lunedì 9 giugno 2008

IL VANGELO DI GIOVANNI

Nel Libro dell'Apocalisse, anch'esso composto da Giovanni, il “discepolo prediletto” di Cristo, leggiamo (Ap 4,6): “In mezzo al trono e intorno al trono vi erano quattro esseri viventi pieni d'occhi davanti e di dietro. Il primo vivente era simile a un leone, il secondo essere vivente aveva l'aspetto di un vitello, il terzo vivente aveva l'aspetto d'uomo, il quarto vivente era simile a un'aquila mentre vola”. La tradizione cristiana, da Sant'Ireneo, ha visto, in questi quattro esseri viventi, il simbolo dei quattro evangelisti. Gesù nei quaderni di Valtorta conferma l'esattezza di questa interpretazione! E per la precisione l'uomo è Matteo, il leone è Marco, il vitello è Luca e l'aquila è Giovanni! Dice Gesù Cristo in Valtorta che, poiché i quattro Evangelisti hanno servito a far conoscere al mondo il Salvatore e il messaggio della Salvezza, è giusto che essi siano così presenti nel giorno del Gran Giudizio! Tutti e quattro gli evangelisti sono necessari a fare conoscere agli uomini tutti la figura del Salvatore, dice ancora Gesù in Valtorta. Essi formano come una scala, a partire da Matteo, l'uomo, il peccatore convertito, che illumina la figura di Gesù il Maestro, fino a Giovanni, l'aquila che fissando il suo sole, il Cristo, vola! Passando dalla forza leonina di Marco e dal paziente lavoro del bue che è Luca! I vangeli di Matteo, Marco e Luca sono detti 'sinottici' perché possono essere sistemati in colonne parallele, perché raccontano in gran parte gli stessi episodi, seppure in maniera diversa. Diversamente dal Vangelo di Giovanni, il quale non si distingue solo per i fatti narrati ma anche per la profondità spirituale della sua narrazione! Il Vangelo di Giovanni è stato l'ultimo dei quattro Vangeli che è stato scritto e perciò Giovanni ha anche potuto scegliere i fatti da narrare in maniera che non venissero replicate proprio esattamente le cose che erano già state scritte dagli altri tre evangelisti. Come dice Gesù in Valtorta, l'inizio del Vangelo di Giovanni è il grido dell'aquila:

In principio era il Verbo,il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce,
ma doveva rendere testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli rende testimonianza
e grida: -Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me-.
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato”.


Nel secondo capitolo si racconta il miracolo della trasformazione dell'acqua in vino, con il quale, dice Giovanni, Gesù diede inizio ai suoi segni: “Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: -Non hanno più vino-. E Gesù rispose: -Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora-. La madre dice ai servi: -Fate quello che vi dirà-. Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: -Riempite d'acqua le giare-; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: -Ora attingete e portatene al maestro di tavola-. Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: -Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono-”. Io vedo due significati in questa ultima frase: un significato è che quando Dio tocca qualcosa con un miracolo la rende perfetta e perciò il vino era eccellente. L'altro significato che vi vedo è che con l'avvento di Cristo viene il vino buono, mentre con l'Antico Testamento c'è il vino meno buono: infatti anche nell'Antico Testamento ci sono i giusti che versano il loro sangue, però questo sangue è mischiato con il sangue versato dai nemici di Israele, mentre nel Nuovo Testamento il Cristo versa tutto il Suo sangue e con esso ci disseta e non ha bisogno di altri spargimenti di sangue, perché il Cristo si carica tutti i peccati sopra di Sé! E' del terzo capitolo il colloquio che Gesù ha di notte con Nicodemo: “C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: -Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui-. Gli rispose Gesù: -In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio-. Gli disse Nicodemo: -Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?-. Gli rispose Gesù: -In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito-. Replicò Nicodemo: -Come può accadere questo?-. Gli rispose Gesù: -Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna-. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”. E' del quarto capitolo l'episodio della donna Samaritana al pozzo di Giacobbe: “Giunse pertanto a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: -Dammi da bere-. I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: -Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?-. I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: -Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva-. Gli disse la donna: -Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?