martedì 12 ottobre 2010

10 idee per un futuro migliore.

1) Credo che la Costituzione Italiana sia stata scritta sotto l'influsso di qualche buona stella e credo che si debba impedire ogni ulteriore modifica (o forse addirittura che la si debba riportare alla sua composizione originale). Credo che ogni modifica avvenga a danno di noi cittadini, anche quando fosse per ridurre il numero dei parlamentari (ridurre il loro stipendio penso che sarebbe la soluzione migliore). Vedi anche : In attesa di una "disinfestazione" in Parlamento

2) Nella complessità della vita societaria ogni riforma va a toccare una serie di equilibri già consolidati. Ogni riforma è come un'arma a doppio taglio, che risolvendo un problema ne va a toccare o creare un'altro. Essere coscienti di questo è il minimo che si richiede a un buon governante. E' come guidare un'auto su un'autostrada: non si richiede chissà quale evoluzione acrobatica, ma si richiede attenzione e che il guidatore sappia mantenere fermo il volante e quel minimo controllo del volante, il che significa sì che le riforme vanno fatte, se necessarie, ma cercando di non stravolgere tutto.

3) Credo che andrebbe istituito un Organo per la sicurezza sul lavoro e per la sicurezza sulle strade e nei trasporti in genere (ferrovie, treni). Quest'organo comprenderebbe ingegneri stipendiati per testare e verificare continuamente quali siano le condizioni ottimali sulle strade e sul lavoro perché si abbia il minore numero di vittime e di invalidi e le altre istituzioni dovrebbero avere l'obbligo di adempiere alle disposizioni di questo Organo, senza deroghe di alcun tipo.

4) Credo che ogni cittadino dovrebbe avere garantiti i 5 seguenti diritti vitali, perciò messi a disposizione dalla collettività, dallo Stato, senza alcuna spesa di denaro per i non abbienti: acqua, cibo, un tetto, assistenza sanitaria e istruzione. Ciò si può disporre anche facendo partecipare gli enti di assistenza, le case di ospitalità e di carità. Lo Stato dovrebbe disporre o verificare che ognuno, singolarmente, abbia questi diritti garantiti (a meno che uno non rinunci a qualcuno di questi 5 diritti per sua scelta).

5) Credo che andrebbero introdotti strumenti, da usare con cautela, per testare in modo certo un'avvenuto, un sopraggiunto recupero alla società di un soggetto detenuto. Penso a sacerdoti, o persone che dedicano al volontariato tutta la loro vita, che si possano fare carico di testare, in forme ben definite e discrete, il reale recupero di un soggetto detenuto. Ovviamente si corre il rischio di abusi, ma non si può ignorare la condizione di chi in carcere si è realmente ravveduto, e non si può ignorare che il carcere (oltre che come deterrente e come misura cautelare) deve servire proprio a recuperare il soggetto e non a punirlo indebitamente. Penso anche a misure cautelari alternative, come potrebbe essere per esempio una semi-libertà con una forte vigilanza (marcatura ad uomo) nelle ore di libertà del soggetto. Tutto ciò dovrebbe servire anche a dare un incentivo ai trasgressori perché realmente si decidano per un loro proprio ravvedimento, affinché si sappia che per gli onesti in società c'è sempre posto. Tutto ciò unitamente a quelle misure alternative o complementari diverse dal carcere come per esempio l'interdizione dai pubblici uffici per i reati commessi nell'amministrazione della cosa pubblica.

6) Destituire il denaro dal ruolo di regolatore della vita in società. Togliere a esso quel carattere di “assoluto” che è venuto a possedere. Certo, questa non è una rivoluzione facile a farsi.Tra uomini esiste una forma per regolarsi, che è la forma contrattuale. Gli uomini stabiliscono per contratto (cioè un documento per iscritto) gli obblighi, i diritti e i doveri reciproci. Si potrebbero incominciare degli esperimenti pilota nei quali un certo numero di lavoratori, un certo numero di aziende, un certo numero di attività commerciali, tutti desiderosi di cominciare questo esperimento, stabilissero per contratto che cosa spetta a ognuno di loro e quali sono gli obblighi di ognuno. Per comodità questi contratti potrebbero anche avere la forma del denaro, nel senso che vi sarebbe stampato un corrispettivo numerico per indicare in modo generico una quantità di “diritti acquisiti”. Si dirà che tutto ciò è inutile, che esiste già il denaro che è molto più comodo e maneggevole. Però in questo modo il denaro incomincerebbe a perdere quel valore assoluto che ora ha e quello che conta sarebbero i “contratti”, rinnovabili di volta in volta con modalità sempre nuove, in modo che le persone sarebbero sempre mantenute in contatto tra di loro dai “contratti”, in modo che ogni parte possa dire la sua su ciò che gli spetta. Insomma a farla da padrone così potrebbe essere un sodalizio di persone che si accordano di volta in volta e non l'impersonale “denaro”. Tutto ciò si può fare collegare con il discorso sulla “decrescita felice”, il cui principale promotore italiano è Maurizio Pallante.
 Vedi: 
L'evolversi della democrazia (parte 3)

