, che ignora un'altra parte di mondo, il mondo povero, è necessario che in questo caso la provvidenza del Padre si preoccupi di togliere dal mondo quelle persone che vi vivono ignorate da tutti, per portarle in un mondo spirituale auspicabilmente migliore!

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