lunedì 6 aprile 2009

Lettera ad un'amica.

Socrate diceva due cose. Una era questa: diceva che l'unica cosa che sapeva era quella di “non sapere”. L'altra era che lui era come una “levatrice”, una che aiuta le donne partorienti a dare alla luce il loro figlio. La levatrice non fa nulla, se non favorire la venuta al mondo del bambino. Favorire e cioè togliere gli impedimenti per permettere al bambino di nascere. Ma il bambino esiste già e non è suo. Lui ha solo favorito la venuta alla luce di un grande mistero che esiste già indipendentemente da lui e che appartiene alla donna. Così Socrate faceva il paragone di se stesso con la levatrice per dire che il suo mestiere di filosofo era solo quello di tirare fuori dal pensiero, dall'animo delle persone, qualcosa che esisteva già in loro. Tu mi hai chiesto: “Che cosa ti piacerebbe fare?”. E io ti ho risposto: “L'insegnante di religione”. Per quanto sappia che io non ho da insegnare nulla agli altri, ma forse, come Socrate, mi sento destinato a questo “mestiere” di tirare fuori, fare venire alla luce, dalla coscienza delle persone, qualcosa che già esiste dentro di loro. Si favorisce la venuta alla luce di qualcosa che già esiste e che appartiene a tutti, qualcosa che arricchisce tutti, e cioè il mistero di Cristo dentro ognuno di noi.
Se si crede in qualcosa si agisce conformemente a ciò che si crede. Io vivo una vita di fede veramente, intensamente vissuta, da più di 20 anni. Questo non senza prove e crisi che hanno messo in dubbio la mia stessa fede. Non ho mai sentito la vocazione a vivere la mia fede nel celibato, anche se mi sono reso disponibile alla volontà del Padre Eterno, qualunque cosa mi chiedesse di fare. Ma ho sempre sentito che la mia vocazione era quella del matrimonio, anche se, a dire il vero, ho trovato la compagna giusta solo una volta e poi mai più, tanto tempo fa, ormai. La vocazione resta tale, anche adesso, fino all'ultimo, perché poi la possibilita di realizzarla in ultimo (e sottolineo in ultimo) non spetta a noi, ma al Padre Eterno. A noi non resta che essere fedeli ad essa. Come Abramo che credette nella sua vocazione fino all'ultimo e persino vi credette quando il Signore chiese di sacrificargli ciò che aveva di più caro e cioè il figlio diletto, Isacco, il figlio stesso della promessa del Signore, avuto in tarda età. Dico questo solo per “inquadrare” la mia persona alla vista degli altri, per rispondere a quelle poche elementari domande che le persone si fanno quando incontrano un'altra persona, ma non certo per rispondere esaustivamente a tutte le domande che gli altri si pongono su di me, perché per queste ci vuole tempo e forse il tempo non basta, perchè ogni persona è un abisso profondo di mistero, il quale mistero solo in Cristo sarà pienamente rivelato. Così tu potrai parlarmi di te, certo senza essere esaustiva, dicendomi solo quelle poche cose che tu ritieni importanti, quelle poche cose che ritieni che gli altri debbano sapere su di te per incominciare a conoscerti e così avremo fatto religione e infatti il vocabolo “religione” viene dal verbo “religere” che significa “unire”. Infatti, come ben saprai, la volontà di Dio Padre, come dice il Signore stesso nell'ultima cena, nel Vangelo di Giovanni, è che tutti quanti siano una cosa sola, così come il Figlio e il Padre sono una cosa sola nell'Amore, cioè nello Spirito Santo.
Credo che la religione, ossia una vita vissuta riferendosi a Dio, riferendosi a Cristo, sia ciò che manca all'uomo per realizzare il progetto di Dio su di lui ed è proprio ciò che manca all'uomo della nostra epoca, più che in ogni altra epoca. Dio è “connaturato” all'uomo, non è un optional. L'uomo infatti ha sempre cercato Dio, in tutte le epoche e in tutte le culture, anche quelle tribali. Mancando Dio è come se mancasse il respiro stesso all'uomo, anche se l'uomo di oggi va ostentando con orgoglio proprio questa sua presunta indipendenza da Dio, come se davvero l'uomo potesse fare a meno del suo Creatore!
Se devo rispondere più a fondo alla tua domanda: “Che cosa ti piacerebbe fare?”, ti dico che credo che il Signore stesso mi inviti a formare una comunità, un movimento di vita in Lui e questo lo credo già da qualche anno, anche se non so ancora come questo si realizzerà. So che sarà il Signore stesso a guidare questo movimento, il Signore che abita in coloro che Lo amano e osservano i Suoi comandamenti, così come dice ancora il Vangelo di Giovanni. Sarà un movimento “laico”, dove non si prendono i voti e dove non ci sono “superiori”, ma la legge del Signore deve essere scolpita nei cuori!
Io credo in ciò che insegna la Chiesa Cattolica.
Credo che il Signore stesso la regga e la sostenga, così come ha promesso il Signore stesso nel Vangelo, anche se so benissimo che i suoi rappresentanti possono essere certamente non irreprensibili, tutt'altro!
Anzi, credo che molti dei suoi rappresentanti spiacciono a Dio, così come è anche testimoniato da alcune rivelazioni private, come quelle di Maria Valtorta o di Vassula Ryden. E spiacendo a Dio,
certamente hanno bisogno di essere corretti, come minimo! E questo sarà ciò che fara il Signore!
Infine, un'ultima cosa.
Credo che l'opera che il Signore farà a partire da me, sarà osteggiata e proprio all'interno della Chiesa, là dove invece dovrebbe essere accolta!
Questo
a testimonianza che sarà il Signore stesso l'autore dell'opera!
Così come dice il Signore stesso nel Vangelo: “Il mondo non può odiare voi, ma odia Me,
perché attesto che le sue opere sono cattive!
Ho anche avuto la conferma di questo fatto qualche anno fa, quando, per volontà del Signore, mi sono accinto a formare un gruppo di preghiera e mi sono sentito rivolgere accuse insensate da parte di persone consacrate!
Ti lascio i miei più fervidi auguri che la tua vita risplenda nella luce ineguagliabile di Cristo il Signore e spero che questa mia testimonianza porti il suo frutto!

Con amicizia e stima.
Stefano.

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