sabato 21 giugno 2008

IL CIELO E LA TERRA

Ieri sera ho seguito la nuova trasmissione di Rai tre, in onda il Venerdì sera alle 23.45, dal titolo: “Il cielo e la terra”. E' una trasmissione che parla di temi che riguardano veramente l'uomo nel suo profondo, temi come la felicità, la vita dopo la morte, Dio, ecc........La puntata di ieri sera era dedicata alla felicità. Che cos'è la felicità, si può essere felici e come si può esserlo? Erano presenti vari ospiti. Un sacerdote, un imam rappresentante della fede islamica, un filosofo ateo, un monaco buddista, un rabbino........Mi sembra che con trasmissioni come queste gli spettatori possano riprendere un momentino a respirare. Naturalmente c'erano diversi pareri sulla felicità, qualcuno secondo me più azzeccato, qualcuno meno, però credo che sia importante che le persone riprendano ad affrontare argomenti come questi, che riguardano profondamente l'uomo, perché anche solo il fatto di parlarne apre in noi degli spiragli di luce, di vita e di speranza. Una delle domande fatte a della gente comune e poi agli ospiti in studio, alla fine della puntata, era questa: “Come si può essere felici?”. Veniva richiesta in breve una ricetta della felicità. Se me lo avessero chiesto a me, avrei risposto di cercare la felicità, di cercare l'oggetto del nostro desiderio, che in ultima analisi risulta essere la verità o Dio. Secondo Sant'Agostino Dio ha creato il nostro cuore per Lui e il nostro cuore non ha pace se non riposa in Lui. Questo cercare Dio o la felicità o la verità è un rispondere a una chiamata che Dio stesso ha messo nel nostro cuore. Vivere la nostra vocazione di 'cercatori di Dio' è l'unico modo che abbiamo di essere felici, anche e soprattutto quando sembra che Lui proprio non voglia farsi trovare. Qualcuno degli ospiti in studio ha sollevato la questione se l'uomo sulla terra sia chiamato a essere felice e non piuttosto a essere semplicemente esecutore di un disegno divino che non riguarda la sua felicità, almeno non la felicità terrena. In merito a questo sentiamo cosa dice il Salvatore divino nel Vangelo di Giovanni. Nel capitolo 15, in uno dei discorsi dell'ultima cena, il divino Salvatore dice: “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Dunque il divino Salvatore parla di gioia se osserveremo i Suoi comandamenti, parla della Sua gioia, che sarà pienamente in noi se faremo così come dice Lui. E parla di gioia pur sapendo benissimo che sta andando incontro ad una morte che più atroce non ce n'è. Io non conosco i testi originali del Vangelo, né conosco le lingue in cui sono stati redatti originariamente i Vangeli. Mi attengo semplicemente alla traduzione italiana che dice “gioia” e non “felicità”. E in effetti sembrerebbe improprio parlare di felicità proprio in quell'ora precedente alla Passione di Cristo. Forse il termine “felicità” si usa più appropriatamente quando si vive un'ora felice e non si pensa a nient'altro che a quell'ora felice. Invece nel Vangelo di Giovanni il Cristo parla di gioia e di gioia piena. Non è per nulla diversa dalla “felicità” perché si nutre della consapevolezza che il Suo gesto darà la Vita Eterna ai Suoi amici, ma è anche consapevole di quello che costerà a Lui questa felicità eterna per i Suoi amici.

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