7) Se una nazione costruisce una diga su un fiume e quel fiume nel suo percorso attraversa più nazioni, quelle nazioni attraversate successivamente dal fiume vedrebbero ridotta la quantità d'acqua che gli arriva, con tutto ciò che questo comporta. Questo esempio per dire che non esiste il concetto di indipendenza tra i territori. Tutto il territorio mondiale appartiene a un tutto unico, e in questo mondo globalizzato, ogni attività su un territorio finisce per influire su un altro territorio. Questo per dire che non esiste un territorio che appartiene esclusivamente a un popolo o a una nazione, sebbene evidentemente il popolo che lo abita ha più diritti degli altri su quel territorio, così come anche però ha più doveri su quel territorio. Ogni popolo che abita un territorio può essere pensato come un “custode” che ha diritto ad abitare quella casa, ma che ha anche il dovere di salvaguardare, di proteggere quella casa, che con più verità, appartiene alla mondialità, essendo tutte le dinamiche mondiali collegate le une con le altre. Il patrimonio vero di un popolo dovrebbe essere la sua cultura, la sua civiltà, i suoi valori, la sua giurisdizione, la sua scienza e la sua arte invece che il suo territorio. Ci sono due tendenze estreme e opposte riguardo a questo punto. Una è quella del cosiddetto “popolo padano” che vorrebbe essere l'unico proprietario del suolo padano, invece che esserne l'abitatore legittimo e il custode. L'altra tendenza è quella di una parte delle istituzioni italiane che vorrebbe decidere lei sul territorio della Val Susa per i treni ad alta velocità, senza che i legittimi abitatori possano decidere alcunché.

8) Come si conquistano gli altri popoli? Si conquistano con le armi, con l'occupazione, con la forza, con il ricatto economico? O non si conquistano con la civiltà superiore, con la cultura superiore? Questa dovrebbe essere, giunti a questa fase della civiltà umana, una verità di patrimonio comune. Non ci dovrebbe essere nessuno, né governante, né cittadino comune, che possa pensare di conquistare un altro popolo con la violenza e l'oppressione invece che con la propria civiltà e con la propria cultura superiore. E se la propria civiltà e cultura è veramente superiore si può vedere anche dalla mancanza di violenza e di arroganza. Ci sono coloro che per propria formazione personale e per carattere sono portati a manifestare la propria superiorità con la forza e l'arroganza. Costoro dovrebbero invece manifestare la propria superiorità (se è una reale superiorità) con una superiore civiltà (superiori opere di ingegno o superiori opere di organizzazione sociale) e con una superiore cultura.

9) Corsa al disarmo. La corsa al disarmo ha un duplice effetto: quello di garantire meglio un futuro di pace (meno energie, anche intellettuali, si spendono per gli armamenti e più energie, anche intellettuali, si spendono per opere di pace) e quello di assicurare un notevole risparmio economico alle nazioni, con quello che costano gli armamenti. Le nazioni si devono accordare, devono continuare a farlo (argomento caro a Gorbaciov), per operare una multilaterale riduzione degli armamenti, dato che una nazione più difficilmente opererà una riduzione dei propri armamenti se anche le altre nazioni non faranno altrettanto. Naturalmente si deve cominciare dalle armi nucleari ma non ci si deve limitare soltanto a quelle.

10) Introduzione di una politica estera molto attiva ed efficace volta alla solidarietà verso gli altri popoli, verso tutti i popoli, ma in special modo verso i popoli sottosviluppati. Volta a garantire agli altri popoli una reale libertà e benessere civile, nel totale rispetto della libertà altrui e della cultura altrui, che non abbia la forma del ricatto economico. Come ci si preoccupa o ci si occupa delle sorti di una regione italiana poco sviluppata, così ci si deve preoccupare od occupare delle sorti di una regione straniera poco sviluppata. Dire che uno straniero è diverso da un italiano è solo ipocrisia, per quanto chi non si preoccupa delle sorti dello straniero nemmeno si preoccupa delle sorti dell'italiano in difficoltà. Si dirà: non ci si può certo occupare dei popoli stranieri come ci si occupa delle regioni italiane poco sviluppate, se non mandando in bancarotta lo Stato Italiano. Intanto è per prima cosa questione di fissare un principio, che tutti i cittadini del mondo sono uguali, se non per ragioni soggettive e irrazionali di antipatia o di odio. In secondo luogo ci sono un sacco di spese inutili che si possono ridurre opportunamente o tagliare, prima fra tutte la spesa per gli armamenti, in modo da avere un fondo da destinare alla solidarietà mondiale. Questo sarebbe anche il modo più razionale per contrastare l'immigrazione, facendo qualcosa di veramente concreto per gli altri popoli, facendo in modo che essi non abbiano necessità di fuggire via dalla loro terra. Sarebbe sufficiente che una sola nazione del mondo decidesse di destinare una quota consistente della propria ricchezza (ricchezza non solo economica ma anche di energie intellettuali o spirituali) alla solidarietà mondiale per scatenare una gara di solidarietà tra tutte le altre nazioni del mondo. Le altre nazioni presto sarebbero portate a emulare e superare in generosità quella nazione che ha avuto per prima il coraggio di sbilanciarsi, cosicché la ricchezza spesa in generosità mondiale sarebbe presto recuperata, perché la solidarietà tra tutte le nazioni avrebbe come effetto quello di rendere tutte le nazioni un po' piu ricche.

Nessun commento:

Post più popolari