-. Rispose Gesù: -Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna-. -Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua-. Le disse: -Va' a chiamare tuo marito e poi ritorna qui-. Rispose la donna: -Non ho marito-. Le disse Gesù: -Hai detto bene “non ho marito”; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero-. Gli replicò la donna: -Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare-. Gesù le dice: -Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità-. Gli rispose la donna: -So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa-. Le disse Gesù: -Sono io, che ti parlo-. In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: -Che desideri?-, o: -Perché parli con lei?-. La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: -Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?-. Uscirono allora dalla città e andavano da lui. [........] Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: -Mi ha detto tutto quello che ho fatto-. E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: -Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo-”. E' notevole il fatto che Gesù Cristo in questa città della Samaria trova piena accoglienza, sebbene i Giudei e i Samaritani non avessero buone relazioni tra di loro. Contrariamente a quello che avviene in gran parte della Giudea e nella stessa città di Cristo, Nazareth, dove se egli è accolto, è insieme anche osteggiato. Nel quinto capitolo guarisce un paralitico ed è sabato, il giorno in cui Mosè (Esodo 20,8) aveva prescritto il riposo da ogni attività. Per questo i nemici di Gesù trovano il pretesto per accusarlo, “perché faceva tali cose di sabato”! “Ma Gesù rispose loro: -Il Padre mio opera sempre e anch'io opero-. Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio”. E poi Giovanni riporta il seguente memorabile discorso, fino alla fine del capitolo: “Gesù riprese a parlare e disse: - In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole; il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udiranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udiranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Se fossi io a rendere testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace. Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Ma voi non volete venire a me per avere la vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste. E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è già chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza. Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?-”.
Non intendo commentare adeguatamente questo Vangelo di Giovanni, perché ci vorrebbero 1000 pagine, se bastano. Voglio solo sottolineare alcuni punti notevoli. C'è un riferimento inequivocabile alla risurrezione del corpo nell'ultimo giorno: “verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udiranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna”. Poi anche qui il Cristo rivendica per sé la testimonianza di Giovanni Battista, ma subito dopo aggiunge che Egli non ne ha bisogno, perché è una testimonianza data perché se ne avvantaggino gli uomini! Infatti dice poi che c'è una testimonianza superiore a quella di Giovanni Battista ed è quella data dalle opere da Lui compiute! Infine dice come mai i Suoi nemici non credono: non credono perché cercano la propria gloria e non cercano la gloria di Dio! Quella gloria di Dio Padre che Gesù cerca quando dice: “Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”.
Nel sesto capitolo, in seguito al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, dove si sfamarono cinquemila uomini, Gesù dice: -Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo-. Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: -Come può costui darci la sua carne da mangiare?-. Gesù disse: -In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno-.
Gesù Cristo non vuole sminuire il valore del miracolo che Dio fece quando sfamò gli ebrei nel deserto con la manna venuta dal cielo. Egli vuole che chi lo ascolta si renda conto della portata dell'evento che si compie con la Redenzione portata da Lui stesso.
E' Lui che dà la Salvezza agli uomini, è Lui il compimento della Promessa! E la sua carne e il suo sangue diventeranno davvero vero cibo e vera bevanda con l'istituzione del Sacramento dell'Eucarestia, la Comunione con il Corpo e con il Sangue di Cristo!
Nel settimo capitolo leggiamo: “Gesù disse: -Per poco tempo ancora rimango con voi, poi vado da colui che mi ha mandato. Voi mi cercherete, e non mi troverete; e dove sono io, voi non potrete venire-. Dissero dunque tra loro i Giudei: -Dove mai sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e ammaestrerà i Greci? Che discorso è questo che ha fatto: Mi cercherete e non mi troverete e dove sono io voi non potrete venire?-. Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: -Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno-. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato”. Questo è uguale a quello che disse alla donna samaritana al pozzo di Giacobbe: “Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”.
