L'uomo può trovarsi davanti alla gioia o al dolore, davanti al successo o all'insuccesso. Ossia davanti a due situazioni diametralmente opposte ed entrambe immeritate. Perché se è vero che nessuno di noi, per quanto si dia da fare, può essere in grado di creare quelle condizioni che portano alla gioia, senza una buona dose di fortuna, senza le circostanze favorevoli o senza l'aiuto e il beneplacito di Dio, che dir si voglia, è altrettanto vero che nessuno di noi ha chiesto di nascere e per ciò stesso il dolore e l'insuccesso ci appaiono altrettanto immeritati. Esiste poi, però e per fortuna, la fiducia, che rende le condizioni avverse sopportabili se non addirittura piacevoli. Basti pensare a quegli appassionati dell'avventura, come Raynold Messner e Ambrogio Fogar, per citare i due più famosi, i quali si pongono apposta in condizioni sfavorevoli, come il ghiaccio, l'avventura in mare, eccetera, per potere avere qualcosa da affrontare e da superare. Senza di questo per loro la vita è priva di attrattiva. E dunque la fiducia diventa indispensabile per potere affrontare la vita, essendo noi tanti Raynold Messner e Ambrogio Fogar che devono affrontare quotidianamente tanti disagi senza bisogno di andarseli a cercare. La fiducia in Dio, ovviamente, che dà un senso alla vita e che rende la vita degna di essere vissuta, anche avventurosa in questo senso. Già si sa che nel mondo regna l'ingiustizia e l'egoismo, i quali creano le condizioni per cui c'è gente che vive in maniera agiata e c'è gente che non riesce neanche a sopravvivere. Purtroppo questa è la realtà. Quello che non si sa o non si vuole sapere o si finge di non sapere è che anche il Padre Eterno vuole che noi portiamo il nostro peso di povertà. Intendiamoci, il peso che vuole affidarci il Padre Eterno è sempre misurato e minore del peso che vogliono affidarci gli uomini egoisti che non sanno e che non conoscono nulla: “Il mio giogo è soave e il mio carico è leggero” dice Gesù Cristo nel Vangelo incoraggiandoci a portare con Lui la nostra parte di sofferenza. Si vorrebbe liberarsi dalla povertà così, con un colpo di spugna, senza accettarla neanche in minima parte. E' così che gli oppressi diventano oppressori (i regimi comunisti insegnano!). E' così che si cerca un benessere esclusivamente materiale, economico, il più trito, senza pensare minimamente che forse una vita più povera economicamente e più ricca di buone relazioni con l'ambiente e con gli uomini attorno ci risulterebbe infinitamente più gradita. E' così che ho sentito un uomo in TV che attribuiva tutto il suo successo e benessere al fatto di continuare a lavorare nella azienda ILVA di Taranto, la quale è gravemente accusata di essere responsabile di forte inquinamento dell'ambiente circostante, accusata di avere provocato tumori nei cittadini che respirano quell'aria. Il benessere di coloro che vivono in povertà non dipenderà dal diventare improvvisamente ricchi secondo il concetto di ricchezza del nostro mondo. Perché la ricchezza di questo mondo produce ingiustizia, produce indifferenza, produce inquinamento e tutto sommato produce una vita povera, se la ricchezza è solamente un conto in banca ma è staccata da quel vivere in armonia con la gente e con la natura! Se Dio permette che ci sia la povertà evidentemente è perché l'uomo tragga insegnamento dalla sua propria povertà, perché impari a cercare il Suo aiuto divino! Certo non per lamentarsi di tutto, per bestemmiare la povertà, per insorgere violentemente contro gli oppressori e per prendere il loro posto diventando oppressori a propria volta!
lunedì 29 dicembre 2008
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