E' del capitolo ottavo l'episodio della peccatrice perdonata: “Gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: -Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?-. Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: -Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei-. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: -Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?-. Ed essa rispose: -Nessuno, Signore-. E Gesù le disse: -Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più-”. Se volete sapere che cosa scriveva Gesù con il dito per terra, il Vangelo di Valtorta lo dice: “Ha scritto successivamente: Usuraio – Falso - Figlio irriverente – Fornicatore – Assassino - Profanatore della Legge – Ladro – Libidinoso – Usurpatore - Marito e padre indegno – Bestemmiatore - Ribelle a Dio – Adultero”. La seconda volta che si rimette a scrivere per terra, mentre gli accusatori se ne vanno via, scrive: “Farisei – Vipere – Sepolcri di marciume – Menzogneri – Traditori – Nemici di Dio – Insultatori del suo Verbo ....”.
Il nono capitolo è tutto dedicato all'episodio della guarigione del cieco nato. I farisei ancora una volta accusano Gesù Cristo di non avere osservato il sabato, per avere operato una guarigione miracolosa nel giorno di sabato! Gesù disse al cieco guarito: -Tu credi nel Figlio dell'uomo?-. Egli rispose: -E chi è, Signore, perché io creda in lui?-. Gli disse Gesù: -Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui-. Ed egli disse: -Io credo, Signore!-. E gli si prostrò innanzi. Gesù allora disse: -Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi-. Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: -Siamo forse ciechi anche noi?-. Gesù rispose loro: -Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane-.
E' del decimo capitolo la parabola di Gesù buon pastore: “-In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei-. Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: -In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio-”. Come al solito, un commento adeguato a questa parabola richiederebbe diverse pagine. Mi soffermerò solo su questa frase: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo”. La libertà del regno dei cieli consiste nel potere entrare e nel potere uscire. Infatti se non si entra significa che si è fuori, ma se si entra senza potere uscire significa che si è costretti a farlo! Gesù è la porta, venuto in verità e semplicità, mandato dal Padre! Venuto nella pienezza dei tempi e annunciato da tutti i segni! E' come se fosse impossibile non vedere dove sta la porta per entrare! Venuto in tutta mitezza e umiltà, come buon pastore che ama le pecore e non vuole che esse si perdano, pronto a dare la vita per esse! Nessuno può dire che è stato da Lui costretto con la forza a entrare nel Suo regno!
Nell'undicesimo capitolo il Signore Gesù risuscita Lazzaro di Betania, fratello di Marta e di Maria. Questa Maria, sorella di Lazzaro e di Marta, secondo il Vangelo di Valtorta è Maria di Magdala o altrimenti detta Maria Maddalena, la peccatrice convertita, che bagna i piedi del Signore con le sue lacrime e li asciuga con i suoi capelli! Dai quattro Vangeli non si evince che Maria sorella di Lazzaro sia la Maddalena! Forse i quattro evangelisti hanno ritenuto opportuno di non specificare ulteriormente la vera identità della Maddalena, per non creare inutili scandali nella prima comunità dei credenti in Cristo! Per venire alla cronaca di Giovanni, le sorelle di Lazzaro mandano a dire al Signore che il loro fratello è malato. Il Signore si trattiene due giorni e poi si mette in marcia con i Suoi discepoli. Quando arriva a Betania, Lazzaro è morto già da quattro giorni! “Marta disse a Gesù: -Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà-. Gesù le disse: -Tuo fratello risusciterà-. Gli rispose Marta: -So che risusciterà nell'ultimo giorno-. Gesù le disse: -Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?-. Gli rispose: -Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo-”. Poi il racconto prosegue con il Signore che incontra Maria, la quale anche lei gli dice piangendo: -Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!-. Allora il Signore Gesù si mette a piangere anche Lui! E poi ancora prosegue così: “Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. Disse Gesù: -Togliete la pietra!-. Gli rispose Marta, la sorella del morto: -Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni-. Le disse Gesù: -Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?-. Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: -Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato-. E, detto questo, gridò a gran voce: -Lazzaro, vieni fuori!-. Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: -Scioglietelo e lasciatelo andare-”. E' scritto che Gesù pianse! Infatti Gesù è Dio ed è uomo e come uomo è soggetto ai sentimenti umani. Ma come mai Gesù pianse se sapeva che avrebbe fatto risorgere Lazzaro? Anche a questa domanda risponde Gesù stesso in Valtorta, dicendo che Egli pianse perché in quel momento gli si presentava davanti la morte come terribile conseguenza del peccato dell'uomo. Egli vedeva le terribili conseguenze derivate all'uomo dal suo peccato. Egli contemplava la morte spirituale dell'uomo più che la sua morte corporale! Giovanni ci fa vedere i rapporti che ci sono tra il Padre e il Figlio: Gesù dice al Padre: -Io sapevo che sempre mi dai ascolto-, tuttavia non si esime di chiedere al Padre! Egli chiede sempre, pur sapendo di essere sempre ascoltato!
Al dodicesimo capitolo troviamo questo discorso di Gesù: “-E' giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome-. Venne allora una voce dal cielo: -L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!-. La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: -Un angelo gli ha parlato-. Rispose Gesù: -Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me-. Questo diceva per indicare di quale morte doveva morire. Allora la folla gli rispose: -Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come dunque tu dici che il Figlio dell'uomo deve essere elevato? Chi è questo Figlio dell'uomo?-. Gesù allora disse loro: - Ancora per poco tempo la luce è con voi. Camminate mentre avete la luce, perché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce-. Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose da loro”. Gesù, dopo avere detto che il seme caduto in terra deve morire per produrre frutto, Egli stesso confessa che la Sua anima è turbata! Anche per Lui morire non è facile, e Lui lo dice ed è una morte non solo fisica ma morale e spirituale! Dal tredicesimo capitolo incominciano cinque capitoli, fino al diciassettesimo, tutti dedicati all'ultima cena! Ecco come incomincia il tredicesimo capitolo: “Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: -Signore, tu lavi i piedi a me?-. Rispose Gesù: -Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo-. Gli disse Simon Pietro: -Non mi laverai mai i piedi!-. Gli rispose Gesù: -Se non ti laverò, non avrai parte con me-. Gli disse Simon Pietro: -Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!-. Soggiunse Gesù: -Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti-. Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: -Non tutti siete mondi-. Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: -Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi-”. Gesù è un Maestro che non si limita solo ad insegnare con le parole, ma ricorre anche a gesti concreti, come quello di lavare i piedi ai Suoi discepoli, ad uno ad uno! Ecco una parte di discorso del quattordicesimo capitolo: “-Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui-. Gli disse Giuda, non l'Iscariota: -Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?-. Gli rispose Gesù: -Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto-”. La nostra intelligenza sarà sempre inadeguata a comprendere nella loro pienezza questi eccelsi discorsi del Salvatore riportati dall'Apostolo Giovanni, se il Suo Santo Spirito non viene in nostro soccorso a illuminarcene i significati! Il Salvatore dice che pregherà Dio Padre di inviare agli Apostoli lo Spirito Santo, che Egli qui chiama il Consolatore! Addirittura la Ss.Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo prendono dimora in chi ama Gesù e osserva la Sua parola!: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”!
Nel quindicesimo capitolo Gesù continua il lungo discorso dell'ultima cena: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”. Gesù dice ai Suoi discepoli che staccati da Lui, Vera Vite, non possono fare nulla! Subito dopo però aggiunge: Se rimanete in Me, chiedete quello che volete e vi sarà dato! Appartenere a Lui significa dedizione totale, da una parte e dall'altra: dare tutto per ricevere tutto! Ma perché ci dice questo? Ecco perché, lo dice Lui stesso: “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”!
Parla di gioia quando conosce benissimo tutto ciò che sta per accadergli da lì a poco!
Ecco che con Gesù Cristo cambiano i rapporti tra Dio e l'umanità amata da Dio! Infatti Egli dice: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi”!
Nel sedicesimo capitolo parla ancora della venuta dello Spirito Santo: “Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà”. Qui c'è un mistero: infatti Gesù dice che quando Egli se ne sarà andato, allora manderà il Consolatore. Ed è pur vero che tante volte, quando siamo in lutto, per la scomparsa di una persona cara o per un avvenimento spiacevole, poi ci accorgiamo che quel lutto era solo il preludio ad una nostra gioia più profonda!
Il principe di questo mondo è stato giudicato”! Il principe di questo mondo è il diavolo. E' principe non perché Dio gli abbia dato spontaneamente questo principato, ma perché gli uomini lo hanno liberamente eletto principe di questo mondo nel loro cuore! Ma ad ogni modo egli è solo principe e al di sopra del principe c'è il Re, il Re del Cielo e della terra che è il Signore, se vogliamo che il Signore regni nel nostro cuore! Per adesso il principe di questo mondo è stato giudicato, dice Gesù, ma non è ancora stato cacciato via. Ma verrà il giorno che lo sarà (Vedi il Libro dell'Apocalisse)!
Nel diciassettesimo capitolo Gesù rivolge questa mirabile preghiera a Dio Padre, che riempie tutto il capitolo e che riporto qui integralmente: “Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: -Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro-”.
Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura”. Il figlio della perdizione è Giuda Iscariota, che intanto era uscito, già dal tredicesimo capitolo, per andare ad accordarsi con i nemici di Gesù. Per la Scrittura che deve adempiersi vedi: Gv 13,18-19 e Sal 41,10. Non è che Giuda si dovesse per forza perdere e che il suo destino fosse segnato come traditore di Cristo, perché egli, come ogni uomo, avrebbe potuto salvarsi se avesse voluto! Qui entra in gioco il mistero dell'onniscienza di Dio, che vede il futuro allo stesso modo di come vede il presente, pur senza negare all'uomo il libero arbitrio. E' come dice in Luca 17,1: “E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono”!
Nel diciottesimo capitolo Gesù coi Suoi discepoli esce per andare nel giardino dove poi viene catturato dai soldati dei sommi sacerdoti e dei farisei guidati da Giuda Iscariota. Ecco le parole che Gesù dice davanti a Pilato: “Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: -Tu sei il re dei Giudei?-. Gesù rispose: -Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?-. Pilato rispose: -Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?-. Rispose Gesù: -Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù-. Allora Pilato gli disse: -Dunque tu sei re?-. Rispose Gesù: -Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce-. Gli dice Pilato: -Che cos'è la verità?-. E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: -Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?-. Allora essi gridarono di nuovo: -Non costui, ma Barabba!-. Barabba era un brigante”. In questo scambio di battute tra Gesù e Pilato continua il tema secondo cui il regno di Dio non è di questo mondo! Gesù dice a Pilato che è venuto per rendere testimonianza alla verità. Pilato, il funzionario del grande impero Romano, con alta responsabilità e alti incarichi, non immagina che ci possa essere un alto funzionario come Gesù, rappresentante di un altro regno diverso dal suo! Eppure anche il regno di Dio-Verità, perché Dio è Verità, ha bisogno dei suoi rappresentanti e dei suoi testimoni: “Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità”! Pilato, tutto assorbito negli incarichi del grande impero ha completamente perso di vista la verità, tanto che chiede: “Che cos'è la verità?”. Come se il grande impero Romano fosse la cosa più importante di tutte!
Nel diciannovesimo capitolo Gesù il Signore viene flagellato, incoronato di spine, schiaffeggiato e schernito dai soldati e infine crocifisso. Pilato fa mettere sulla croce di Gesù Cristo l'iscrizione con il motivo della condanna: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”! I sommi sacerdoti dicono a Pilato: “Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei”. E Pilato risponde: “Ciò che ho scritto, ho scritto”! Giovanni è l'unico dei quattro evangelisti che dice che presso la croce di Gesù c'era anche Sua Madre!: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: -Donna, ecco il tuo figlio!-. Poi disse al discepolo: -Ecco la tua madre!-. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa”. Gesù sulla croce ha pensato alla Sua Madre, rimasta senza Figlio e le ha dato Giovanni evangelista, l'autore di questo Vangelo, il discepolo prediletto, come figlio che la prendesse in casa sua! In questo passo del Vangelo si può anche vedere la maternità spirituale che Gesù ha dato alla Sua Madre su tutti gli uomini! Nel ventesimo capitolo leggiamo l'apparizione del Risorto ai discepoli: “La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: -Pace a voi!-. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: -Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi-. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: -Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi-. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: -Abbiamo visto il Signore!-. Ma egli disse loro: -Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò-. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: -Pace a voi!-. Poi disse a Tommaso: -Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!-. Rispose Tommaso: -Mio Signore e mio Dio!-. Gesù gli disse: -Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!-”.
Bellissima questa descrizione: le due volte che Gesù Risorto appare ai discepoli vengono descritte in due parole: -venne Gesù, a porte chiuse-, come se fosse la cosa più naturale del mondo! Il Signore appare loro maestosamente nel Suo corpo glorificato. Tutti i segni della Passione sono andati via, ma sono rimaste le cinque piaghe, delle mani, dei piedi e del costato! E con questo corpo glorificato, coi segni delle cinque piaghe, giudicherà tutti gli uomini nel Gran Giorno del Giudizio! Allora accogliamo anche noi l'invito che il Signore Gesù fa a Tommaso: “Non essere più incredulo, ma credente!”, affinché non avvenga anche a noi come a Tommaso, di essere costretti a ricrederci in quel giorno!
Nel ventunesimo ed ultimo capitolo: “Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: -Figlioli, non avete nulla da mangiare?-. Gli risposero: -No-. Allora disse loro: -Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete-. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: -E' il Signore!-. Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: -Portate un po' del pesce che avete preso or ora-. Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: -Venite a mangiare-. E nessuno dei discepoli osava domandargli: -Chi sei?-, poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti”. Il Signore si manifesta a loro come un estraneo che chiede da mangiare! E quante volte non si manifesta a noi in questa forma, infatti Lui ha detto: “Ciò che farete al più piccolo dei miei fratelli l'avrete fatto a me”! I pesci raccolti nella rete sono centocinquantatre: cioè la somma di tutti i numeri da 1 a 17! E diciassette sono i capitoli di questo Vangelo prima che incominci la Passione del Signore!
Il Vangelo di Giovanni termina così: “Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere”!
E io voglio ricordare che ci sono dieci volumi, ognuno formato da centinaia di pagine, in cui si racconta il Vangelo, con episodi conosciuti e con episodi inediti, scritti da Maria Valtorta negli anni '40, che vedeva gli episodi in visione e anche lei era vittima sacrificata all'amore, immobilizzato a letto da diverse malattie! Dice il Signore Gesù nell'Opera di Valtorta che nemmeno con questi dieci volumi noi conosciamo tutto della Sua vita e poi ancora dice che, al di là dell'iperbole fatta da Giovanni (“Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere”), se fossero scritte tutte le cose compiute da Lui nella Sua vita, comprese le preghiere fatte da Lui per ogni anima, bisognerebbe riempire tutte le sale di una delle nostre più grandi biblioteche!

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